mercoledì 28 dicembre 2011

Buon anno e a (molto) presto

Cari amici del blog,
mi scuserete per la lunga assenza. La chiusura dei corsi universitari e l'opportunità delle vacanze per chiudere alcuni lavori di ricerca mi hanno impedito di scrivere. Monitoriamo intanto la situazione. La liquidità concessa in maniera illimitata dalla BCE alle banche se non ha influito seriamente sugli spread ha tuttavia ridotto i tassi sulle nuove emissioni, almeno a guardare l'asta di oggi. Ma che questo comporti una soluzione di fondo è da dubitarne. Torneremo presto con riflessioni più approfondite e, speriamo, nuove iniziative. Lo scempio umano che si sta perpetrando in Grecia non viene ricordato da nessuna autorità "morale" (de te fabula narratur Presidente Napolitano?). Ringraziamo anche quegli sciagurati che hanno ucciso sul nascere un già intellettualmente deboluccio movimento italiano degli indignati. Non sanno, gli idioti, che la violenza è l'ultima risorsa, non la prima. Speriamo riprenda vigoroso.
Tanti auguri a tutti.
SC

venerdì 9 dicembre 2011

Fiasco del vertice europeo, doppio fiasco della manovra

 Consigli di lettura: questo è un buon rapporto sulla crisi dell'Eurozona da fonti insospettabili di radicalismo; gli effetti positivi della politica fiscale, contro alle tesi alla Merkel-Schauble-Alesina-Giavazzi-Perotti(-Monti?) "delle restrizioni fiscali espansive" e in questo saggio divulgativo (relativamente) della Christina Romer. (Dissentiamo dalla Romer dove sostiene: "When I was in the White House, I used to bristle when people would say I was a Keynesian economist. They acted as if I believed that fiscal stimulus mattered because of some theoretical book written in 1936, or because of what I was taught in graduate school. I used to say that I am not a Keynesian economist, I am an empirical economist. I believe what I do because of the empirical evidence." Attraverso il puro empirismo le conoscenze non possono avanzare! Grazie a Eurointelligence per aver segnalato l'ottimo Krugman (se si ravvedesse fino in fondo e abbandonasse totalmente l'approccio neoclassico!) che segnala un ottimo articolo sul vertice.
Qui di seguito la lettera...
Ai direttori de Il foglio e de Il riformista
Cari direttori,
i risultati del vertice europeo appena concluso sono stati deludenti persino per coloro che, come noi, non si aspettavano molto.

giovedì 8 dicembre 2011

Illusioni e realtà della manovra (dopo il vertice europeo)

Abbiano aggiornato questo articolo per tener conto dei risultati del vertice europeo (una prima versione fu pubblicata in bella evidenza dagli amici di Micromega on line a inizio settimana; la versione attuale èuscita domenica 11 dicembre con l'Unità). Poco da aggiornare, in realtà, visto che poco ci aspettavamo, ma è andata anche peggio. Un cupo medioevo nordico ci attende.
Un "austerity club" che ci sta portando verso il medioevo
Sergio Cesaratto e Lanfranco Turci
Vorremmo noi per primi illuderci che tutto questo servirà e siamo ammirati della reazione dignitosa del popolo italiano. Purtroppo riteniamo che questa manovra peggiorerà le cose in un quadro europeo che dopo il vertice appena concluso è divenuto, se possibile, più fosco. I nostri concittadini lo devono sapere.

lunedì 5 dicembre 2011

Stirati sulla manovra

Pubblichiamo una intervista a Antonella Stirati in uscita su Il fatto quotidiano. Interverremo presto sulla scorta anche degli esiti - da cui poco ci attendiamo - dell'incontro di Merkosy. Consiglio gli ultimi post di Ambrose Evans-Pritchard su The Telegraph.

Il Documento degli Economisti e la manovra
Il Governo Monti ha appena approvato i contenuti del “decreto salva Italia”. Come previsto, la manovra è incentrata su forti tagli alle pensioni e alla sanità. Ho chiesto un commento ad Antonella Stirati, professore ordinario di Economia all’Università di Roma Tre e promotrice di un Documento degli Economisti firmato da molti nomi di prestigio nazionale e internazionale.

giovedì 1 dicembre 2011

Malata la finanza o l’economia reale?

Pubblichiamo oggi una trascrizione degli appunti che avevo preso per un intervento a un convegno che possono essere di qualche interesse circa l'interpretazione della crisi . Nel frattempo un ottimo aggiornamento sul dibattito europeo è sul NYT di oggi. La sintesi della situazione è che i mercati non crederanno anche in interventi un po' più sostanziosi, in primo luogo perché barocchi nell'architettura (la BCE che finanzia il FMI che poi presta soldi ai paesi indebitati o diavolerie del genere); e in secondo luogo perché le misure di austerità che la Germania chiede determineranno un aggravamento della situazione (oltre a una espropriazione inaccettabile delle sovranità nazionali): "New disciplinary rules do little to address the structural flaws in the euro zone, where countries of very different economic levels, models and export potentials share the same currency, creating persistent trade and credit imbalances. Structural reforms inside countries, no matter how valuable in the long run, take a long time to work. And austerity alone cannot produce economic growth, which is the main cure for too much debt." Prof. Monti, cosa risponde?
Malata la finanza o l’economia reale? E’ il capitalismo a essere perverso
Sergio Cesaratto
In occasione di un convegno per il 40° anniversario della Fondazione Brodolini mi sono trovato a discutere la relazione di uno studioso tedesco, C.Kellerman, il quale sosteneva che causa della crisi finanziaria e degli squilibri globali ed europei fosse stata la finanza sregolata. Questo mi ha consentito talune considerazioni su un frequente fraintendimento nella sinistra secondo il quale, in fondo, l’economia reale sarebbe sana mentre è l’economia finanziaria a esser malata. Questa tesi a ben vedere, è la medesima con cui gli economisti ortodossi - inclusi quelli più liberal come Stiglitz o Krugman - si sono difesi per non aver visto l’arrivo della crisi (non sapevamo, non vedevamo). E’ vero, Kellerman metteva anche la crescente iniquità nella distribuzione del reddito fra le ragioni della crisi, ma senza connetterla con l’altra presunta causa.

sabato 26 novembre 2011

Questa sinistra di santi, poeti e tea-dem ©

Pubblichiamo un nostro articolo su il manifesto di sabato 26 novembre. Ci sembra solo di dover aggiungere che se lì si mette criticamente in luce il non-riformismo della tradizione amendoliana, andava per contro anche criticamente segnalata l'altra tradizione comunista, quella ingraiana. Questa'ultima, forse scevra di simpatie filo-sovietiche e più libertaria, ha potuto fare a meno di legittimarsi sottoscrivendo il liberismo quale unica forma di funzionamento del capitalismo. Ma anch'essa si è sempre mostrata lontana da ogni pragmatismo, inseguendo miti e sogni, gettando costantemente il cuore oltre l'ostacolo, e rimanendone così costantemente al di qua. Le influenze di tale tradizione sono manifeste nel vendolismo. Tra Ingrao e Amendola non c'era granché nel Pci - sebbene lì fossero comunque giganti a scontrarsi, questo non va dimenticato. La vera socialdemocrazia riformista del Pci andava ricercata a livello locale, negli asili nido rossi di Loris Malaguzzi, e la mia collaborazione con Lanfranco Turci così si spiega. Non posso che rimandare a Paggi e D'Angelillo (Einaudi 1986).
Liberisti, non riformisti
Sergio Cesaratto
La destra liberista del PD sta vivendo la sua stagione più felice, e com’è nello stile di chi si è sentito incompreso e ha covato a lungo rancore, appare non voler far prigionieri per chi nel PD o a sinistra la pensa diversamente. Sebbene tale destra abbia provenienze varie, queste si sono felicemente ritrovate in un’eredità culturale del Partito Comunista la cui nobile ascendenza è nella sua ala Amendoliana. Ci sembra di poter muovere tre appunti alla destra del PD: a) appropriazione indebita del termine riformista; b) provincialismo; c) irresponsabilità.

