mercoledì 10 agosto 2011

BCE: Too little too late?


La BCE è finalmente intervenuta da lunedì 8 agosto ad acquistare titoli sovrani di Italia e Spagna. Va subito detto che ciò potrebbe rappresentare una svolta politica semi-epocale verso una vera banca sovrana europea, e infatti ciò trova una feroce opposizione in Germania dove la ristrettezza intellettuale si associa al fastidioso moralismo verso i paesi periferici. Questo paese si è trovato dunque a dover accettare quanto mai avrebbe voluto e pensato di dover ingoiare solo qualche mese fa: che la BCE, l’erede della amata Bundesbank, salvasse l’Italia (e la Spagna) stampando moneta. Era però quanto chiedevano, sebbene con colpevole ritardo, molti “autorevoli” economisti, e noi, si parva licet, da molto prima.

Da ultimo Charles Wyplosz, un economista assai influente nel dibattito europeo, ha pubblicato proprio lunedì un significativo articolo in cui invitava la BCE non solo a intervenire, ma a farlo con decisione. I tre punti del suo ragionamento non sono nuovi per noi:
(a)                          se la BCE dichiara di garantire il debito sovrani di Italia e Spagna, automaticamente non dovrà più acquistare titoli per calmierare i mercati: questi si tranquillizzeranno da soli e gli spread si ridurranno; se invece essa interviene timidamente, allora dovrà comprare titoli in maniera continuativa per stabilizzare i mercati ma senza una riduzione degli spread in quanto gli investitori temono quanto poi accadrà: quando la pancia della BCE comincerò a esser troppo piena i tedeschi imporranno uno stop, e si tornerà capo a dodici con la crisi del debito;
(b)                         i fondi europei di sostegno non sono una misura alternativa all’intervento della BCE, sono perfettamente inefficaci soprattutto per paesi di grande dimensione (v. qui);
(c)                          le misure di “austerità” sono controproducenti: la fatica di Sisifo di cui abbiamo spesso parlato. Wyplosz è, naturalmente, un economista tradizionale, per cui non si esime dalla litania di affermare che nel lungo periodo i paesi devono riportare i bilanci pubblici in ordine, ma è già tanto che si obietti ai tagli in questo momento.
Purtroppo l’azione concreta intrapresa dalla BCE, che sarebbe dovuta essere “shock and awe” è stata assai timida (v. qui e l'articolo di Tabellini), condizionata dall’opposizione tedesca in seno alla stessa BCE e nel dibattito politico in Germania (per le reazioni tedesche vedi qui). I mass media italiani, che non certo brillano per competenza nelle tematiche economiche, hanno salutato con giubilo la discesa degli spread fra i titoli sovrani italiani e tedeschi da 400 a poco sotto i 300 punti, non capendo che si tratta di un livello assolutamente insostenibile alla lunga per il nostro paese.
Insomma, l’intervento della BCE ha rivelato di nuovo la nefasta incapacità dell’Europa di agire con quella determinazione e credibilità che sola potrebbe tranquillizzare i mercati, inquieti anche per l’indebolimento della credibilità politico-economica americana, mentre la Germania si conferma come lo snodo europeo. Senza trascurare l’ottusità mentale dei suoi politici ed economisti, essa è mentalmente proiettata a sviluppare il suo bacino industriale nell’est europeo e i suoi mercati nei paesi emergenti, e vede come ostacolo un rilancio della propria domanda interna e una maggiore inflazione per tirare fuori dai guai la periferia europea. Non può però nemmeno disinteressarsi e lasciar crollare l’Unione Monetaria: gli stessi industriali tedeschi vedono con orrore la rivalutazione del nuovo marco tedesco che ne seguirebbe. Così continua l’agonia. Risolutiva per la situazione europea sarà quando, come accadrà a breve termine, la crisi dei debiti sovrani colpirà la Francia con declassamento del loro debito sovrano in linea con quanto avvenuto per gli Stati Uniti. Il popolo francese non accetterà facilmente tagli al loro eccellente stato sociale e all’occupazione (London calling!). A quel punto le tensioni fra Germania e Francia potrebbero salire, e Berlino sarà costretta a scegliere fra est e ovest.
(pubblicato su Terra quotidiano 11 Agosto 2011)

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