sabato 30 settembre 2017

I destini economici del Paese


Pubblichiamo una mia recensione a un volume di noti storici economici sui destini economici del nostro Paese pubblicata da MicroMega
(grazie a Giancarlo Bergamini per la sua usuale acuta revisione del testo)



Ricchi per caso? Un’agenda terapeutica per l’Italia
Sergio Cesaratto
Copertina Ricchi per casoL’Italia si avvia alle elezioni politiche senza che alcuna formazione politica avanzi un progetto per il Paese, un’idea di dove esso debba dirigersi. Si va dalla continuità del “io speriamo che me la cavo” del PD al governo al vuoto programmatico del M5S, passando per l’incubo del ritorno berlusconiano. La sinistra vaga fra il cosmopolitismo e le trivelle. Lo scarso spessore politico e culturale dei gruppi dirigenti delle varie compagini è palese. Per esplicitare l’ordine di problemi che una politica all’altezza dovrebbe affrontare, torna assai utile la lettura del volume “Ricchi per caso” curato da Paolo Di Martino e Michelangelo Vasta (il mulino, 2017, 319 pp. 19€), due affermati storici economici. Il volume intraprende una sorta di percorso psicoanalitico delle ragioni profonde del drammatico passaggio storico, fra benessere e declino, che l’Italia sta da anni attraversando. Al centro dell’analisi vi sono infatti le istituzioni socio-politiche che costituiscono l’ossatura del Paese, la sua costituzione reale – spesso vero ostacolo alla realizzazione dei nobili intenti della Costituzione formale. In questo gli autori - sette nel complesso[1] - si rifanno a un importate filone della letteratura economica che vede nella qualità e appropriatezza storica delle istituzioni l’anima dello sviluppo economico.  

mercoledì 13 settembre 2017

Lezione alla scuola di politica

Faccio di tutto per farmi cacciare, ma non mi mollano!

Scuola di politica di Sinistra italiana - 3° giornata
Testaccio (RM), 13 settembre 2017
Tra Marx e Keynes
Presiede Giovanni Paglia
Lezione di Sergio Cesaratto

Prima parte: https://www.facebook.com/comitatoscientificoSI/videos/492661654434051/?hc_ref=ARRbZDCCG-dLWUNsrAwPKs4zt1N-pPYYpDuMo20X7TeBynDRUECz0Tcvc7Bn6UJtEIE
Seconda parte: https://www.facebook.com/comitatoscientificoSI/videos/492676667765883/?hc_ref=ARR7RvhvjUT8QQyLlFFLxIp1n3xJw9xnI6TQZzMlpplhJeBvbr8_E2LSC0NzL2O0Cu4

domenica 10 settembre 2017

Intellettuali e sinistra - Un intervento

Pubblichiamo il mio intervento all'incontro di cui ai due post precedenti. La registrazione è qui* (gli interventi sono distinti per nome, h/t a Radio radicale). Tutte le relazioni sono state interessanti, di grande livello, e convergenti; discussant e soprattutto dibattito piuttosto deludenti (tranne Domenico Moro e sebbene con una prospettiva ben diversa Onofrio Romano); i due politici (a parte Fassina) molto deludenti (a parte la loro presenza fuggitiva). Ciò che mi colpisce è che fra il popolo della sinistra del 2% e i politici che esprime da un lato, e l'intellighenzia di sinistra dall'altro vi sia ora uno iato, come testimonia per esempio questa intervista a Streeck. Anna Falcone ha fatto affermazioni del tipo: «Il capitalismo globale non si può contrastare se non con un'operazione di grande democratizzazione globale» e poi «Tutto il mondo deve essere aiutato a vivere laddove le popolazioni decidono liberamente di vivere». Pippo Civati che dopo la costituente italiana (della sinistra) faremo la costituente europea. Dove si va con questo cosmopolitismo? Alcuni interventi (Francescato, Romano) hanno sollevato il problema ambientale, che è certamente un'emergenza più che seria. Tuttavia, affermazioni del tipo "torniamo a una economia di sussistenza" o "blocchiamo gli investimenti" mi sembra non aiutino una chiarificazione. Così come dare contro lo Stato nazionale in nome di un globalismo astratto. Certamente il problema ambientale è globale, ma è al riguardo necessaria un'analisi geopolitica sugli interessi che si muovono in campo ambientale e su come muoversi. Lo Stato nazionale democratico è strumento di azione per costruire la cooperazione azione e internazionale sulla base del consenso del proprio popolo. La denuncia non basta, serve più analisi, anche da parte degli economisti naturalmente.
*https://www.radioradicale.it/scheda/519174/unione-europea-lavoro-democrazia-contributi-per-il-programma-dellalternativa


Sergio Cesaratto, La sinistra fra vincoli economici autoimposti e vincoli veri
Il mio carissimo amico Lanfranco Turci dopo aver letto una bozza di questa nota (di cui esclusivamente porto la responsabilità, naturalmente), fra i tanti consigli mi ha esortato a premettere che essa è improntata al pessimismo, sul paese e sulla sinistra: i margini di manovra economica (dunque politica) sono rebus sic stantibus limitati se non inesistenti, le idee poche, le classi dirigenti inadeguate. Tuttavia è solo dalla presa d’atto realistica dello stato di cose presenti che può provenire una reazione. E, comunque, dire le cose come stanno aiuta a smascherare l’affabulazione politica, il girarsi attorno senza contenuti, la politica fatta solo di accordi elettorali che, purtroppo, appare dominare, figlia e madre del vuoto che ci circonda.

giovedì 7 settembre 2017

Chiariamoci su Ue, lavoro e democrazia

 Pubblichiamo presentazione iniziativa di sabato 9 uscita su il manifesto a firma Cesaratto, Fassina, Paggi, Prospero e Stirati. Il testo è un evidente compromesso. Sabato anticipo il mio intervento.

Un confronto sabato 9 settembre a Roma
"Non v’è dubbio che la sinistra, ovunque, non solo in Italia, viva l’esaurimento di un lungo ciclo storico.

Il drammatico arretramento delle esperienze nate dal movimento operaio non può essere disgiunto dalla fine del socialismo reale e il conseguente dilagare del «capitalismo scatenato» (Andrew Glyn). Dopo l’89, la sinistra è rimasta orfana di un progetto di regolazione progressiva del capitalismo. Dai noi, la marginalità della sinistra, culturale prima che politica e elettorale, è più evidente poiché siamo in un Paese smarrito, dove nessuno schieramento politico riesce a proporre una guida credibile. Di conseguenza, il disagio di gran parte della popolazione si esprime con una disaffezione alla politica e l’affidamento a formazioni dalle dubbie credenziali democratiche e di governo.

Questo disagio va compreso, raccolto e guidato in direzioni progressive.