Pubblichiamo un articolo uscito il 1 dicembre su
il manifesto.
(Nel frattempo sono in Corea [del Sud] per dei seminari. Seoul è una città immensa e moderna, piena di gioventù, una rete metro fantastica. La gente è ben vestita, educata e di una cortesia infinità e sincera (nè troppo formali come i giapponesi, né un po' rudi come i cinesi ... degli italiani, solo molto più educati e silenziosi). Con un vantaggio tecnologico di qualche anno sulla Cina e un mercato immenso e in crescita - cinese e asiatico - la Corea è certamente un paese ancora dalle grandi prospettive. Sorpredende tuttavia vedere sulla metro file di ragazze/i seduti/e tutti [ma proprio tutti] "smanettare" sui loro smart phone e diavolerie varie. Il wifi libero è ovunque. Che tristezza tornare nell'eurodepressione).
La
malasanità di Monti
di Sergio Cesaratto
Roberto Pizzuti ha messo in luce su queste
colonne, dati OCSE alla mano, i più forti costi sul Pil della sanità privata
negli Stati Uniti a fronte di una copertura solo parziale della popolazione.
Non si vede infatti in che senso la sanità privata dovrebbe essere meno costosa
e più efficiente di quella pubblica, anche a fronte dell’invecchiamento
relativo della popolazione che, non v’è dubbio, contribuirà ad accrescere le
spese sanitarie.
Volendo rimanere nell’ambito della “teoria del
benessere” – la branca “buonista” della teoria neoclassica dominante – ogni
sistema sanitario, pubblico o privato, si fonda su un principio assicurativo:
come per gli autoveicoli, tutti si contribuisce a un fondo assicurativo comune
utilizzato da coloro che vanno incontro a sfortunati eventi. Questo è fatto con
principi redistributivi nel sistema pubblico, per cui a parità di prestazioni chi percepisce redditi più elevati contribuisce
in misura maggiore; senza principi redistributivi nel sistema privato, per cui
la fascia più benestante della popolazione si crea la propria assicurazione
sanitaria in cui paga molto e avrà prestazioni di ottima qualità (e comunque
ampia copertura delle spese), mentre la fascia più disagiata paga meno con prestazioni
di minore qualità (e comunque solo parziale copertura delle spese). Le spese
assicurative sarebbero inoltre assai onerose e dunque negate al crescere dell’anzianità
dell’assicurato (essendo, ahimè, la probabilità di incorrere in spese sanitarie
legata all’età). Va poi ricordato come le assicurazioni private mirano a
realizzare profitti che vanno a ridurre le prestazioni a parità di contributi
(nella mia esperienza aderisco a una mutua sociale che, nonostante le nobili
origini nel movimento operaio, ha dei costi di gestione che mi appaiono
abnormi). Se oltre alla privatizzazione parziale o totale delle modalità di
finanziamento della spesa - dalla fiscalità generale alle assicurazioni private
- si aggiungesse quella dell’offerta dei servizi (privatizzazione degli
ospedali), la ricerca del profitto farebbe lievitare ulteriormente i costi del
sistema. Fuori dagli infingimenti assicurativi tipici dell’economia borghese,
il colpo al SSN è un ulteriore sferzata alla parte indiretta del salario dei
lavoratori relegati a un welfare per
i poveri (che, com’è noto, non può che essere un povero welfare state).