Lettera a il manifesto 19 marzo 2013, con un post scriptum
Il pane e le rose
Sergio Cesaratto
Cari compagni, secondo voi è più di sinistra Obama che parla
al ceto medio (un aggregato che comprende dagli operai ai ceti professionali) o
quella italiana sensibile al “Parlamento degli ultimi”, come titolava domenica
la seconda de il manifesto? Invero, fra
le un poco stucchevoli parole della Boldrini e gli articoli dedicati all’accattivante
ma ambiguo Papa Bergoglio, il giornale somigliava pericolosamente all’Avvenire (una battuta affettuosa,
ovviamente).
Mi si dirà che, comunque, l’operazione Boldrini-Grasso ha aperto
dei varchi ed è simbolo di novità. Bene, ma temiamo assai che ai contenuti,
quelli che ora contano, non ci si arrivi mai. Abbiamo avuto le rose, ora
speriamo che giunga il pane. Su Grasso abbiamo peraltro poco da ridire poiché
ha indubbiamente competenze che contano sul tema centrale della legalità. E
perché ciò che sostengo non appaia misoginia a proposito della Boldrini,
propongo - e la proposta è assai seria e il giornale dovrebbe farla propria -
Chiara Saraceno per la Presidenza della Repubblica ed Elena Granaglia come
Presidente del Consiglio, due studiose sociali di prim’ordine, due “beautiful
mind”, due persone all’altezza dei problemi sia del pane che delle rose. E magari
un governo con Anna Simonazzi all’Economia, e Antonella Stirati al Lavoro, e Stefania
Gabriele al Welfare, e Daniela Palma all’industria e chi più ne ha più ne metta
(magari la Bonino agli esteri), la magistrato Fiorillo che si rifiutò di
affidare Ruby alla Minetti alla Giustizia, e alla Cultura, ovvio, Luciana
Litizzetto. Tanto pane fragrante per la sinistra concreta – quella consapevole
che se non si risolve presto in una direzione o l’altra la questione europea
non c’è futuro, come tutte le donne proposte ben sanno -, e rose da inebriarsi
per quella light. Per me, solo vorrei un posticino da vice-sotto-segretario (a
parità dell’attuale mio salario si intende) perché una esperienza professionale
e politica così sarebbe unica al mondo. Un delizioso sogno alla Gianni Rodari? Manco
per niente. Bersani, dai, un po’ di coraggio.
( da il manifesto
19 marzo 2013)
PS In rete è stato segnalato che la Boldrini ha replicate
alle critiche circa l’assenza del tema dello sviluppo nel suo discorso di
insediamento sostenendo che i diritti ne sono premessa. La ricerca sociale,
storica ed economica più avvertita dice l’opposto. La priorità dei diritti
sullo sviluppo è una preposizione della teoria economica dominante, ma non
degli economisti classici come Turgot e di studiosi moderni come Jared Diamond,
per esempio.
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