sabato 24 settembre 2011

L'Europa sarà costretta ad agire? e un articolo su Bonino e flessibilità del lavoro

Aggiornamento lunedì 26 settembre: il vertice IMF con i ministri finanziari mondiali a Washington nel fine settimana ha concluso poco. Merkel e satelliti hanno chiaramente problemi interni a convincere i propri partiti e il proprio elettorato della necessità di una urgente azione radicale quale quella suggerita dagli americani: utilizzare, in sostanza, i 440 miliardi del fondo EFSF per accrescere il capitale della BCE in modo che questa possa dispiegare un volume di fuoco dell’ordine dei trilioni e tranquillizzare i mercati. Tutti i leader mondiali hanno fatto pressione (un ottimo resoconto qui). Forse i tedeschi dovrebbero dire la verità al loro popolo circa il pasticcio in cui l’Europa ha cacciato se stessa e il mondo.
Bini Smaghi si è detto a favore della proposta americana, il che fa ritenere che Draghi la pensi allo stesso modo, ma un membro tedesco della BCE ha invece dichiarato che essa fermerà gli acquisiti di titoli nei prossimi giorni (Eurointelligence commenta che questo tale non ha specificato su quale pianeta egli viva). Purtroppo il livello è questo (leader a banchieri centrali extra-Europei, si capisce dalle cronache, sono inorriditi). Nazioncine da Vedova allegra, non solo la Germania, possono bloccare tutto - i Parlamenti nazionali devono ancora approvare le inutili misure prese dall’Europa lo scorso luglio – precostituendo quell’”evento” tale da scatenare il panico finanziario. E in questa situazione l’Italia deve tornare in settimana a collocare titoli sul mercato.
Sabato 24 settembre: Pubblichiamo un articolo con Turci (Cara Bonino, è populismo liberale) uscito venerdì su Europa quotidiano in cui critichiamo l'appoggio dato da Emma Bonino alla proposta Ichino et al. di riforma dei contratti di lavoro. Ci è sembrata una buona opportunità per discutere dello spiacevole liberismo dei radicali italiani. Libertari ci va bene, liberali così così, ma liberisti proprio no. Ci ha fatto piacere che Bordin nell'ottima rassegna stampa di Radio radicale l'abbia letto tutto contrapponendolo a un articolo sul Il Fatto di  Antonio Padoa-Schioppa (sic) che sosteneva tutto l'opposto. Del "populista liberale" diedi molti anni fa a Della Vedova intendendo i luoghi comuni derivati dall'analisi neoclassica. Nel frattempo nei meetings finanziari di questo fine settimana si è accresciuta la pressione di Obama perchè l’Europa non mandi il mondo a rotoli. Secondo il NYT la  pressione ha preso due forme: (a) smentire l’argomento moralistico che la crisi è dovuta alla dissipatezza fiscale dei paesi periferici; ammesso che ciò sia vero (e sappiamo che non è vero e che le banche tedesche hanno direttamente foraggiato i boom immobiliari in quei paesi), le esportazioni tedesche ne hanno comunque beneficiato enormemente: “There’s a growing narrative that this is a morality play, that this is all about fiscal profligacy in Southern Europe,” said Austan Goolsbee, a former top economic adviser to Mr. Obama, speaking on a panel discussion Thursday at the I.M.F. offices. “But if the Germans are saying, ‘We don’t like the spending by Southern Europe,’ they must also recognize that they’ve been the great beneficiaries.” E infatti gli imprenditori tedeschi chiedono il rafforzamento dell’impegno tedesco. (b) gli americani suggeriscono, l’aveva già fatto Geithner in Polonia la scorsa settimana, che i fondi europei (EFSF) vengano impiegati come leva finanziaria affinché la BCE possa acquistare un multiplo di titoli pubblici della periferia (uno strumento che Tesoro e Fed Usa avevano utilizzato nel 2008). Infine aumenta la pressione per una diminuzione dei tassi BCE, cosa che essa si appresta auspicabilmente a fare, smentendo per la seconda volta se stessa in mezzo alla crisi (già nella tarda primavera 2008 essa aveva aumentato i tassi con la crisi incombente, in ubbidienza ai tedeschi che volevano intimidire la Ig-Metal, per poi tornare frettolosamente indietro nell’autunno; veramente ai tedeschi andrebbe tolta qualsiasi poltrona nella BCE).

