venerdì 29 giugno 2018

Varie ed eventuali

Video presentazione Roma qui 

Locadine Potenza (29/6), Salerno (2/7), Udine (6/7). Finalmente anche al Sud!

Di seguito messaggio al meeting del PCI (sic) del 21 giugno sull'Europa













Care compagne e compagni,
un impegno mi trattiene all’estero, ma vi invio volentieri un saluto per questo importante e tempestivo incontro sui temi europei. Due eventi dominano lo scenario europeo in questi giorni. Da un lato v’è l’insubordinazione italiana che si è sinora espressa soprattutto sul tema dell’immigrazione, anche se è temuta pure sui temi della governance economica europea, come dimostrano gli spread a livelli relativamente elevati.
Dall’altro Angela Merkel è stretta fra le istanze populiste – chiamiamole così per comodità – provenienti soprattutto dall’Italia e la destra interna (CSU e AFD) che chiede un irrigidimento delle posizioni tedesche, sia sul fronte dell’immigrazione che su quello della governance dell’eurozona.
Questo mostra come non vi sia molto spazio per una mediazione francese, in barba alle manie di grandezza di quel Paese. E infatti a Macron non è rimasto altro che starnazzare contro le politiche del governo italiano sull’immigrazione. In Europa lo spazio per soluzioni condivise sui due temi, immigrazione e governance economica sono molto limitati. Va dato comunque atto al nuovo governo italiano di aver smosso le acque.
Diciamocelo chiaramente: l’immigrazione non è il tema più importante per il Paese. Più importanti sono i temi economici e dello sviluppo. Però non è un tema secondario, e la gente lo sente molto. Su questo voglio essere chiaro. Se accanto a misure di sostegno alla fertilità, e dunque a donne e famiglia, il Paese avrà anche bisogno di immigrati, questo fenomeno va gestito. E siccome non mi racconto bugie, e non le racconto a voi, ogni politica di frontiere aperte è un irresponsabile segnale ai commercianti di esseri umani a fronte di centinaia di milioni di potenziali immigrati (l’Africa è ancora nel pieno di un boom demografico). Quindi va lanciato un segnale chiaro alle aspirazioni dei potenziali immigrati, accompagnato da misure di aiuto in quei Paesi e di soccorso a chi è intrappolato il Libia. Ma il segnale deve essere inequivoco. Su questo non mi sento di criticare il governo (al di là del folklore di certe espressioni salviniane).
Sui temi della governance economica dell’eurozona quello che c’è sul piatto è poco e preoccupante, come ho anche spiegato nel mio recente libro. Merkel darà un contentino a Macron nei riguardi del fondo europeo anti-ciclico: un fondo a vantaggio dei Paesi colpiti da una recessione. Si tratta di briciole, probabilmente sottratte da altre voci del minuscolo bilancio europeo; per di più assegnate ai Paesi rispettosi delle regole. In cambio la Merkel vorrebbe regole più stringenti sul controllo dei bilanci, espropriando ancor di più la sovranità democratica dei Parlamenti nazionali. Il governo italiano farà bene a porre dei veti.
Vedremo il governo alla prova dei fatti sugli altri temi. La flat tax è stata per ora accantonata. Se e quando rispunterà fuori, dovremo esercitare la nostra opposizione. Piuttosto si tratta di vedere che direzione prenderà il governo sul tema dell’Europa. Infatti con spread a 250 punti gli spazi di manovra fiscale si riducono, e con essi la possibilità di misure sociali (come la Fornero) e di crescita dell’occupazione. Questa è la sfida che ha davanti. Ancora non è tuttavia chiaro con quale pacchetto di proposte esso si presenterà in Europa. Quello che accadrà al Consiglio europeo della prossima settimana sarà rivelatore. Il governo giocherà di rimessa o avanzerà proposte?
Questo non è il nostro governo. Ma una sinistra che si limitasse a definirlo fascista (cosa che non mi pare assolutamente) commetterebbe l’atto finale del suo suicidio politico. Il governo va incalzato su alcuni temi, contestato su altri (per esempio sulla giustizia), mentre dobbiamo pensare a un’alternativa per il Paese. Purtroppo i segnali che vengono da gran parte della sinistra non promettono bene. Ma dio acceca chi vuole punire.
Spero che per voi non sia così. Vi auguro un buon lavoro.
SC
21 6 2018

mercoledì 20 giugno 2018

"Chi non rispetta le regole" a Roma


 Pubblichiamo la traccia della mia presentazione del libro a Roma in una splendida cornice. Grazie all'amico Alberto e ad Asimmetrie. Splendidi i/le ragazz* di L'intellettuale dissidente. A breve il video a cura di ByoBlu, grazie anche al loro.

Il libro nasce da una conferenza a Friburgo, la patria dell’ordo-liberismo tedesco, in cui cercavo di spiegare agli amici tedeschi che le responsabilità del mancato funzionamento dell’euro, almeno dal nostro punto di vista, non erano imputabili solo all’Italia, ma forse soprattutto alla Germania. In un certo senso questa è un’affermazione contraddittoria, in quanto l’euro gli italiani se lo sono cercato e hanno aiutato attivamente a disegnarlo. L’euro è il culmine, a ben vedere, del nuovo regime di politica monetaria ispirato e impostato da esponenti come Andreatta e la sua corte bolognese (Prodi, Onofri, Basevi fino a Enrico Letta), con il contributo fattivo della Banca d’Italia post-Baffi e della crescente influenza bocconiana. Cos’è questo nuovo regime?

venerdì 15 giugno 2018

Cronache dal workshop di Berlino

Economia e politica ha pubblicato una piccola cronaca di alcuni aspetti del workshop di Berlino.


