Allora racconto una cosa buona: quando è stata nominata la SPD sono stati i primi a mettersi a ridere. Sulla Merkel c'è, invece, solo da piangere. Si legga quanto ella si faccia beffe di chi ritiene che un piano di investimenti pubblici sia parte della ripresa europea (questo naturalmente lo pensiamo anche noi).
Da un pezzo di Carlo Bastasi su il Sole:
<Anche la Germania
risente del rallentamento nell'area dell'euro. Ma il paese ha già intrapreso
una nuova strategia di sviluppo: attraverso la digitalizzazione delle
produzioni industriali, i tedeschi sono convinti di potersi assicurare altri
dieci anni di vantaggio sui concorrenti. Così all'uscita dall'ultimo Consiglio
europeo, la Cancelliera Merkel derideva i suoi colleghi: «Pensate che qualcuno
di loro è convinto di crescere aumentando gli investimenti pubblici». Un
istituto di ricerca berlinese stima che se la Germania avesse un livello di
investimenti pubblici nella media europea, il suo pil potenziale salirebbe
dall'1,25 al 2,25 per cento. Ma non è questa la strategia della Cancelliera.
Dopo il 22 settembre,
se avrà vinto elezioni più gravide di incognite di quanto si creda, Merkel
vuole una riunione tra i governi dell'euro per fare chiarezza su che cosa sia
importante per la crescita. A dicembre vuole che siano approvati i Trattati
bilaterali con cui tutti i paesi dell'euro si legheranno a programmi pluriennali
di riforme strutturali. Dopo sarà possibile creare un misterioso "Fondo di
solidarietà" con cui finanziare le riforme.>
L'impressione che i tedeschi si facciano sempre più pericolosi ed arroganti (non parlo dei sindacalisti ovviamente)
Ecco l'intervento:
« [...] Non
domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta
sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi
possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo. »
Questi
celebri versi di Eugenio Montale riassumono il senso del mio intervento. Il
mio giudizio sulle proposte dei compagni tedeschi, e su analoghe proposte
avanzate in Italia, non è positivo. Il pericolo politico che vedo è che ci si
rifugi in immaginifici piani Marshall di investimento tralasciando il fatto che
l’Eurozona avrebbe necessità di misure macroeconomiche di più rapido impatto,
inclusa una seria unione bancaria, e nel lungo periodo di una revisione dei
trattati. Ma le condizioni politiche per questo non vi sono. Molte critiche al
Piano dei compagni tedeschi sono state avanzate dai compagni del Keynes blog.
Esso “ sceglie di confermare l’assenza delle leve fiscali e monetarie che
caratterizzano la fragile impalcature dell’euro” e propone la via “seducente”
di un “Piano Marshall per l’Europa”. Cosa ci può essere di più condivisibile –
si domandano infatti i compagni del blog – “di una azione orientata a stimolare
gli investimenti “nella produzione di energia sostenibile, nella riduzione dei
consumi energetici, in settori industriali e servizi sostenibili, in istruzione
e formazione, in ricerca e sviluppo, in infrastrutture di trasporto moderne, in
città e comuni a basse emissioni e nell’efficienza delle pubbliche
amministrazioni.”? Peccato, tuttavia, che molta della domanda generata andrebbe
a favore delle imprese tedesche e che la Tobin tax fu pensata dal suo
proponente come un “granello di sabbia” nei meccanismi della speculazione e non
come fonte di risorse per il settore pubblico. Essi denunciano, infine, come il
piano destini “un’inezia” a interventi di “stabilizzazione della congiuntura”.
A queste
critiche se ne possono aggiungere alcune altre:
- mi
colpisce come nel documento l’unico accenno alle cause della crisi sia agli
“operatori finanziari”: è questa una spiegazione molto di comodo della crisi
che evita di additarne le cause di fondo nel peggioramento della distribuzione
del reddito a sfavore dei lavoratori, per cui lo sviluppo del credito al
consumo è stato funzionale a sostenere la domanda aggregata, e per ciò che
riguarda l’Europa, la creazione stessa dell’Euro. Che l’Euro sia molto simile
al gold standard, anzi peggio perché irreversibile, lo afferma la migliore ricerca
internazionale (da ultimo si veda il WP-NBER di Bordo e James, qui un sommario), fonte di
deflazione e crisi finanziarie. Certo, un altro Euro sarebbe possibile, ma ciò
è incompatibile con le caratteristiche di fondo del modello tedesco. I
sindacati tedeschi sono parte di quel modello. Attenzione che non faccio loro
una colpa, né ho qui ragione di dubitare della buona fede e della solidarietà
sincera dei compagni tedeschi. Mi limito a riflettere sui fatti. Forse andrebbe
però loro chiesto se essi facciano abbastanza per i settori dell’economia
tedesca in cui i salari, si dice, sono piuttosto magri. Ma non mi sentirei di
proporre ai compagni tedeschi di manomettere la loro perfetta Audi per dare
spazio alla mia scalcagnata Alfa Romeo, né loro avrebbero alcuna intenzione di
farlo. La Germania non è interessata ad assumere la leadership politica
dell’Europa, questa è una tragedia ed è un fatto (ci sono onori e oneri
nell’assumere una leadership, gli Stati Uniti sono un paese leader. La Germania
sa dominare, non sa guidare). E non è un’accusa alla Germania, semmai a uno
stupido europeismo e all’idiozia che ci ha condotto nella trappola dell’Euro.