giovedì 22 settembre 2011

La Germania, la BCE e il resto del mondo... e un appello

Pubblichiamo un nostro articolo uscito sul quotidiano on-line Lettera 43. Nel frattempo Eurointelligence ci avverte che il Presidente della Bundesbank Jens Weidman ha invitato la fronda ultra-conservatrice all’interno della BCE – che include i governatori delle banche centrali del Lussemburgo e dell’Olanda – per studiare le strategia per opporsi all’intervento della BCE a impedire l’esplosione dell’Euro. Commenta Eurointelligence: “Questo gruppo non costituisce una maggioranza determinante…[ma] questo è uno sviluppo il cui significato non può essere sopravalutato. La Germania è in rivolta aperta contro le politiche di soluzione della crisi dell’eurozona”.
Ciò mentre si moltiplicano le voci da commentatori spesso vicini al mondo finanziario (Martin Wolf, Pierpaolo Benigno) a favore di un intervento risoluto della BCE quale invocato da tempo su questo blog: <“The E.C.B. can stop this crisis in a minute if they want to,” said Guntram B. Wolff, deputy director of Bruegel, a research organization in Brussels. The bank, he said, could simply overwhelm bond markets by buying huge quantities of debt from Greece, which is effectively insolvent, as well as other countries that have come under attack, like Italy. End of crisis> si legge (v. anche qui). Significativo l’eco nei media internazionali del sostegno di Adam Posen, un economista americano che è fra i nove membri del comitato di politica monetaria della Banca d’Inghilterra, all’intervento risoluto della BCE. La FED ha deciso ieri di farlo nel terzo “Quantitative easing”, immissione di liquidità nel sistema per abbassare i tassi di interesse (questo può non bastare, i tassi bassi sono come portare il cavallo alla fonte, non è detto che beva; allora serve la politica fiscale, ma i Repubblicani si oppongono). Ma in Europa il ministro delle finanze tedesco Schauble (che comincia a essere scimmiottato dai Repubblicani-Tea Party americani) dice no: “"We don't believe that you can resolve real economic problems trough monetary policy". E persino il falchetto Lorenzo Bini Smaghi (membro del Board esecutivo della BCE) replica alle critiche tedesche alla BCE rivendicando le credenziali anti-inflazionistiche della BCE (ahimé è vero) e sostenendo che le critiche tedesche sono “the result of inadequate economic analysis, of insufficient knowledge of the crisis in which we find ourselves and of anxiety resulting from experiences in the distant past that are not relevant to the current situation”.>
 Larry Summers (Check), professore di Harvard ed ex consigliere economico di Obama, ha paragonato le politiche europee a quelle americane durante la guerra del Vietnam: fare a ogni passaggio il minimo necessario per non far esplodere la situazione, ma senza mai risolverla, sino a che la crisi non diventa irrisolvibile. Ha poi auspicato che nel meeting mondiale dei ministri economici e dei banchieri centrali il prossimo week end siano l’insieme delle altre nazioni a imporre un alt al "riluttante incrementalismo" e alle inutili politiche dei tagli di bilancio.
Un appello infine. Questo blog in due mesi si è conquistato un piccolo, ma significativo, pubblico in Italia e all’estero, a cui va aggiunto il rilancio degli articoli da molti blog e siti amici. Esso ha costituito una fonte tempestiva e, crediamo, qualificata di informazioni sulla crisi in corso sopperendo alla evidente carenza in questo senso di altre riviste economiche “alternative” on-line. Il mio impegno è di continuare una o due volte a settimana di continuare a informare e commentare, quello dei miei lettori di aiutarmi a estendere il pubblico fra amici, compagni, studenti, sindacati, gruppi e associazioni (anche via face book ecc. che non riesco a seguire), e anche inviarmi commenti e idee. Grazie.