mercoledì 23 novembre 2011

Antonella Stirati sul documento degli economisti

Pubblichiamo un articolo di Antonella Stirati uscito oggi (23 novembre) in buona evidenza su l'Unità (titolo redazionale). Segnaliamo anche un bell'articolo di Marco d'Eramo su il manifesto del 22 novembre (grazie Cesare Coppoli). Un articolo su Wall Street Journal suggerisce quanto diciamo da tempo: che la crescita del debito pubblico italiano sia stata dovuta all'adesione dell'Italia al sistema monetario europeo nel 1979 (i cambi fissi comportarono elevati tassi di interesse e perdita competitività) - oltre al mancato allineamento delle entrate fiscali, anche lasciando correre l'evasione, alla spesa sociale avvicinatasi agli standard europei negli anni 1970. Sebbene lo studio di Eichengreen et al. per la Banca d'Italia scagioni l'UME dai disastri più recenti, è chiaro che la vicenda SME più "divorzio" fra Tesoro/BdI - un golpe extra-parlamentare quest'ultimo perpetrato dai Padri della Patria Ciampi-Andreatta - furono un de te fabula narratur. Di Padri della Patria di tal genere continuiamo ad averne ora col magico consenso (per ora) degli italiani. Preparatevi al ritorno della destra, prima o poi, ma Berlusconi ci apparirà uno statista al confronto di ciò che verrà.
L’attuale politica dell’Unione mina la crescita
Antonella Stirati*
Alcune centinaia di economisti italiani e stranieri, tra i quali moltissimi nomi illustri, hanno sottoscritto un documento (http://documentoeconomisti.blogspot.com) in cui si sottolinea la necessità e l’urgenza di un rovesciamento di prospettiva nella politica economica in Italia e in Europa. In assenza di tale cambiamento, e se si procede sulla linea dell’austerità, sostengono, si avrà una ulteriore grave caduta dell’occupazione e dell’attività produttiva, che potrebbe compromettere la stabilità economica, sociale e finanziaria dell’Italia e di tutta l’Eurozona. In questo modo si andrebbe verso una rottura dell’Unione Monetaria e probabilmente del mercato unico europeo.

sabato 19 novembre 2011

Trecento economisti per un salvare l’Europa

Sergio Cesaratto
Trecento autorevoli economisti italiani e stranieri, De Cecco, Nuti, Artoni, Bosi, Paladini, Pivetti per citare solo alcuni italiani, hanno sottoscritto un documento perché il nostro paese non accetti supinamente politiche errate e controproducenti che ci sono “richieste dall’Europa” e che  peggioreranno irrimediabilmente la crisi nostra e dell’Unione. Purtroppo il nuovo Presidente del Consiglio, la sinistra parlamentare e i suoi organi di informazione hanno lasciato alla destra, anche nel dibattito parlamentare, uno strumentale monopolio di queste idee.

giovedì 17 novembre 2011

E ora prof. Monti?

Cari tutti, una studentessa mi ha chiesto che fine aveva fatto il vostro blogger lasciandola a bocca asciutta sul nascituro govermo Monti. Eravamo occupati al lancio, in particolare con Antonella Stirati e Roberto Ciccone, di un documento di economisti che propone politiche ben diverse di quelle che, temiamo, il prof. Monti adotterà, con conseguenze disastrose. Un gruppo di economisti senior (Acocella, Artoni, Bosi, De Cecco, Nuti, ci ha da subito sostenuto, li ringraziamo). Ve lo proponiamo. Già stasera (giovedì) L'infedele l'ha menzionato. Domani Ferrara ne farà una bandiera sul Il foglio. Chissà i giornali della sinistra.
Le adesioni sono quelle al tardo pomeriggio di giovedì. Decine sono poi pervenute, ahimé molte internazionali, ma le mailing list di economisti italiani a nostra disposizione non erano buone e di segreterie non ne abbiamo. Gli aggiornamenti sul blog gemello http://documentoeconomisti.blogspot.com (where an English translation is posted).
Al Parlamento della Repubblica Italiana e alle forze politiche

Per un cambiamento della  politica economica in Italia ed Europa che rilanci domanda,
 sviluppo e occupazione

In questo difficile momento il paese ha bisogno di un governo autorevole che agisca con determinazione sia all’interno che nel quadro europeo e globale. Pur non nascondendo le gravi responsabilità che competono a buona parte della classe dirigente nazionale per non aver saputo attuare politiche che favorissero lo sviluppo del paese, la stagnazione dell’economia italiana nell’ultima decade trova la sua principale spiegazione nell’ambito del contesto macroeconomico europeo, e in particolare nell’assenza, nella costruzione dell’Unione Monetaria, di un quadro di politiche fiscali e monetarie coordinate volte alla crescita, alla piena occupazione, all’equilibrio commerciale fra gli stati membri, e a una maggiore equità distributiva nei paesi e fra i paesi.

venerdì 11 novembre 2011

Noi (cioè voi) faremo la nostra parte

Pubblichiamo un articolo pubblicato oggi (11 novembre) da Left (Avvenimenti) allegato in questa occasione all’Unità. Per fortuna, pur se anche Left si è cautelato relegandoci lontano dalle pagine della politica,  perché difficilmente sul giornale del PD trovereste nulla su quello che un nuovo esecutivo dovrebbe richiedere all’Europa e di diverso fare in Italia - a parte un generico richiamo a equità (nei sacrifici, sia ben chiaro!) e patrimoniale. Fa rabbia, scusate il tocco di anti-politica, sentire i dirigenti PD affermare: “noi faremo la nostra parte”. Onestà vorrebbe che dicessero “noi faremo fare a voi, popolo della sinistra, la più parte”. Da leggere Roubini sul FT di oggi, (qui). La sostanza è che Berlusconi o no, in quest’Europa l’Italia non ce la farà mai, nonostante il PD intenda farci fare la nostra parte. Da leggere anche Eichengreen (sul Sole). Krugman neppure lo cito (seguite il suo blog). Colpisce che Ferrara lo sbatta in prima, ma sarebbe da sciocchi farsi spiazzare dal suo evidente uso strumentale di chi critica l’attuale assetto europeo per scagionare il cavaliere dalle sue responsabilità.
Marco Santoni mi segnala infine un'ottimo articolo Mariana Mazzucato, Professor of Economics, University of Sussex sul perché l'uscita (ma ci sara?) di B. non è sufficiente.

lunedì 7 novembre 2011

Articolo su Social Europe Journal

Pubblichiamo un articolo con Turci su Social Europe. Vi aggiorniamo con l'occasione sulla base di Eurointelligence circa la controversia sui SDR (si veda il post precedente).  Ormai l'Europa naviga a vista nel triangolo delle Bermude e la Germania si sta assumendo una responsabilità storica.

domenica 6 novembre 2011

L’Italia capro espiatorio del G-niente

Il recente summit del G-20 è stato il più privo di contenuti fra quelli sinora svoltisi. L’Europa si era presentata reduce dei risultati dell’ennesimo vertice europeo il 26 ottobre, il terzo a proclamare la risposta definitiva alla crisi europea, senza alcuna vera proposta di sostanza tranne il cappello in mano per chiedere un aiuto finanziario esterno ai paesi emergenti. Questi hanno risposto picche  sostenendo, giustamente, che l’Europa non ha bisogno di aiuti esterni e che se la deve vedere al suo interno: in particolare ci pensasse la Germania, col suo ampio surplus commerciale, a sostenere la periferia.

giovedì 3 novembre 2011

Cartellino rosso per la Grecia. Ma allora si può essere esplusi.

