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giovedì 21 aprile 2022

I costi sociali della guerra

 

Intervista a Il sussidiario

“Senza stop alla guerra l’Italia rischia un massacro sociale”

- int. Sergio Cesaratto

La guerra in Ucraina rischia di avere costi sociali importanti in Europa, in particolare nei Paesi più indebitati come l’Italia

Secondo la Bce, l’inflazione, aumentata in maniera significativa nei mesi scorsi, rimarrà elevata e per questo, nel corso della riunione del Consiglio direttivo di giovedì, è stata confermata la riduzione degli acquisti netti di titoli di stato nell’ambito del programma App e la loro conclusione nel terzo trimestre dell’anno.

La fiammata inflattiva sembra dunque far più paura del rallentamento dell’economia. “Qualcosa – ci dice Sergio Cesaratto, professore di politica monetaria europea all’Università di Siena – deve essere mutato nei rapporti di forza all’interno della Bce per cui da dicembre (almeno) è in corso la ‘normalizzazione’ della politica monetaria”.

mercoledì 11 aprile 2018

Il Keynes incompiuto della sinistra italiana

Ripubblichiamo un bell'intervento di Vincenzo Maffeo su il manifesto del 3 aprile 2018
manifesto

La sinistra e i contenuti, ovvero Keynes e la mucca nel corridoio

di Vincenzo Maffeo

Non ci si è resi conto che l’abbattimento della precarietà del lavoro è il presupposto imprescindibile di una politica coerente per l’occupazione

Una ricostruzione della sinistra in Italia non può prescindere da una critica impietosa che riguardi i contenuti della proposta politica prima che il modo in cui essa è stata presentata. Una critica che non può trascurare di aprire finalmente gli occhi sulla «mucca che è nel corridoio»: la precarietà del lavoro. 

martedì 1 agosto 2017

Una sconfitta storica (aspettando il Polanyi moment)



 Breve articolo in una bella pagina dedicata al lavoro sull'antico quotidiano La libertà di Piacenza. h/t a Elisa Malacalza.
Diseguaglianza e perdita di tutele a livelli impensabili
Viviamo dal principio degli anni ’80 dello scorso secolo un periodo di sconfitta storica del lavoro, dopo decenni di lotte e avanzamenti culminati nei “trent’anni gloriosi” del dopoguerra, caratterizzati dal pieno impiego e da elevati salari diretti e indiretti (via stato sociale). La diseguaglianza e la perdita di tutele ha raggiunto ora livelli impensabili solo pochi anni fa. Questo trend fa apparire i decenni gloriosi un incidente storico, dovuto a contingenze che hanno temporaneamente spostato i rapporti di forza a favore delle lotte del lavoro, piuttosto che una smentita delle cupe previsioni di Marx circa la capacità del libero mercato di apportare permanentemente benessere diffuso e crescente. Quelle contingenze hanno certamente avuto a che fare con la sfida del socialismo reale nel proporre un’alternativa al capitalismo reduce dalla grande crisi degli anni trenta, dalle dittature fasciste (sconfitte per l’apporto determinante dell’URSS), dai conflitti mondiali. La piena occupazione arrecò tuttavia, a fine anni ’60, grande indisciplina sociale. Successivamente, inoltre, la sfida socialista cominciò a declinare nell’immaginario delle classi lavoratrici occidentali, sia per le sue evidenti difficoltà culminate poi in una crisi mortale, che per l’assuefazione a cospicui consumi opulenti. Il capitalismo ne approfittò per ritirare progressivamente quanto aveva concesso nei decenni precedenti. Gli strumenti della reazione, volti a minare ogni capacità di risposta delle classi lavoratrici, sono stati svariati: elevati tassi di disoccupazione dagli anni ’80, trasferimento di intere branche produttive nei paesi in via di sviluppo, flussi migratori.