Micromega ha pubblicato con bella evidenza (non era ovvio nei giorni del referendum) la nostra recensione al libro di Barba e Pivetti. Libro e recensione sono molto duri. Ma la sinistra deve fare i conti
duramente con se stessa Ha fatto bene D'Attorre a cominciare con l'euro
qualche giorno fa. Massimo sforzo di condivisione per dare risonanza al
libro di Barba e Pivetti.
Il tradimento della
sinistra
di Sergio Cesaratto
Il volume di Aldo
Barba e Massimo Pivetti è di gran lunga la più importante provocazione
intellettuale alla sinistra degli ultimi anni. Pivetti, il più senior della
coppia e ben noto economista eterodosso (con fondamentali contributi di analisi
economica), non è certo nuovo a queste provocazioni, tanto da meritarsi nel
lontano 1976 l’appellativo di “simbionese” (più o meno sinonimo di
“terrorista”) da parte di Giancarlo Pajetta. La sinistra avrà tre possibilità
di fronte a questo libro: ignorarlo del tutto; criticarlo sulla base degli
aspetti più “coloriti” del volume - quelli in cui gli autori s’indignano per
certe posizioni della sinistra antagonista; discuterlo a fondo. E’ facile pronosticare
che gran parte della sinistra italiana, troppo intellettualmente pigra o troppo
radical-chic per entrare seriamente nel merito, sceglierà le prime due strade (ah,
sono solo aridi economisti se non peggio). Ma il volume è ora lì come un
macigno a pesare su una sinistra che ha perso, in Italia ma non solo, ogni
reale contatto con le classi che rappresentavano un tempo la propria ragione
sociale. Una sinistra che non solo ha perduto questo contatto, ma che è ormai
da tempo considerata dai ceti popolari come propria nemica. Raccontano gli
autori che pare che François Hollande in privato si riferisca ai ceti popolari come
agli “sdentati”. Siamo anche convinti che, tuttavia, il volume rappresenterà
occasione di dibattito e un randello da usare in ogni occorrenza per quel che
resta di una sinistra intellettualmente solida e che delle ragioni di ampi
strati della popolazione fa la propria ragion d’essere.