Pubblichiamo un articolo con Turci su Europa quotidiano.
Nel frattempo Merkel-Sarkozy minacciano la Grecia di espulsione. Ma allora un'uscita dall'Euro non è così drammatica. Speriamo presto di poter istruire un po' questo passaggio (che temiamo comunque drammatico per grandi paesi). Segnaliamo ottimo articolo di Wray e va letto con quello di Wolf sul FT: entrambi mostrano come i paesi in disavanzo estero possono restituire il debito ai paesi in surplus solo se i ruoli si invertono, ma l'arcigna Germania questa matematica proprio non la vuole capire e pensa di risolvere tutto a cartellini rossi.
Intanto Giuliano Ferrara continua a perseguitarmi nominandomi con grande enfasi a Radio Londra domenica sera. Condivisibile tutto ciò che ha detto sull'Europa, squallido l'appoggio a Berlusconi, peraltro un non sequitor fra le critiche alla BCE e il consiglio al Cavaliere di far approvare per decreto i dicktat dell'UE. Solo per completezza, interviste su il Foglio (ero ancora all'oscuro del "premio") a Radio 3. Oggi anche Turci è su il Foglio. Il buon Bordin ha citato ieri la mia intervista alla Rassegna stampa di Radio Radicale, e l'ha di nuovo richiamata oggi (anche su il Riformista) mettendo in luce come un commento (del giornalista) introdotto dopo che avevo controllato il testo: "E’ una totale convergenza di fatto con Krugman e Berlusconi." fosse un non sequitur un po' troppo spregiudicato. Grazie. Alcuni a sinistra storceranno comunque il naso: vedete, vi fate strumentalizzare dalla destra (pubblicherò qui i commenti al mio "premio" appena possibile). A parte che Ferrara non ce lo siamo andati noi a crcare, è invece importante che anche in maniera provocatoria certe idee si facciano spazio (vedi La Malfa su l'Unità che ci cita e critica il tardivo pentimento di Tabellini e L.Reichlin sul ruolo della BCE). Si stia attenti, sebbene liberarsi di Berlusconi ci farà tirare un sospiro di sollievo e calare ai livelli spagnoli gli spread, Monti o chi per lui ci imporrà (ma ci riuscirà?) una agenda liberista che non c'entra nulla con la (necessaria) crescita. Questa richiede una nuova Europa e la ripresa della domanda aggregata nei paesi forti e un nuovo governo con la schiena dritta che la pretenda. Poi dovremo fare i compiti a casa. Ma qui rimando all'articolo.

martedì 1 novembre 2011

Piccole censure de l'Unità e premi de il Foglio

Pubblichiamo un intervento su l'Unità che è uscito in una versione non aggiornata. L'aggiornamento (che fu inviato due volte), che è quella che qui pubblichiamo, commentava anche le condivisibili dichiarazioni di Berlusconi sull'Euro. In calce alleghiamo una lettera inviata al direttore del giornale, persona peraltro cortese.
Nel frattempo le cose si aggravano, com'era facilmente prevedibile. Segnalo l'articolo di Buiter sul FT. Interessanti anche le dichiarazioni di Yu Yonding, un ex funzionario della Banca della Cina Popolare che spiega che non v'è ragione per cui la Cina debba sostenere i titoli sovrani della periferia europea: l'UE ha un surplus esterno di parte corrente (attivo della bilancia dei pagamenti) per cui si può benissimo aiutare da sola. Perché la Cina dovrebbe aiutare se non lo fa la Germania? Già.

PS Poco dopo aver scritto questo, su segnalazione di un collega ho scoperto di aver vinto uno sconcertante premio (alcuni di voi lo sanno per e mail):
1 novembre 2011
Nuovi premi giornalistici del Foglio
PREMIO "FRASE PIU' IMPORTANTE DELL'ANNO"
Vince Sergio Cesaratto, che sull'Unità ha il coraggio di dire alla sinistra la verità sull'Europa e il nostro debito
Il Foglio istituisce un nuovo premio giornalistico, "Le frasi più importanti dell'anno". La prima edizione è vinta dall'economista Sergio Cesaratto, ordinario di Politica economica ed Economia dello sviluppo all'Università di Siena, per questo passaggio nel suo intervento di oggi sull'Unità:
"Possiamo ben dire che è questa Europa che sta facendo esplodere il debito italiano e non viceversa. Al popolo della sinistra va detta la verità!"
Sergio Cesaratto, economista, sull'Unità di martedì 1 novembre 2011
Sul sito de il Foglio le motivazioni audio, devo dire equilibrate e divertenti, di Giuliano Ferrara. Il pericolo era una sfacciata strumentalizzazione pro-Berlusconi che però non appare.  I primi commenti di qualche amico/a sono incoraggianti nel senso che è importante che certe posizioni abbiano risonanza, anche se in maniera un po' provocatoria per la sinistra, che non può sacrificare il paese in nome dell'anti-berlusconismo. Meno male che l'Unità non ha pubblicato la versione aggiornata (qui sotto), sennò mi avrebbero fatto santo. Che mondo buffo. (Per gli amici all'estero: il Foglio è un piccolo ma influente quotidiano finanziato da Berlusconi. Lo dirige Giuliano Ferrara, figlio di dirigenti comunisti ed ex dirigente comunista. Scaltro e intelligentissimo, ottimo giornalista, fra i migliori in Italia, è assai influente e ascoltato consigliere di Berlusconi).
NB il premio è un abbonamento on line a il Foglio

