Breve articolo in una bella pagina dedicata al lavoro sull'antico quotidiano La libertà di Piacenza. h/t a Elisa Malacalza.
Diseguaglianza e perdita di tutele a livelli impensabili

Questi processi si sono presentati
nel nostro paese in forma più drammatica. Paese storicamente ultimo fra i paesi
avanzati, ha visto anni di conflitto violento fra una borghesia incapace di un
compromesso socialdemocratico e le classi lavoratrici. L’adesione alla moneta
unica è stata, da ultimo, lo strumento attraverso cui, nelle parole di uno dei padri
dell’euro e ministro ulivista, gli italiani dovevano riapprendere la “durezza
del vivere” (Tommaso Padoa Schioppa, Corriere
della sera, 2003). Il prezzo pagato dal paese con l’adesione al sistema
monetario europeo prima, e all’euro poi, sono stati disastrosi. Non si è
lontani dal vero se si afferma che l’ampia di dimensione del debito pubblico e
la perdita di interi settori industriali siano il frutto della scelta di
autoimporsi la “disciplina europea” ispirata dagli Andreatta, Ciampi e Padoa
Shioppa. La scomparsa delle grandi concentrazioni operaie, la diffusa
frammentazione e precarietà del lavoro, l’elevata disoccupazione e la
concorrenza coi lavoratori immigrati rende oggi molto difficile una reazione
delle classi lavoratrici. La gabbia europea e la vocazione mercantilista
tedesca vincolano l’azione di qualunque governo progressista mortificando le
scelte dell’elettorato, come in Grecia. La politica, a destra e a sinistra, si
risolve così un chiacchiericcio incapace di proporre soluzioni concrete alimentando
così l’anti-politica. Il famoso antropologo Karl Polany sosteneva che le
società vessate dal liberismo scatenato possono reagire a difesa della
possibilità stessa di relazioni umane. La nostra speranza è affidata alla
comparsa di un “Polanyi moment”.
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