Pubblico delle note didattiche per il mio corso di Politica ficale e monetaria dell'Unione Europea dedicate al tema dell'Unione bancaria. Non sono di facile lettura, nel senso che la questione è ingarbugliata e le informazioni spesso non di facile accessibilità. Questo passa il (mio) convento per ora. Se vi arrischiate a leggerele, tenete fermi i tre pilastri illustrati all'inizio, quelli vi fanno da riferimento.
La matassa ingarbugliata della Banking union
Sergio Cesaratto
Dipartimento di Economia Politica
e Statistica – Università di Siena
Cesaratto@unisi.it
“In June
2012, euro area leaders affirmed, ―it is imperative to break the
vicious circle between
banks and sovereigns.… “ (IMF 2013: 20).
Avvertenza: queste sono note didattiche distribuite in quanto forse
utili. L’esposizione è del tutto provvisoria ed è stata solo velocemente
rivista.
1. Necessità di una unione bancaria
Un post di Daniel Gros
(Gros 2013)– un noto economista europeo - spiega bene perché un’unione bancaria
(UB) sia un pilastro essenziale di una UM ben funzionante. Un post di Dolan (2013) spiega bene i meccanismi di una crisi
bancaria e le possibile procedure di risoluzione.
Gros
confrontava i meccanismi di gestione delle crisi bancarie del Nevada e
dell’Irlanda. Ambedue gli stati avevano attraversato prima della grande crisi
una bolla edilizia sfociata, appunto, in una crisi bancaria. Nell’un caso,
tuttavia, la crisi è stata affrontata a livello federale, nell’altro
fondamentalmente a livello nazionale. Nel primo caso lo stato del Nevada è
rimasto fondamentalmente fuori della gestione della crisi – se non subendo le
conseguenze economiche della fine del boom edilizio, ma questo è un altro discorso
– mentre lo stato irlandese ha dovuto farsi carico del salvataggio delle
proprie banche entrando a sua volta in crisi (per cui la crisi bancaria si è
trasformata in crisi sovrana) e necessitando di una sostegno europeo (di cui
tratteremo nel cap. 10), tanto più non disponendo di una BC sovrana dotata, per
definizione, di un potere illimitato di finanziare la spesa pubblica. Non
potendo godere di un sostegno diretto della BCE, questa è intervenuta a
sostegno del debito pubblico irlandese (e degli altri paesi periferici)
attraverso un’ampia disponibilità di liquidità a favore delle banche locali
(l’operazione LTRO) le quali l’hanno impiegata per sostenere i titoli del
debito sovrano nazionale – non per buon cuore, evidentemente, ma perché
attirate dalla differenza fra il basso costo della liquidità e gli elevati
rendimenti dei titoli. Questo ha creato un circolo vizioso, un abbraccio
mortale, fra stati in crisi per aver sostenuto banche fallite, e banche fallite
che sostengono stati falliti. Spezzando da principio ogni coinvolgimento dello
stato locale nella crisi bancaria, il modello americano evita questa
situazione.