giovedì 27 ottobre 2011

L’eredità di Garegnani è nella politica economica

Pubblichiamo più sotto una piccola polemica con Salvatore Biasco uscita su il Riformista (con un titolo diverso da quello qui sopra che era quello da me suggerito).
Nel frattempo il grande accordo europeo, l'ennesimo, ha generato un'euforia nei mercati (oltre del solito Corradino Mineo su Rainews) che non si vede per quale ragione debba durare (Munchau è stamane della medesima opinione). Il potere di fuoco del fondo "salva-stati" (l'EFSF) è stato esteso, si dice, a 1000 miliardi di euro. I meccanismi attraverso cui ciò dovrebbe accadere sono oscuri, si capirà meglio i prossimi giorni, ma temo che quando si capirà meglio si vedrà che dietro c'è poco o niente (qualche spiegazione critica la offre Perotti, ma ancor meglio il FT: quello che residua dai famosi 440 miliardi del EFSF una volta sostenuta la Grecia e le banche vengono usati (a) per offrire un 20% di assicurazione su eventuali perdite per chi acquista titoli sovrani; (b) si creano titoli dal nome inquietante di "veicoli speciali", che Munchau, ha già definito tossici, in cui si impacchettano un po' di fondi EFSF e titoli di stato sovrani sperando che la Cina se li compri! Ma mi faccia il piacere, direbbe Totò). L'unica sostanza la può mettere la BCE, ma ci siamo quasi stancati di ripeterlo. Inoltre nessun problema fondamentale che ha generato gli squilibri europei viene affrontato. Anche se si condona un po' di debito alla Grecia (ma sarà vero? e chi paga? solo le banche tedesche creditrici o anche noi?), quel paese non può in quest'Europa ritornare competitivo. E questo vale anche per noi.
L’eredità di Garegnani nell’economia politica
Sergio Cesaratto
Il riformista (19/10) ha tempestivamente dato la notizia della morte di Pierangelo Garegnani riportando le parole non rituali del Presidente Napolitano che ricordavano il legame che lo accumunava allo scomparso nell’amicizia con Piero Sraffa. I giudizi attribuiti a Salvatore Biasco mi sembrano tuttavia fuorvianti nel rappresentare l’eredità intellettuale di Garegnani e dello stesso Sraffa. Si sostiene che Garegnani non arrivò a una “rifondazione dell’economia politica se non nei presupposti del ragionamento economico, senza arrivare a tematiche di politica economica”. La verità è invece che Garegnani ebbe sempre ben presente che lo scopo ultimo della sua ricerca teorica fosse sia la continuazione della critica dell’economia politica dominante avviata da Marx,
 dunque dell’ideologia che giustifica il capitalismo, sia la derivazione di ricette economiche volte a correggere a favore dei salari e dell’occupazione le storture più evidenti di questo sistema. Garegnani non ha neanche mai  dismesso il suo interesse per la comprensione di ciò che andò storto nel “socialismo realizzato”, un tema frettolosamente rimosso dalla sinistra.
Più nel dettaglio, la ripresa dell’approccio degli economisti classici pose alla base della distribuzione fra salari e profitti i rapporti di forza fra le classi sociali, rigettando l’idea di una distribuzione “naturale” – un approccio che fu assai influente sulle lotte operaie dell’autunno caldo. Inoltre i risultati della “controversia sulla teoria del capitale” minarono alle fondamenta la teoria marginalista (o neoclassica) dominante, e con essa l’idea che la flessibilità dei salari portasse alla piena occupazione. Garegnani ha consentito così di irrobustire la critica keynesiana proprio dove era maggiormente esposta, edulcorata, al riassorbimento nella teoria dominante. Il clamore delle critiche sraffiane che dagli anni ‘60 diede impulso al fiorire nel mondo di analisi economiche alternative, inclusa la nascita della Facoltà di Economia di Modena, fucina di studi concreti, basti ricordare i lavori di Pivetti, De Vivo, Ginzburg, Vianello ed altri, fra cui lo stesso Biasco, sull’economia italiana e internazionale. Molti economisti dei paesi emergenti hanno riconosciuto le implicazioni di quelle critiche per l’analisi dello sviluppo.
Sul fronte politico, proprio citando Garegnani, Paggi e D’Angelillo mossero nel 1986 una critica assai attuale al “riformismo” del PCI. Essi spiegarono, sulla base di convincenti considerazioni storiche, come influenti dirigenti del partito avessero assimilato il pensiero economico dominante sino a vedere gli avanzamenti della classe lavoratrici come fondamentalmente incompatibili col capitalismo e dunque da contenere. Questo mentre nelle socialdemocrazie nordiche il rigetto dell’idea di una distribuzione naturale del reddito, mutuata in quel caso da Myrdal, favoriva progressi concreti e stabili dei lavoratori.
Non v’è dubbio che l’importanza  Garegnani ha attribuito ai temi teorici, in particolare al proseguimento della critica alla teoria marginalista del capitale, può aver deformato l’immagine della scuola sraffiana. Quell’importanza scaturì dalla consapevolezza che solo un attacco alla “cittadella” teorica neoclassica, come la definiva Keynes, poteva consolidare la critica alle conclusioni di politica economica di quella teoria. In virtù di ciò, le conseguenze dell’analisi di Garegnani e Sraffa su ogni aspetto di quella teoria risultano devastanti e promettenti per una ricostruzione su linee nuove che è già da tempo in corso. Lo testimonia il fatto che molti economisti sraffiani sono oggi in prima linea, con argomentazioni coraggiose, sui temi della crisi italiana ed europea. Alle volte v’è forse stato un ritardo nel comunicare i risultati realizzati. Le forze disponibili sono oggi più limitate nel mutato clima culturale, e ciò non aiuta. Le carriere accademiche in campo non conformista sono divenute difficili; la giustissima valutazione della ricerca universitaria è utilizzata per cancellare il dissenso. [Cogliamo l’occasione per richiamare l’attenzione del Presidente Napolitano su questo.]*
(il Riformista 26 ottobre 2011)
* Passo omesso dal giornale.

martedì 25 ottobre 2011

L'Italia capro espiatorio

Pubblichiamo un intervento a un dibattito con Stefano Fassina all'Università di Modena.
Nel frattempo il nostro paese è diventato il capro espiatorio della coppia Merkel-Sarkozy che, incapace di decidere alcunché di serio per frenare il collasso dell'Eurozona, non han trovato di meglio che prendersela col nostro paese, complice il burlone che ci rappresenta. La altrettanto clownesca coppia M-S è arrivata a far credere che, risolti i problemi della Grecia (sic), i problemi europei sono causati dall'Italia! Ma, ammesso e non concesso che il debito italiano sia un problema, questo è lì da vent'anni: allora perché nel passato non era un problema? Lo è ora perché la Germania impedisce alla BCE di intervenire offrendo la garanzia illimitata di cui abbiam parlato tante volte, ribadita in queste ore da Guido Tabellini, De Grauwe, il finanziere Soros e tante altre autorità (v. sotto, v. anche oggi Martin Wolf sul FT). L'improbabile coppia M-S deciderà cose inutili nel vertice di oggi (mercoledì) su cui torneremo. Intanto le misure imposte all'Italia peggioreranno la situazione nostra e dell'intera Europa.
Ma quasi tutti gli esponenti politici, in prima linea molti del PD, hanno introiettato il senso di colpa instillatoci dalla buffa coppia S-M, e ci chiamano al doveroso supplizio. Dio acceca coloro che vuol perdere, peccato però che noi non possiamo scendere da questo bus.
Nell'intervento qui sotto cerchiamo, fra l'altro, di risalire alla radice storica, nel PCI, delle posizioni degli esponenti del PD. In un "box" critichiamo l'idea che la causa ultima della crisi sia in una presunta "finanziarizzazione" dell'economia, cosa che fa credere che l'economia (capitalistica) "reale" sia "sana". In realtà la finanziarizzazione cerca di colmare le contraddizioni dell'"economia reale", ma aprendone di nuove.

