Su Micromega on line altro pezzo dal titolo Pd e M5S assieme dicano no al ricatto dello spread con incipit:
"Bene ha fatto Bersani a proporre a Grillo una collaborazione, e sconcerta che Grillo abbia smentito i primi segnali di apertura. Insieme dovrebbero battersi contro il ricatto dello spread: in nessun paese al mondo dotato di una banca centrale sovrana accadrebbe un ricatto straniero simile a quello che noi cittadini italiani stiamo subendo."
In verità di Grillo non temo tanto la base - colta, ingenua, ci sarà di tutto un po' - ma Casaleggio. Come si fa a chiedere agli altri di rinunciare al finanziamento pubblico della politica e essere pagati da uno che se la fa con la finanza internazionale. Pensate all'insider trading possibile se i mercati oscillano a ogni batter di ciglia di Grillo. Questo sì assomiglia a un fascismo, ma non la base che non ha nulla a che fare fortunatamente con le squadracce.
Non è tutto di sinistra quello che luccica
Sergio Cesaratto
Le ultime notizie sul fronte del tasso di
disoccupazione sono drammatiche. Questo indicatore peraltro sottovaluta la gravità
della situazione perché non conteggia gli inoccupati, coloro che un lavoro hanno
perfino smesso di cercarlo. E’ chiaro che è sul fronte sociale che il PD si
gioca la sua stessa esistenza. Entro pochi mesi deve indurre un’inversione di
tendenza. Molti di noi a sinistra guardano con interesse – e sì, qualche
speranza – a una qualche “convergenza parallela” con il M5S. La speranza è che
il M5S faccia sentire la sua sferza sul PD sui tanti temi su cui la sua azione
è stata da sempre ingessata. Abbiamo qualche perplessità che questa sferzata
possa arrivare sul terreno decisivo, quello economico-occupazionale, e questo
ci preoccupa.
In assenza di informazioni più dettagliate (ma democrazia non
vuol dire fornirle prima del voto?), questo traiamo dalle interviste rilasciate
ieri a Stampa e Corriere dall’economista di riferimento di Grillo, Mauro Gallegati.
Questi è economista assai preparato, docente ad Ancona, e seguace delle teorie
“neo-keynesiane”, una versione omeopatica del Keynesismo che accetta molte
istanze “di lungo periodo” del monetarismo. Questa è anche la medesima
impostazione condivisa dagli economisti di riferimento del PD. Poco di economia critica. Su molte tesi
del prof. Callegati si può naturalmente concordare – e non ci sarà difficoltà
per il PD a farle proprie, come una qualche patrimoniale, combattere l’evasione
con la tracciabilità totale dei pagamenti, misure redistributive. Altre suonano
un po’ demagogiche, come la partecipazione dei lavoratori alla gestione e agli
utili d’impresa – a me sembra che questo sia proponibile solo in un quadro di
piena occupazione, ce li vedete voi i lavoratori a licenziare se stessi? E sull’Europa
Gallegati sembra assai vago, limitandosi a fare del terrorismo sui costi
dell’uscita dall’euro e sostenendo che finiremmo come l’Argentina (magari!),
per poi proporre due zone euro, il che equivale a proporne la rottura. Ma nulla
in contrario a studiare a fondo questa proposta e farne il bastone con cui
minacciare l’Europa. Alternativamente Gallegati vagheggia una “vera unione
politico-monetaria”. A parte quest’ultima istanza, tanto utopica che equivale a
non voler far nulla, c’è dunque a nostro avviso materia per la discussione. A
patto però che si entri anche nel merito delle proposte da portare subito in
Europa: un ombrello immediato della BCE che dia tempo a questo paese per darsi
una direzione, e un rapido rovesciamento delle politiche di austerità. Un
obiettivo plausibile da perseguire in Europa, e che persino i mercati
condividerebbero, è quello di puntare alla stabilizzazione del rapporto debito
pubblico su Pil, e non a un suo abbattimento assurdo in tempo di crisi. Con
tassi di interesse molto bassi si potrebbero cominciare a fare politiche
espansive. Solo con queste misure immediate il PD, e suppongo anche il M5S,
potranno auspicare un’inversione dell’andamento dell’occupazione senza il quale
il consenso democratico sarebbe davvero in pericolo. Il PD ha bisogno di un M5S
aggressivo sui temi economici per aiutare a darsi il coraggio che non ha.
Speriamo che questa spinta non si risolva in un “ricalcolo del Pil” in cui,
com’è di moda asserire, ci si scopra più poveri, disoccupati, ma felici.
Postilla veloce (non pubblicata)
Sembrerebbe che la stabilizzazione del debito pubblico/Pil sia espansiva se considerata come obiettivo di medio periodo. Tale politica è legata: a) a una riduzione radicale dei tassi
di interesse sul debito che faccia diminuire tale voce di spesa (cosa però non
ottenibile subito ma nel medio periodo in quanto una diminuzione dei tassi morde progressivamente sullo stock del debito) e b) che la ripresa del deficit spending
faccia riprendere la crescita. E' probabile dunque che nel
breve-medio periodo il rapporto debito PIl continui ad aumentare, ma nel medio
periodo tassi bassi cominciano a prevalere e il numeratore cresce più
lentamente, mentre se la spesa in disavanzo ha effetti di crescita e il
denominatore comincia a crescere più velocemente. .
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