domenica 26 novembre 2017

Altruismo, incentivi e informazione: due o tre cose che so sull’esperienza socialista

Pubblichiamo con qualche trepidazione alcune pagine sul socialismo, partecipando a modo nostro all'anniversario e soprattutto al dibattito sul futuro della sinistra.




Altruismo, incentivi e informazione: due o tre cose che so sull’esperienza socialista
Sergio Cesaratto
<What does the economist economize? "'Tis love, 'tis love," said the Duchess, "that makes the world go round." "Somebody said," whispered Alice, "that it's done by everybody minding their own business." "Ah well," replied the Duchess, "it means much the same thing." ... if we economists mind our own business, and do that business well, we can, I believe, contribute mightily to the economizing, that is to the full but thrifty utilization, of that scarce resource Love – which we know, just as well as anybody else, to be the most precious thing in the world> (D.H.Robertson 1954, p. 154, citazione di Alice da Lewis Carroll)*

Sommerso dalla didattica e dal chiudere un po’ di lavori, non ho potuto seguire con grande attenzione quanto pubblicato in queste settimane in occasione del centenario della rivoluzione sovietica. Del resto quel poco che ho letto (in italiano o in inglese) non mi è stato di grande ispirazione. Manca una chiave. Questa chiave io non ce l’ho. So due o tre cose che, come al solito, ho imparato dai maestri. Un solo lavoro che ho letto recentemente (Foley 2017) mi è stato di qualche stimolo. Ma anch’esso è per gran parte una intelligente rivisitazione del più importate dibattito economico sul socialismo, quello che a partire dal famoso articolo del 1908 del noto marginalista italiano Enrico Barone (1859-1924) discusse la possibilità di una economia socialista, quanto questa si potesse effettivamente discostare da quella capitalistica e l’efficienza relativa dei due sistemi. Di questo dibattito sapemmo da studentelli di economia – quando eravamo ancora allattati con la Vodka – dal benemerito napoleoncino (Napoleoni 1971). Qualcos’altro ho imparato dai maestri circa gli effetti perversi che la piena occupazione ha determinato sulla disciplina e la produttività, sia di qua che di là della cortina di ferro. Poi non molto altro, ma non ho letto tanto sull’argomento, per cui è con un po’ di presuntuosità che scrivo. Del resto è un argomento mostruosamente vasto e il meglio è nemico del bene.

venerdì 10 novembre 2017

La macroeconomia dopo la moneta endogena (Wonkish)



Appena pubblicato sui Working papers di Siena
Bofinger and Ries versus Borio and Disyatat: macroeconomics after endogenous money. A brief note.
Sergio Cesaratto

Abstract
A paper by Peter Bofinger and Mathias Ries (2017a/b) strays from the recent rethinking in monetary analysis to criticise Summers’ “saving glut” explanation of the prevalence of low real interest rates. A similar critical perspective is held by Borio and Disyatat (e.g. 2011a/b, 2015), who are criticised, however, by Bofinger and Reis for their Wicksellian background. In this note, we compare and assess these two different views. Both Bofinger and Reis (B&R) and Borio and Disyatat (B&D) reject traditional “loanable fund theory” in favour of an endogenous money view of credit, but while B&R regard conventional marginalist (real) theory as inconsistent with the endogenous money view, B&D, following Wicksell,  regard it as consistent. We sympathize with B&R’s criticism of conventional theory, especially their Keynesian view of the interest rate as a purely monetary phenomenon. Interestingly, B&R refer to the problems of marginalist capital theory as undermining the natural interest rate concept.
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