mercoledì 19 ottobre 2011

Ciao Piero

Sabato 15 è mancato Pierangelo Garegnani, l'allievo di Piero Sraffa e uno dei maggiori economicti eterodossi di sempre. Le esequie si sono tenute a Genova mercoledì 19 ottobre. Pubblichiamo al riguardo un mio articolo sul l'Unità e uno di Antonella Stirati su il manifesto. Torneremo ancora sul contributo di Garegnani all'analisi economica e alla sinistra.
Ecco la dichiarazione di Giorgio Napolitano: "Fu allievo fedele e premuroso, e studioso altamente qualificato di Piero Sraffa, e si adoperò intensamente per tramandarne l'eredità di pensiero. Dall'amicizia per il suo maestro eravamo profondamente legati, e anche per questa ragione lo ricordo con commozione" (da Il riformista 19 ottobre). Grazie Presidente.
La scomparsa di un Maestro dell’economia critica
(l'Unità 19 ottobre 2011)
Sergio Cesaratto
La figura di Pierangelo Garegnani è inscindibilmente legata alla critica alla teoria economica dominante e alla ripresa dell’approccio degli economisti classici e di Marx. Tale lavoro era stato avviato sin dagli anni venti del secolo scorso da Piero Sraffa, di cui Garegnani era l’allievo prediletto.

mercoledì 12 ottobre 2011

Debito pubblico: quello che i moderati del Pd non capiscono


 Pubblichiamo un intervento con Turci su Europa quotidiano (mercoledì 12 ottobre). Nel frattempo, è curioso come un appello di 100 personalità europee pubblicato oggi da Il Sole spiazzi "a sinistra" i moderati del PD (Veltroni, E.Letta & c.), che critichiamo nel nostro articolo. Si legge fra l'altro:"i governi dell'Eurozona dovranno dare mandato al Fondo europeo per la stabilità finanziaria (EFSF) e alla Banca centrale europea (BCE) per cooperare al fine di riportare la crisi sotto controllo. Tali istituzioni potrebbero garantire ed, infine, ricapitalizzare il sistema bancario e permettere ai paesi in difficoltà di rifinanziare il proprio debito, entro limiti prestabiliti, emettendo buoni del tesoro che possono essere ceduti a risconto alla BCE, di fatto senza costi." Fra i firmatari italiani, Bonino, Marcegaglia e D'Alema. Interessanti le richieste del candidato (sconfitto) al primo turno delle primarie per la premiership socialista in Francia: "In a letter published by Libération the Arnaud Montebourg, who came third in the Socialist presidential contest, has put a list of demands to Francois Hollande and Martine Aubry, before he will make up his mind on whom to endorse. Montebourg wants a financial transaction tax to pay for the public debt that many euro states had to accumulate in order to safeguard the banks. Also he wants to reform the ECB’s rulebook so that it can buy government bonds on the primary market. Also, he wants to reinforce protectionist measures to avoid foreign control of strategically important companies and outsourcing of staff. Lastly he wants to increase democratic control of French politics by augmenting the parliament’s powers, limiting the president’s impunity and making the judiciary system more independent. Montebourg came in third with 17%. "

giovedì 6 ottobre 2011

Il cilicio di Enrico Letta: come confondere rigore e competenza economica con austerity

Pubblichiamo un nostro articolo su Left in edicola venerdì 7 ottobre.
I falsi profeti dell'austerity
di Sergio Cesaratto
Due elementi che si ritrovano sia nella lettera della Bce al governo italiano che nelle proposte della Confindustria appaiono particolarmente discutibili: l’innalzamento dell’età pensionabile e le privatizzazioni del patrimonio pubblico. Circa l’età pensionabile si dimentica in genere che il suo accrescimento comporta minori opportunità di occupazione per i giovani. Non è un caso che con l’aumento dell’età effettiva di pensionamento che si è avuta nel nostro Paese durante gli ultimi anni, le pur meno numerosi coorti di giovani abbiano trovato difficoltà crescenti a trovare lavoro.

lunedì 3 ottobre 2011

Intervento a un convegno della sinistra

Pubblichiamo oggi un nostro intervento a un incontro di una forza politica del centro-sinistra – non importa dire quale. Sebbene nell’intervento si ripetono cose note ai lettori, ho inserito aggiornamenti sull’evoluzione del quadro europeo e i riferimenti alla stampa internazionale a oggi lunedì 3 ottobre.
Quello che la sinistra dovrebbe dire sull'Europa
Sergio Cesaratto
1. Manovre non solo inique, ma inutili; peggio, dannose.
Quello che colpisce del dibattito politico italiano è l’assenza della problematica europea. Non v’è dubbio che l’Unione Monetaria Europea (EMU) abbia inciso negativamente sull’economia del paese in seguito sia alla perdita di competitività che, con la rinuncia alla banca centrale sovrana, in termini di sostenibilità del debito pubblico (insostenibile ai tassi attuali). La sinistra italiana ha introiettato una sorta di senso di colpa per cui con un debito pubblico al 120% del PIL il paese non ha diritto a una voce in  capitolo in Europa. Condivisa dalla massima autorità istituzionale del paese, tale preoccupazione porta a ritenere che solo presentando le credenziali giuste sui conti pubblici il paese potrà esigere qualcosa dall’Europa. E’ una prospettiva sbagliata dal punto di vista economico.

sabato 24 settembre 2011

L'Europa sarà costretta ad agire? e un articolo su Bonino e flessibilità del lavoro

Aggiornamento lunedì 26 settembre: il vertice IMF con i ministri finanziari mondiali a Washington nel fine settimana ha concluso poco. Merkel e satelliti hanno chiaramente problemi interni a convincere i propri partiti e il proprio elettorato della necessità di una urgente azione radicale quale quella suggerita dagli americani: utilizzare, in sostanza, i 440 miliardi del fondo EFSF per accrescere il capitale della BCE in modo che questa possa dispiegare un volume di fuoco dell’ordine dei trilioni e tranquillizzare i mercati. Tutti i leader mondiali hanno fatto pressione (un ottimo resoconto qui). Forse i tedeschi dovrebbero dire la verità al loro popolo circa il pasticcio in cui l’Europa ha cacciato se stessa e il mondo.
Bini Smaghi si è detto a favore della proposta americana, il che fa ritenere che Draghi la pensi allo stesso modo, ma un membro tedesco della BCE ha invece dichiarato che essa fermerà gli acquisiti di titoli nei prossimi giorni (Eurointelligence commenta che questo tale non ha specificato su quale pianeta egli viva). Purtroppo il livello è questo (leader a banchieri centrali extra-Europei, si capisce dalle cronache, sono inorriditi). Nazioncine da Vedova allegra, non solo la Germania, possono bloccare tutto - i Parlamenti nazionali devono ancora approvare le inutili misure prese dall’Europa lo scorso luglio – precostituendo quell’”evento” tale da scatenare il panico finanziario. E in questa situazione l’Italia deve tornare in settimana a collocare titoli sul mercato.
Sabato 24 settembre: Pubblichiamo un articolo con Turci (Cara Bonino, è populismo liberale) uscito venerdì su Europa quotidiano in cui critichiamo l'appoggio dato da Emma Bonino alla proposta Ichino et al. di riforma dei contratti di lavoro. Ci è sembrata una buona opportunità per discutere dello spiacevole liberismo dei radicali italiani. Libertari ci va bene, liberali così così, ma liberisti proprio no. Ci ha fatto piacere che Bordin nell'ottima rassegna stampa di Radio radicale l'abbia letto tutto contrapponendolo a un articolo sul Il Fatto di  Antonio Padoa-Schioppa (sic) che sosteneva tutto l'opposto. Del "populista liberale" diedi molti anni fa a Della Vedova intendendo i luoghi comuni derivati dall'analisi neoclassica. Nel frattempo nei meetings finanziari di questo fine settimana si è accresciuta la pressione di Obama perchè l’Europa non mandi il mondo a rotoli. Secondo il NYT la  pressione ha preso due forme: (a) smentire l’argomento moralistico che la crisi è dovuta alla dissipatezza fiscale dei paesi periferici; ammesso che ciò sia vero (e sappiamo che non è vero e che le banche tedesche hanno direttamente foraggiato i boom immobiliari in quei paesi), le esportazioni tedesche ne hanno comunque beneficiato enormemente: “There’s a growing narrative that this is a morality play, that this is all about fiscal profligacy in Southern Europe,” said Austan Goolsbee, a former top economic adviser to Mr. Obama, speaking on a panel discussion Thursday at the I.M.F. offices. “But if the Germans are saying, ‘We don’t like the spending by Southern Europe,’ they must also recognize that they’ve been the great beneficiaries.” E infatti gli imprenditori tedeschi chiedono il rafforzamento dell’impegno tedesco. (b) gli americani suggeriscono, l’aveva già fatto Geithner in Polonia la scorsa settimana, che i fondi europei (EFSF) vengano impiegati come leva finanziaria affinché la BCE possa acquistare un multiplo di titoli pubblici della periferia (uno strumento che Tesoro e Fed Usa avevano utilizzato nel 2008). Infine aumenta la pressione per una diminuzione dei tassi BCE, cosa che essa si appresta auspicabilmente a fare, smentendo per la seconda volta se stessa in mezzo alla crisi (già nella tarda primavera 2008 essa aveva aumentato i tassi con la crisi incombente, in ubbidienza ai tedeschi che volevano intimidire la Ig-Metal, per poi tornare frettolosamente indietro nell’autunno; veramente ai tedeschi andrebbe tolta qualsiasi poltrona nella BCE).