- Nel merito
del Piano, a me sembra di poter dire che esso sia
*
ingestibile: chi è in grado di gestire una mole così grande di progetti in
campi così disparati e in tempo utile per intervenire sulla crisi.
* è assente
uno studio input-output degli effetti della spesa sui diversi sistemi
produttivi nazionali, avvalorando il sospetto del Keynes blog che i vantaggi
possano confluire fondamentalmente sull’industria tedesca (come minimo si
dovrebbero includere clausole che obblighino investimenti industriali nella
periferia per chi riceve finanziamenti);
* senza
sostegno finanziario: ma davvero ancora ci veniamo a raccontare favolette sulla
Tobin Tax, di nuovo lo specchietto per le allodole degli ingenui?
* siamo
sicuri che il settore privato, che il piano coinvolge, sia sensibile al
sostegno di investimenti finalizzati a tanti nobili obiettivi (riconversione
ecologica ecc.) in una situazione in cui le aspettative deprimono gli
investimenti?
Credo che lo
scetticismo del Keynes blog sia ben fondato. Ma sono in grado di proporre
alternative?
“Codesto solo oggi
possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo. “
Posso naturalmente recitare il solito
mantra di proposte, e forse non è inutile:
-
un intervento risoluto della BCE a garanzia dei debiti
sovrani è il primo passaggio. E’ stato detto a iosa che la BCE non dovrebbe
acquistare nulla. La BCE ha sinora salvato l’Eurozona, con l’OTM e anche la
scorsa settimana con l’impegno sui tassi. Dobbiamo ringraziare che c’è Draghi –
un banchiere centrale all’anglosassone a capo della BCE, e sappiamo con quali
resistenze se la debba fare. E’ possibile che la BCE debba andare oltre, con
misure più simili al quantitative easing
americano.
-
Un’unione bancaria che rompa l’abbraccio mortale fra stati
e banche
-
il coordinamento in senso espansivo delle politiche
fiscali. Non capisco perché la CGIL in Italia non si faccia portatrice della
proposta di Pasinetti di stabilizzare i rapporti debito pubblico/Pil in Europa
(invece di diminuirli come anche il documento tedesco accetta): con bassi tassi
di interesse ciò aprirebbe la strada a un deficit spending.
-
La Germania dovrebbe rilanciare i propri consumi interni,
lo faccia come crede.
-
Nel frattempo va cominciato un lavoro di riforma dei
Trattati europei a cominciare degli obiettivi della BCE e con un vero
coordinamento fiscale a livello europeo volto alla piena occupazione.
-
Va ripristinata rapidamente la possibilità di salvataggi
pubblici di imprese in difficoltà.
Non so se tutto
questo basterebbe a ovviare ai problemi strutturali dell’Euro-standard, ma è un
inizio. Elementi della tanta temuta (dall’opinione pubblica tedesca) tax-transfer
union
non sono infatti da escludere – e forse va spiegato è meglio che le
esportazioni verso la periferia la Germania li finanzi con trasferimenti
fiscali che con prestiti che non torneranno indietro.
L’alternativa – e
forse la più seria – sarebbe un’uscita della Germania dall’UME.
Nessuna di queste
soluzione è comunque in vista. La Germania non è interessata.
Sono sicuro che i
compagni tedeschi condividono molte di queste considerazioni – le condividono
molti economisti tedeschi di sinistra, basti leggere Social Europe. L’opinione
pubblica tedesca è contro di esse manipolata da un’elite intellettuale –
inclusa la maggioranza degli economisti – che non definirei ottusa (beh, gli
economisti sì), quanto tenacemente schierata a difesa del modello tedesco, e in
un certo senso non la biasimo. Biasimo di più il mio governo che non si batte
per nulla per gli interessi del mio paese – vendendo sfacciatamente fumo come
ha ripetutamente fatto nelle passate settimane.
Credo che l’Italia
abbia bisogno di una Piazza Taczim o di una Piazza Tarhir contro l’Euro, contro
quest’Euro, contro quest’Europa, e per un’Europa diversa. Solo 30 milioni di
persone in piazza possono forse cominciare a mutare qualcosa anche
nell’opinione pubblica tedesca.
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