sabato 17 settembre 2011

Le pensioni e l’Europa

Pubblichiamo un articolo con Turci su Il riformista dedicata alla questione pensionistica nel contesto delle manovre (ormai si deve usare il plurale). Nel frattempo il ministro del Tesoro americano Geithner ha partecipato all'Ecofin (la riunione dei ministri finanziari europei) esortandoli a fare di più. Una buona idea che è circolata, sostenuta sembra di capire da Geithner, è di usare i fondi dell'EFSF (il fondo europeo di sostegno ai paesi indebitati) non direttamente, ma per sostenere il capitale della BCE che così potrebbe acquistare titoli pubblici per un multiplo dei 440 miliardi di euro di dotazione dell'EFSF. Naturalmente la BCE potrebbe farlo ugualmente, essa può infatti stampare moneta illimitatamente senza bisogno di un capitale proprio. Ma una misura del genere tranquillizzerebbe i cuori e le menti pavide che ritengono che la BCE sia una banca come le altre e se acquista titoli che poi perdono valore questo costituisca per lei un problema (come se un falsario che stampi 100 mila euro e poi li perda al gioco abbia qualche problema a stamparne altri 100 mila). Naturalmente gli europei han detto orgogliosamente che al disastro ci vogliono andare senza i buoni consigli di zio Sam. Nella rubrica a fianco di "Segnalazioni dal web", una guida del Financial Times sulle conseguenze di un default della Grecia.

giovedì 15 settembre 2011

Euro da paura o Stark War

Pubblichiamo un nostro articolo che compare in copertina di LEFT (ex Avvenimenti) in edicola venerdì 16. Il tema, come al solito, sono le ultime vicende europee, in particolare le dimissioni del membro tedesco del comitato esecutivo della BCE. Per ragioni editoriali non ha trovato posto questa bella citazione da un libro in cui Carlo Levi racconta della sua prima visita in Germania.

venerdì 9 settembre 2011

Un nostro articolo su "Nel merito"



QUALI SOLUZIONI ALLA CRISI?
Pubblichiamo un nostro post uscito oggi su Nel merito, un sito di riferimento di economisti area PD (lo ringraziamo per l'ospitalità a un intervento non proprio in linea con la loro impostazione). Nel frattempo le irresponsabili parole del Presidente tedesco Wollf, per cui la BCE non deve intevenire neppure nel modo timido in cui lo fa, sono state approvate dal leader della SPD tedesca Gabriel. Il primo ministro olandese è arrivato a ingiungere che se vogliono rimanere nel'euro i paesi periferici devono accettare di avere i bilanci in amministrazione controllata. Qui in Polonia abbiamo fatto notare a un deputato tedesco della SPD la posizione del suo leader. Ci ha risposto che c'è dibattito nella SPD sull'Europa e che avranno una convenzione in merito. Ancora "too little too late" ? Per il ministro delle finanze polacco c'è da essere pessimisti per la sopravvivenza dell'euro, dato che la leadership europea è rimasta costantemente "dietro la curva della crisi".

lunedì 5 settembre 2011

Allegramente verso il baratro

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Il vostro blogger è stato invitato alla "Davos" dei paesi dell'Europa Centrale e dell'Est a Krynica in Polonia per partecipare a una tavola rotonda sulla crisi europea. Troverete dunque le domande che il moderatore (l'economista critico, un kaleckiano, che mi ha invitato) mi ha anticipato e la traccia delle mie risposte. Spero che il post non scontenti tutti, gli italiani perché è in inglese, gli anglosassoni per l'imperfetto inglese.
Mentre gli spread sono a 370 punti e saliranno ancora per effetto del ridicolo di cui questo governo si è ulteriormente ammantato, il ministro del finanze tedesco scrive un articolo farneticante sul Financial Times in cui vede nei debito pubblici, anzi nel settore pubblico, la causa di tutti i mali e invoca le virtù taumaturgiche dei tagli fiscali (sul NYT Krugmann aveva già redarguito giorni fa Schauble). E' farneticante perché quei tagli accentuano la crisi e devastano i tessuti sociali. Quell'articolo condanna a morte l'Euro (come conferma Eurointelligence nel post del 6 settembre).