giovedì 22 settembre 2011

La Germania, la BCE e il resto del mondo... e un appello

Pubblichiamo un nostro articolo uscito sul quotidiano on-line Lettera 43. Nel frattempo Eurointelligence ci avverte che il Presidente della Bundesbank Jens Weidman ha invitato la fronda ultra-conservatrice all’interno della BCE – che include i governatori delle banche centrali del Lussemburgo e dell’Olanda – per studiare le strategia per opporsi all’intervento della BCE a impedire l’esplosione dell’Euro. Commenta Eurointelligence: “Questo gruppo non costituisce una maggioranza determinante…[ma] questo è uno sviluppo il cui significato non può essere sopravalutato. La Germania è in rivolta aperta contro le politiche di soluzione della crisi dell’eurozona”.
Ciò mentre si moltiplicano le voci da commentatori spesso vicini al mondo finanziario (Martin Wolf, Pierpaolo Benigno) a favore di un intervento risoluto della BCE quale invocato da tempo su questo blog: <“The E.C.B. can stop this crisis in a minute if they want to,” said Guntram B. Wolff, deputy director of Bruegel, a research organization in Brussels. The bank, he said, could simply overwhelm bond markets by buying huge quantities of debt from Greece, which is effectively insolvent, as well as other countries that have come under attack, like Italy. End of crisis> si legge (v. anche qui). Significativo l’eco nei media internazionali del sostegno di Adam Posen, un economista americano che è fra i nove membri del comitato di politica monetaria della Banca d’Inghilterra, all’intervento risoluto della BCE. La FED ha deciso ieri di farlo nel terzo “Quantitative easing”, immissione di liquidità nel sistema per abbassare i tassi di interesse (questo può non bastare, i tassi bassi sono come portare il cavallo alla fonte, non è detto che beva; allora serve la politica fiscale, ma i Repubblicani si oppongono). Ma in Europa il ministro delle finanze tedesco Schauble (che comincia a essere scimmiottato dai Repubblicani-Tea Party americani) dice no: “"We don't believe that you can resolve real economic problems trough monetary policy". E persino il falchetto Lorenzo Bini Smaghi (membro del Board esecutivo della BCE) replica alle critiche tedesche alla BCE rivendicando le credenziali anti-inflazionistiche della BCE (ahimé è vero) e sostenendo che le critiche tedesche sono “the result of inadequate economic analysis, of insufficient knowledge of the crisis in which we find ourselves and of anxiety resulting from experiences in the distant past that are not relevant to the current situation”.>
 Larry Summers (Check), professore di Harvard ed ex consigliere economico di Obama, ha paragonato le politiche europee a quelle americane durante la guerra del Vietnam: fare a ogni passaggio il minimo necessario per non far esplodere la situazione, ma senza mai risolverla, sino a che la crisi non diventa irrisolvibile. Ha poi auspicato che nel meeting mondiale dei ministri economici e dei banchieri centrali il prossimo week end siano l’insieme delle altre nazioni a imporre un alt al "riluttante incrementalismo" e alle inutili politiche dei tagli di bilancio.
Un appello infine. Questo blog in due mesi si è conquistato un piccolo, ma significativo, pubblico in Italia e all’estero, a cui va aggiunto il rilancio degli articoli da molti blog e siti amici. Esso ha costituito una fonte tempestiva e, crediamo, qualificata di informazioni sulla crisi in corso sopperendo alla evidente carenza in questo senso di altre riviste economiche “alternative” on-line. Il mio impegno è di continuare una o due volte a settimana di continuare a informare e commentare, quello dei miei lettori di aiutarmi a estendere il pubblico fra amici, compagni, studenti, sindacati, gruppi e associazioni (anche via face book ecc. che non riesco a seguire), e anche inviarmi commenti e idee. Grazie.

sabato 17 settembre 2011

Le pensioni e l’Europa

Pubblichiamo un articolo con Turci su Il riformista dedicata alla questione pensionistica nel contesto delle manovre (ormai si deve usare il plurale). Nel frattempo il ministro del Tesoro americano Geithner ha partecipato all'Ecofin (la riunione dei ministri finanziari europei) esortandoli a fare di più. Una buona idea che è circolata, sostenuta sembra di capire da Geithner, è di usare i fondi dell'EFSF (il fondo europeo di sostegno ai paesi indebitati) non direttamente, ma per sostenere il capitale della BCE che così potrebbe acquistare titoli pubblici per un multiplo dei 440 miliardi di euro di dotazione dell'EFSF. Naturalmente la BCE potrebbe farlo ugualmente, essa può infatti stampare moneta illimitatamente senza bisogno di un capitale proprio. Ma una misura del genere tranquillizzerebbe i cuori e le menti pavide che ritengono che la BCE sia una banca come le altre e se acquista titoli che poi perdono valore questo costituisca per lei un problema (come se un falsario che stampi 100 mila euro e poi li perda al gioco abbia qualche problema a stamparne altri 100 mila). Naturalmente gli europei han detto orgogliosamente che al disastro ci vogliono andare senza i buoni consigli di zio Sam. Nella rubrica a fianco di "Segnalazioni dal web", una guida del Financial Times sulle conseguenze di un default della Grecia.

giovedì 15 settembre 2011

Euro da paura o Stark War

Pubblichiamo un nostro articolo che compare in copertina di LEFT (ex Avvenimenti) in edicola venerdì 16. Il tema, come al solito, sono le ultime vicende europee, in particolare le dimissioni del membro tedesco del comitato esecutivo della BCE. Per ragioni editoriali non ha trovato posto questa bella citazione da un libro in cui Carlo Levi racconta della sua prima visita in Germania.