Impressioni da Berlino
Sergio Cesaratto
Il 7 e 8 giugno ho avuto la fortuna di partecipare a un workshop sulla riforma dell’eurozona organizzato da economisti post-keynesiani e sostenuto da fondazioni di area SPD/sinistra SPD.
Due presentazioni hanno particolarmente attirato la mia attenzione, non a caso di due studiosi tedeschi vicini all’establishment. Essi esprimono la filosofia “riformatrice” (sic) dell’attuale governo tedesco. Il resto non mi ha invece impressionato, a parte la buona volontà di alcuni economisti tedeschi post-keynesiani (e un battibecco finale di cui dirò). Gli economisti francesi, spagnoli e portoghesi mi sono sembrati molto accondiscendenti nei confronti della situazione attuale.

domenica 10 giugno 2018

L'evento del 18 giugno e la recensione di Giacché


 La locandina dell'evento del 18 giugno a Roma, e accanto la recensione di Vladimiro su Il Fatto
Quotidiano



Vladimiro Giacché - I furbetti di Berlino, il vero problema dell’Eurozona

[pubblicato su Il Fatto Quotidiano, mercoledì 6 giugno 2018, p. 22]          

               “Il rifiuto della Germania occidentale di perseguire politiche più espansive ha ridotto lo spazio disponibile agli altri Paesi membri di crescere... La strategia restrittiva della Germania Ovest è in grande misura responsabile della stagnazione dell’economia europea nell’ultima decade. I Paesi europei si sono intrappolati in un programma di austerità mercantilista: ciascun Paese cerca di accrescere efficienza e competitività internazionale attraverso la riduzione dei salari relativi e dell’occupazione (e perciò della domanda interna) nell’attesa che gli altri Paesi generino una domanda esterna sufficiente per allargare i suoi sbocchi di mercato”.
               Questa analisi lucida e impietosa delle colpe della Germania nella bassa crescita europea non si riferisce all’eurozona e non è stata scritta in queste settimane. E’ del 1986, si riferisce al Sistema Monetario Europeo (il precedessore - meno rigido - dell’euro) e si deve a Pier Carlo Padoan (il nostro ministro delle finanze uscente) e Paolo Guerrieri. È citata da Sergio Cesaratto nel suo ultimo libro, Chi non rispetta le regole? Italia e Germania, le doppie morali dell’euro (Imprimatur) e ci avvicina nel modo migliore alle tesi principali del libro.

giovedì 7 giugno 2018

Intervista a Sollevazione (titolo redazionale)



lunedì 4 giugno 2018

Intervista su Micromega

Cesaratto: “Governo del cambiamento? Solo se avrà il coraggio di scontrarsi con l’Ue”



 intervista a Sergio Cesaratto di Giacomo Russo Spena
L’economista ha un giudizio interlocutorio, ma anche preoccupato, sul nuovo esecutivo: “C’è un problema di coperture finanziarie, fare sia la flat tax che il reddito di cittadinanza, oltre alla riforma della Fornero, sarà impossibile”. E per farlo, nel caso, è necessario battere i pugni a Bruxelles: “Manca una visione macroeconomica, non ci si può limitare all’alternativa secca che o si obbedisce ai vincoli europei o si rompe con l’Ue. Bisogna articolare una proposta di mezzo per rinegoziare il quadro”. Infine, come Piano B, crede non si possa morire per l’Europa: “Come extrema ratio sono per il recupero della piena sovranità monetaria, ciò ha a che fare con la nostra democrazia”.

“Non è certamente un governo progressista però sono curioso di capire se andrà a scontrarsi con Bruxelles. È lì che si gioca la partita”. In questi anni Sergio Cesaratto, economista e professore all’università di Siena, ha scritto libri, interventi e relazioni contro l’attuale assetto dell’Unione Europea. Adesso ha un giudizio interlocutorio, ma anche preoccupato, sul nuovo esecutivo. Se pensa che la cancellazione della riforma Fornero sulle pensioni sia giusta, dall’altra critica la flat tax: “È una redistribuzione del reddito dal basso verso l’alto: una misura che accresce l’ingiustizia sociale e, persino, la crisi finanziaria perché penalizza la domanda interna”. In sospeso rimane poi la battaglia cardine, quella con l’Europa.

sabato 2 giugno 2018

Intervista scritte e radiofoniche, e poi Michele Prospero sul libro.


 Più sotto un'intervista a Abruzzo Web. Segue  da Il manifesto una recensione di Michele Prospero. Qui i link ad alcune interviste:
Radio Città del Capo, Bologna
Radio Colonia (in italiano) versione ridotta andata in onda
versione integrale (molto critica della Germania) 

CRISI ISTITUZIONALE: INTERVISTA AL NOTO ECONOMISTA, ''COTTARELLI
NEMICO DELLA GENTE, SENZA STATI SOVRANI DEMOCRAZIA A RISCHIO''

CESARATTO: ''IL PROBLEMA IN EUROPA E' LA
GERMANIA, ITALIA RISCHIA FINE DELLA GRECIA''

Pubblicazione: 30 maggio 2018

di
L'AQUILA - "Siamo in una situazione drammatica, con il debito alla mercé dei mercati. Non abbiamo un governo. La crisi è finanziaria ed istituzionale. Se lo spread impazzisce, il rischio è che saranno sospesi i diritti democratici, con l’arrivo della Troika, come accaduto in Grecia. E tutto ciò è la conferma del dominio tedesco in Europa, e di quanto poco democratica sia la zona euro".
Parole pesanti come pietre quelle di Sergio Cesaratto, professore ordinario di Economia della crescita e dello sviluppo, Politica monetaria e fiscale nell'Unione monetaria Europea, che insegna nel Dipartimento di Economia politica e Statistica dell'Università di Siena.