Intervista a Ilsussidiario.net. Titoli redazionali
FINANZA & UE/ Draghi aiuta la corsa dell’Italia nella nuova Commissione
Non solo incarichi
nella nuova Commissione europea, si comincia già a parlare della
successione di Mario Draghi alla guida della Bce
15.03.2019
Mario Draghi, presidente della Bce, con Pierre Moscovici, commissario europeo (LaPresse)
Mentre Luigi Di Maio ha già lanciato la corsa dell’Italia
ad aggiudicarsi la poltrona di Commissario europeo all’Industria, Il
Sole 24 Ore fa i nomi di chi potrebbe prendere il posto di Mario Draghi
alla guida della Bce: non solo Jens Weidmann, ma anche Benoît Coeuré e
l’ex Commissario Olli Rehn. «Non sono un politico, ma non so se fare
queste dichiarazioni estemporanee serva a molto. Queste cose vanno
preparate. Certamente avere più poltrone possibili è una cosa
importante: francesi e tedeschi sono molto attenti a questo aspetto.
L’Italia forse non ha fatto abbastanza finora su questo fronte», è il
commento di Sergio Cesaratto, Professore di Economia politica
all’Università di Siena, alle parole del vicepremier M5s.
Cinque anni fa è però riuscita a far eleggere Federica Mogherini Alto rappresentante per gli affari esteri…
Forse allora il Partito democratico ha
fatto una scelta sbagliata, puntando ad avere un posto apparentemente
importante, ma che nei fatti conta poco, quando poteva magari avere
un’altra carica di rilievo.
L’Italia, che appare isolata in
Europa, può avere la forza di ottenere una carica importante,
considerando anche che a ottenere più voti sarebbe un partito, la Lega,
certo non visto bene da Bruxelles?
L’Italia è un po’ isolata, ma sono
anche le politiche europee ad averci messo in questa situazione. Penso
che molto dipenderà anche da quale maggioranza ci sarà nel Parlamento
europeo, se ancora Ppe e Pse avranno il peso attuale e quindi avranno
voce in capitolo nella Commissione. Di certo non si potrà escludere
l’Italia dall’assegnazione degli incarichi e l’avvicinarsi della
scadenza del mandato di Draghi potrebbe anche favorire un riequilibrio
di quelli più importanti all’interno dell’Europa. Credo che quindi si
potrà avere anche qualcosa in più del Commissario all’Industria. Per noi
sarebbe importante il Commissario agli Affari economici e finanziari.
A proposito della scadenza del mandato di Draghi, stanno già circolando i nomi dei suoi possibili successori. Cosa ne pensa?
La figura del Presidente è
fondamentale. L’ideale sarebbe riuscire a non aver un tedesco, un
francese o un rappresentante dei paesi nordici, che sono di fatto
espressione della posizione della Germania. Forse la nomina di un
banchiere centrale irlandese potrebbe essere lo scenario migliore per
noi.
Resta il fatto che Draghi lascerà
il suo incarico senza mai aver rialzato i tassi di interesse. Difficile
pensare che anche il suo successore possa non farlo.
Molto dipenderà anche da come andrà
l’economia. Il problema per noi è che lo spread italiano resta a un
livello troppo alto. Cosa che di fatto comporta un maggior esborso per
spese su interessi, risorse che potrebbero invece essere usate per
sostenere la domanda interna. Abbiamo quindi minor crescita e aggravio
del debito, la cosa peggiore che possa esserci: in questa situazione non
potremo mai ridurre il rapporto debito/Pil. Questo è il tema che
l’Italia dovrebbe sollevare ed è assurdo che l’Europa tolleri questa
situazione.
Cosa occorrerebbe fare?
Il capo economista della Deutsche Bank, David Folkerts-Landau, aveva proposto un grande accordo
tra Italia ed Europa e credo sarebbe la strada giusta. Noi dovremmo
impegnarci a non aumentare il rapporto debito/Pil e a lentamente farlo
scendere, ma da parte sua l’Europa dovrebbe garantire il debito pubblico
italiano, facendo in modo che lo spread si riduca a 50 punti. Questo
vorrebbe dire che l’Italia potrebbe ricominciare a spendere, a sostenere
il Pil con i risparmi derivanti dal minor costo per gli interessi sul
debito, di fatto riducendo appunto il rapporto debito/Pil.
Un qualcosa che oggi appare impossibile da realizzare…
Esatto, anche perché in un momento in
cui l’economia europea sta andando male, i tedeschi continuano a fare
politiche di bilancio restrittive. Da parte sua l’Europa non fa nulla
per aiutare il nostro Paese. Anche gli osservatori internazionali dicono
che non si può trattare in questo modo l’Italia, tra l’altro
escludendola dalle trattative franco-tedesche sull’industria,
pretendendo poi che resti sorda alle proposte di investimenti della
Cina. Su questo punto è però bene fare molta attenzione, perché i cinesi
sono scaltri: non bisogna farsi abbindolare.
(Lorenzo Torrisi)