sabato 8 febbraio 2014

Criminalità europea




Normalmente chi compie un assassinio, per giunta firmandolo, viene condannato e chi non fa nulla per impedirlo viene considerato correo. La rubrica Real Time Bruxelles del Wall Street Journal (31/1/14) ha pubblicato alcune minute delle discussioni che si svolsero nel maggio 2010 al Fondo Monetario Internazionale prima del pacchetto di prestiti accordato alla Grecia dal FMI (€30 miliardi) e dall’Europa (€80 miliardi). I verbali contengono avvertimenti molto chiari circa la sciaguratezza del programma da parte di grandi paesi emergenti come Brasile, India, Russia, Argentina e Iran, ma anche da Svizzera, Canada e Australia.
Lo staff del FMI condivise in generale queste critiche. Più silente il delegato degli Stati Uniti, a parte la critica al frammentario modo di comunicare dell’Unione Europea nel quadro della sua incompleta struttura istituzionale. Germania, Francia, Spagna e Olanda avevano già sottoscritto un documento in appoggio al programma. La nemesi della storia – ma ci piacerebbe immaginare un tribunale vero - porrà i loro leader in prima fila nel banco degli accusati di assassinio di una nazione, ma in seconda fila vi saranno gli altri paesi europei conniventi, e anche un po’ suicidi perché ciò che accadeva era un de te fabula narratur. Al delegato brasiliano il compito di svelare che il prestito alla Grecia era un modo per far riavere i soldi indietro alle grandi banche franco-tedesche, già inguaiate coi titoli tossici americani. Il delegato australiano avvertiva di non ripetere gli errori commessi durante la crisi asiatica del 1997-98 con la somministrazione di un’inutile contrazione fiscale e definiva la lista di condizioni poste dall’Europa una “shopping list”. Non era difficile per il delegato argentino vedere la similarità fra quanto stava accadendo e le vicende del suo paese prima del default del 2001-2, in particolare l’inutilità delle restrizioni fiscali nella vana speranza che esse riportassero fiducia ai mercati (e perché mai se quelle restrizioni ammazzano l’economia). Sorprende rilevare che ancor’oggi lo staff del FMI, pur critico delle politiche europee, affidi le sue (flebili) speranze di ripresa al “miglioramento nei sentimenti del mercato”. Il delegato indiano fu al riguardo particolarmente preveggente: “La scala della contrazione fiscale in assenza di alcuna politica monetaria compensativa è senza precedenti… è un peso elefantesco che l’economia potrebbe difficilmente sopportare. Persino se... il programma fosse attuato con successo, esso potrebbe scatenare una spirale deflazionistica di prezzi, occupazione e entrate fiscali in caduta che potrebbe minare il programma medesimo”. Così molti delegati critici chiesero a gran voce una ristrutturazione del debito greco, rifiutata a quanto pare dai medesimi governanti greci a quell’epoca. C’è un inesplorato rapporto vittima-carnefice in questo – in cui i Monti di turno (per carità di Patria ci risparmiamo altri nomi) sacrificano il proprio popolo davanti al trono del tiranno - ma anche una divisione in seno al popolo, per cui il settore privato greco condivise l'uso dellaccetta sul settore pubblico buttando il bambino con l’acqua sporca. Un’opinione diffusa attribuisce l'estendersi del contagio a Italia e Spagna alla decisione presa da Merkel e Sarkozy nell’ottobre 2010 che futuri salvataggi avrebbero implicato perdite per le banche. Alla ristrutturazione del debito greco si arrivò nel marzo 2012, ma ciò nonostante la crisi greca e nostra è ancora qui. Senza un ridisegno più radicale delle politiche europee non può che essere così, ma per cambiare si dovrebbero rimuovere i carnefici o almeno sottrarsi al loro giogo.

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