venerdì 9 settembre 2011

Un nostro articolo su "Nel merito"



QUALI SOLUZIONI ALLA CRISI?
Pubblichiamo un nostro post uscito oggi su Nel merito, un sito di riferimento di economisti area PD (lo ringraziamo per l'ospitalità a un intervento non proprio in linea con la loro impostazione). Nel frattempo le irresponsabili parole del Presidente tedesco Wollf, per cui la BCE non deve intevenire neppure nel modo timido in cui lo fa, sono state approvate dal leader della SPD tedesca Gabriel. Il primo ministro olandese è arrivato a ingiungere che se vogliono rimanere nel'euro i paesi periferici devono accettare di avere i bilanci in amministrazione controllata. Qui in Polonia abbiamo fatto notare a un deputato tedesco della SPD la posizione del suo leader. Ci ha risposto che c'è dibattito nella SPD sull'Europa e che avranno una convenzione in merito. Ancora "too little too late" ? Per il ministro delle finanze polacco c'è da essere pessimisti per la sopravvivenza dell'euro, dato che la leadership europea è rimasta costantemente "dietro la curva della crisi".

lunedì 5 settembre 2011

Allegramente verso il baratro

This post is in English
Il vostro blogger è stato invitato alla "Davos" dei paesi dell'Europa Centrale e dell'Est a Krynica in Polonia per partecipare a una tavola rotonda sulla crisi europea. Troverete dunque le domande che il moderatore (l'economista critico, un kaleckiano, che mi ha invitato) mi ha anticipato e la traccia delle mie risposte. Spero che il post non scontenti tutti, gli italiani perché è in inglese, gli anglosassoni per l'imperfetto inglese.
Mentre gli spread sono a 370 punti e saliranno ancora per effetto del ridicolo di cui questo governo si è ulteriormente ammantato, il ministro del finanze tedesco scrive un articolo farneticante sul Financial Times in cui vede nei debito pubblici, anzi nel settore pubblico, la causa di tutti i mali e invoca le virtù taumaturgiche dei tagli fiscali (sul NYT Krugmann aveva già redarguito giorni fa Schauble). E' farneticante perché quei tagli accentuano la crisi e devastano i tessuti sociali. Quell'articolo condanna a morte l'Euro (come conferma Eurointelligence nel post del 6 settembre).

sabato 27 agosto 2011

Manovra inutile in un'Europa allo sbando

l'Unità di sabato 27 agosto ha pubblicato il pezzo, sotto allegato, di Lanfranco Turci e mio col titolo, fuorviante, "L'austerity non basta" (laddove il senso del pezzo è "L'austerity non serve").
Nel vedere lo sbando dell'Europa e del governo tedesco in particolare - il Presidente Wullf che intima alla BCE di rientrare nei ranghi viene zittito dalla Merkel in una cacofonia di voci - viene in mente l'attualità dell'interpretazione della grande crisi di Charles Kindleberger (1910-2003), il grande economista politico, che l'attribuì all'assenza di leadership economica nel passaggio di testimone fra l'impero britannico e quello americano.

venerdì 26 agosto 2011

Iniqua e inutile

Pubblicheremo nei prossimi giorni, non appena usciti, due interventi con Turci su L'Unità e Nel merito, ambedue critici dell'impostazione di politica economica del PD. Anticipando l'incipit del primo, scriviamo: <l’asse portante della proposta economico-politica del PD si basa sulla condivisione della necessità dei tagli di bilancio, in Italia come nel resto dell’Europa, sebbene dissenta nei contenuti dalla manovra presentata dal governo. Questo asse deriva, a nostro avviso, da una profonda incomprensione da parte dei vertici del PD – non certo soli in questo – della dimensione europea della crisi in corso. Nel pur apprezzabile decalogo delle proposte  presentate dal segretario Bersani ... la questione europea viene liquidata in cinque righe con un generico richiamo alle proposte dei partiti “progressisti” europei e affermando che “soltanto un governo politico dell’area euro per lo sviluppo sostenibile e la gestione comune dei debiti sovrani … può dare senso alle politiche di austerità”, politiche considerate, dunque, pienamente legittime.> Il termine "austerità" evoca a noi i fantasmi inquietanti della fine degli anni settanta.

giovedì 18 agosto 2011

L'Europa dov'é?

Pubblichiamo oggi un articolo a firma Cesaratto-Turci uscito sul quotidiano Europa. In sintesi critichiamo la manovra non solo per i contenuti, ma anche perché inutilmente recessiva e senza che l'Europa ci assicuri nulla in cambio. Mentre i dati economici europei, non sorprendentemente, si fanno negativi Merkel e Sarkozy non hanno dimostrato nè capacità nè volontà politica di prospettare soluzioni, tranne proporre una maggiore interferenza europea nelle decisioni di bilancio nazionali arrivando a definire "golden rule" la regola del pareggio di bilancio. Solo notiamo che la proposta del finanziamento dei debiti con le obbligazioni europee (i famosi Eurobonds), che comunque non è passata, non regge se non si ridefiniscono i ruoli della BCE rendendola più simile alla Fed americana. Nei fatti Merkel e Sarkozy hanno lasciato la palla alla BCE, che sostenga lei i debiti sovrani di Italia e Spagna, senza tuttavia un vero endorsment politico. La BCE continuerà dunque ad agire timidamente, e questa è la cosa peggiore perché i tassi per Italia e Spagna si mantengono comunque a livelli insostenibili. Le prospettive si fanno ora ancor più fosche. Forse Merkel e Sarkozy han fatto giusto un patto fra di loro di rimanere assieme qualunque cosa succeda. Buona fortuna!

sabato 13 agosto 2011

Articolo su Il manifesto

Il manifesto ha pubblicato il 12 agosto un mio intervento, riprodotto qui sotto, nell'ambito del dibattito sull'Europa aperto da Rossana Rossanda. Esso è stato scritto prima dell'intervento della BCE, che viene tuttavia lì anticipato come inevitabile. Il giornale ha presentato l'articolo in prima con un occhiello "Occupiamo le sedi europee con gli economisti <critici>", un proposta dell'articolo. Iniziative di lotta per una Europa diversa possono invero conciliare l'utopia europeista, acriticamente prevalente nella sinistra italiana, e il realismo politico che guarda all'Europa per quello che è, un assemblement di interessi nazionali spesso confliggenti. L'Europa è in un bel pasticcio, vale la pena cercare di forzare la situazione verso un esito progressivo - pur attrezzandosi per eventuali piani B. La crisi sta pian piano coinvolgendo la Francia. Questo farà la differenza.

mercoledì 10 agosto 2011

BCE: Too little too late?


