Pubblichiamo oggi una trascrizione degli appunti che avevo preso per un intervento a un convegno che possono essere di qualche interesse circa l'interpretazione della crisi . Nel frattempo un ottimo aggiornamento sul dibattito europeo è sul NYT di oggi. La sintesi della situazione è che i mercati non crederanno anche in interventi un po' più sostanziosi, in primo luogo perché barocchi nell'architettura (la BCE che finanzia il FMI che poi presta soldi ai paesi indebitati o diavolerie del genere); e in secondo luogo perché le misure di austerità che la Germania chiede determineranno un aggravamento della situazione (oltre a una espropriazione inaccettabile delle sovranità nazionali): "New disciplinary rules do little to address the structural flaws in the euro zone, where countries of very different economic levels, models and export potentials share the same currency, creating persistent trade and credit imbalances. Structural reforms inside countries, no matter how valuable in the long run, take a long time to work. And austerity alone cannot produce economic growth, which is the main cure for too much debt." Prof. Monti, cosa risponde?
Malata la finanza o l’economia reale? E’ il capitalismo a essere perverso
Sergio Cesaratto
In occasione di un convegno per il 40° anniversario della Fondazione Brodolini mi sono trovato a discutere la relazione di uno studioso tedesco, C.Kellerman, il quale sosteneva che causa della crisi finanziaria e degli squilibri globali ed europei fosse stata la finanza sregolata. Questo mi ha consentito talune considerazioni su un frequente fraintendimento nella sinistra secondo il quale, in fondo, l’economia reale sarebbe sana mentre è l’economia finanziaria a esser malata. Questa tesi a ben vedere, è la medesima con cui gli economisti ortodossi - inclusi quelli più liberal come Stiglitz o Krugman - si sono difesi per non aver visto l’arrivo della crisi (non sapevamo, non vedevamo). E’ vero, Kellerman metteva anche la crescente iniquità nella distribuzione del reddito fra le ragioni della crisi, ma senza connetterla con l’altra presunta causa.