Normalmente chi compie un assassinio, per
giunta firmandolo, viene condannato e chi non fa nulla per impedirlo viene
considerato correo. La rubrica Real Time
Bruxelles del Wall Street Journal
(31/1/14) ha pubblicato alcune minute delle discussioni che si svolsero nel
maggio 2010 al Fondo Monetario Internazionale prima del pacchetto di prestiti
accordato alla Grecia dal FMI (€30 miliardi) e dall’Europa (€80 miliardi). I
verbali contengono avvertimenti molto chiari circa la sciaguratezza del
programma da parte di grandi paesi emergenti come
Brasile, India, Russia, Argentina e Iran, ma anche da Svizzera, Canada e
Australia.
Lo staff del FMI condivise in generale queste critiche. Più silente
il delegato degli Stati Uniti, a parte la critica al frammentario modo di
comunicare dell’Unione Europea nel quadro della sua incompleta struttura
istituzionale. Germania, Francia, Spagna e Olanda avevano già sottoscritto un
documento in appoggio al programma. La nemesi della storia – ma ci piacerebbe
immaginare un tribunale vero - porrà i loro leader in prima fila nel banco
degli accusati di assassinio di una nazione, ma in seconda fila vi saranno gli
altri paesi europei conniventi, e anche un po’ suicidi perché ciò che accadeva
era un de te fabula narratur. Al
delegato brasiliano il compito di svelare che il prestito alla Grecia era un
modo per far riavere i soldi indietro alle grandi banche franco-tedesche, già
inguaiate coi titoli tossici americani. Il delegato australiano avvertiva di
non ripetere gli errori commessi durante
la crisi asiatica del 1997-98 con la somministrazione di un’inutile
contrazione fiscale e definiva la lista di condizioni poste dall’Europa una
“shopping list”. Non era difficile per il delegato argentino vedere la
similarità fra quanto stava accadendo e le vicende del suo paese prima del
default del 2001-2, in
particolare l’inutilità delle restrizioni fiscali nella vana speranza che esse
riportassero fiducia ai mercati (e perché mai se quelle restrizioni ammazzano
l’economia). Sorprende rilevare che ancor’oggi lo staff del FMI, pur critico
delle politiche europee, affidi le sue (flebili) speranze di ripresa al “miglioramento
nei sentimenti del mercato”. Il delegato indiano fu al riguardo particolarmente
preveggente: “La scala della contrazione fiscale in assenza di alcuna politica monetaria compensativa è senza precedenti… è
un peso elefantesco che l’economia potrebbe difficilmente sopportare. Persino
se... il programma fosse attuato con successo, esso potrebbe scatenare una
spirale deflazionistica di prezzi, occupazione e entrate fiscali in caduta che
potrebbe minare il programma medesimo”. Così molti delegati critici chiesero a
gran voce una ristrutturazione del debito greco, rifiutata a quanto pare dai
medesimi governanti greci a quell’epoca. C’è un inesplorato rapporto
vittima-carnefice in questo – in cui i Monti di turno (per carità di
Patria ci risparmiamo altri nomi) sacrificano il proprio
popolo davanti al trono del tiranno - ma anche una divisione in seno al popolo,
per cui il settore privato greco condivise l'uso dell’accetta sul
settore pubblico buttando il bambino con l’acqua sporca. Un’opinione diffusa
attribuisce l'estendersi del contagio a Italia e
Spagna alla decisione presa da Merkel e
Sarkozy nell’ottobre 2010 che futuri salvataggi avrebbero implicato perdite per
le banche. Alla ristrutturazione del debito greco si arrivò nel marzo 2012, ma
ciò nonostante la crisi greca e nostra è ancora qui. Senza un ridisegno più
radicale delle politiche europee non può che essere così, ma per cambiare si
dovrebbero rimuovere i carnefici o almeno sottrarsi al loro giogo.
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