La BCE è finalmente intervenuta da lunedì 8 agosto ad acquistare titoli sovrani di Italia e Spagna. Va subito detto che ciò potrebbe rappresentare una svolta politica semi-epocale verso una vera banca sovrana europea, e infatti ciò trova una feroce opposizione in Germania dove la ristrettezza intellettuale si associa al fastidioso moralismo verso i paesi periferici. Questo paese si è trovato dunque a dover accettare quanto mai avrebbe voluto e pensato di dover ingoiare solo qualche mese fa: che la BCE, l’erede della amata Bundesbank, salvasse l’Italia (e la Spagna) stampando moneta. Era però quanto chiedevano, sebbene con colpevole ritardo, molti “autorevoli” economisti, e noi, si parva licet, da molto prima.

domenica 7 agosto 2011

Le condizioni della Bce

Il blog pubblica un aggiornamento sulle vicende europee e un articolo pubblicato da Terra quotidiano

La Bce è finalmente intervenuta nel fine settimana, ma marginalmente sui titoli portoghesi e irlandesi con effetti nulli su quelli italiani il cui scarto con quelli tedeschi è volato oltre i 400 punti - cioè se la Repubblica italiana emettesse titoli ora pagherebbe il tasso che pagherebbe lo stato tedesco più 4%, una enormità che farebbe alla lunga fallire chiunque. Trichet e Draghi hanno posto come condizione al sostegno dei titoli italiani l'anticipazione della manovra, una manovra ricordiamo che colpisce il ceto medio-basso e non gli evasori. C'è un grave deficit di democrazia in un'Europa in cui i tecnocrati indicano ai governi cosa devono o non devono fare - o i Presidenti della Repubblica concordano le direttive di governo coi governatori delle banche centrali, ricordate: Napolitano ha visto Draghi due volte nei giorni scorsi.

giovedì 4 agosto 2011

Crisi italiana: il convitato di pietra europeo

Cari tutti,
il blog pubblica un commento al dibattito parlamentare di ieri (3 agosto), un mio articolo in uscita su Left-Avvenimenti, e un articolo (per ora in inglese) di De Grauwe molto chiaro e condivisibile.

Il dibattito parlamentare di ieri colpiva per l'assenza di qualsiasi riferimento alla dimensione e alle responsabilità europee in cui si colloca la crisi italiana. Ci riferiamo soprattutto all'opposizione - il premier non ha detto nulla. Concentrarsi sulle responsabilità del governo, screditato e imbelle come non mai, può apparire giustificato per non dargli alibi. Esimersi tuttavia dal dire che cause e soluzioni possibili della crisi italiana non vanno solo ricercate in sede nazionale non fa fare un passo in avanti al dibattito politico. Come abbiano ripetuto ad nauseam nei nostri contributi, la Banca Centrale Europea (BCE) ha un ruolo decisivo nel spegnere l'incendio, dando poi modo per ricostruire.

venerdì 29 luglio 2011

Gufi e civette


Mentre alcuni commentatori italiani su noti siti on line danno giudizi ancora incredibilmente positivi sull'accordo europeo, gli spread fra i BTP italiani e Bund tedeschi si sono stabilizzati sopra i 300 punti. Eurointelligence segnalava stamane una fonte ufficiosa italiana per cui il nostro paese si sottrarebbe al versamento del suo 18% di fondi all'EFSF (il fondo di sostegno europeo ai debiti sovrani periferici) in quanto aggraverebbe quantità e onere dell'indebitamento, secondo quanto andiamo dicendo dal maggio 2010: un fratello indebitato non può soccorrere un altro fratello indebitato.

martedì 26 luglio 2011

Facili gufi

Anche un bambino poteva prevedere quanto sta accadendo. Sotto trovate un articolo assieme a Lanfranco Turci uscito oggi (26 7) su Il riformista. Vi segnaliamo anche sua versione più lunga in inglese apparsa oggi su uno dei più seguiti siti di economisti eterodossi nel mondo: http://www.networkideas.org/news/jul2011/news26_Sergio_Cesaratto.htm.
La cronaca della giornata ha spunti interessanti, se non fossero tragici. Su Il Sole di stasera si legge, fra l'altro:

domenica 24 luglio 2011

L'accordo europeo è un passo indietro

 Cari amici,
troverete oggi due articoli. Un commento all'accordo europeo, alquanto negativo. La BCE è la vera vincitrice: essa si disinteressa definitivamente della crisi europea per concentrarsi nella caccia ai fantasmi inflazionistici. Al riguardo, con Lanfranco Turci inviammo al Sole-24 Ore un commento a un apprezzabile articolo di Guido Tabellini (lo trovate nel blog) che perorava, appunto, un ruolo attivo della BCE. Non è stato pubblicato, lo facciamo qui. Peccato per loro, ma nemo profeta in patria. Buona lettura. Sergio
Il mondo sottosopra degli europei
Sergio Cesaratto
Che giudizio dare dell’ennesimo accordo di “salvataggio della Grecia” stipulato giovedì 21 giugno dai paesi europei? I mercati hanno già dato il loro venerdì 22: i differenziali fra i tassi sui BTP italiani e quelli sui Bund tedeschi erano alla chiusura 258 punti (2,58%), un livello insostenibile per il paese.

sabato 16 luglio 2011

Un articolo di Guido Tabellini

Questo articolo di Tabellini dal Sole del 14 luglio ci sembra crepi il fronte degli economisti "bocconiani" ed è in larga misura condivisibile. Forte è la tentazione di dire: ma noi diciamo queste cose da sempre! Lo commenteremo presto. Anche Luigi Spaventa è rimasto folgorato (v. http://rassegna.governo.it/testo.asp?d=64089655).  Per ora, chapeu. Grazie a Lanfranco Turci per la segnalazione. S.C.

(nella parte finale c'è un passaggio monco, così è nel sito del Sole)

Le pezze non riportano la fiducia

di Guido Tabellini

Una delle cause della crisi finanziaria che sta lacerando l'Europa è un'idea sbagliata. È l'idea che, per indurre i Paesi dell'area euro a tenere i conti in ordine, sia utile ricorrere anche alla disciplina imposta dai mercati finanziari.

mercoledì 13 luglio 2011

Le giornate nere del debito italiano

di Sergio Cesaratto
I lettori sono sicuramente attoniti di fronte a ciò che accade. Antonella Stirati ha spiegato benissimo come sia un gioco sin troppo facile prendersela con la speculazione internazionale guidata dalle agenzie di rating. E’ invece l’Europa che con politiche sbagliate si espone a questi attacchi. Se la prenda con se  stessa.

domenica 10 luglio 2011

Articolo su il Riformista quotidiano di Cesaratto e Turci

Manovre più eque? Prima cambi la politica europea
Sergio Cesaratto e Lanfranco Turci
Su Il Riformista di qualche giorno fa Roberto Gualtieri aveva criticato Enrico Morando per la sua difesa dell’entità della manovra del governo. Le motivazioni più pregnanti di difesa della manovra Morando le trovava nella necessità di rendere credibile ai mercati la sostenibilità del nostro debito pubblico, sì da non essere ulteriormente penalizzati sui tassi di interesse. L’abbarbicamento al governo di una compagine ormai allo sbando, persino col suo timoniere economico indebolito, ha fatto balzare all’insù gli spread dei BPT rispetto ai Bund tedeschi, e questo ha ieri rinvigorito Morando nella sua richiesta di una manovra ancora più rigorosa per entità e contenuti. Ma gli spread, a ben vedere, erano già saliti nelle scorse settimane, e indipendentemente dal rigore o meno della manovra in discussione.

sabato 9 luglio 2011

Cosa ho scritto nelle ultime settimane sulla crisi europea

Inserisco qui i link a una serie di miei articoli usciti su quotidiani o su altri siti sulla crisi europea negli ultimi mesi. Penso siano materiali utili per farsi una idea sulla crisi, anche per gli studenti, e tanto per avviare questo blog. Nelle prossime settimane archivierò altri interventi più lontani nel tempo.