giovedì 31 ottobre 2019

Sei lezioni di economia: the remake


"Via ch'eccolo", scrivevo nel settembre 2016 echeggiando il grido dei ceraioli eugubini, annunciando le Sei lezioni. Mi portò fortuna. Come forse saprete l'editore Imprimatur ha cessato le attività dopo la scomparsa di Vincenzo Rizzo, che voglio qui ricordare per la sua umanità, sensibilità politica e grande esperienza professionale maturata agli alti livelli di importanti case editrici. La seconda edizione (riveduta) del libro esce con una nuova casa editrice, Diarkos, anche guidata da persone di grande professionalità, a cui auguro grande fortuna. Chi già avesse la prima edizione è esentata/o dal ricomprarselo. Però potete sempre regalarlo, per farselo poi prestare e rileggerlo. Qui sotto l'introduzione alla seconda edizione. Buona lettura.

PS l'introduzione è stata scritta appena prima della fine dell'alleanza giallo-verde, e delle ulteriori nubi sull'economia europea.


venerdì 25 ottobre 2019

Bye bye Draghi. Articolo su Il Fatto


 Ecco la versione originale del pezzo richiestomi da Il Fatto e pubblicato (26 ottobre 2019) accanto a un articolo di Francesco Saraceno. Buona lettura

Ha fatto "whatever it takes (or he could)"

Mario Draghi sarà ricordato come un grande banchiere centrale. Certo, qualche macchiolina ce l’ha, come quando nel 2012 affermò che “il modello sociale europeo è andato”, o nella troppa accondiscendenza, sua e della Christine Lagarde che dirigeva il FMI, ai falchi nord-europei nella trattativa col governo Tsipras nel 2015. Ma certamente con la sua presidenza, dal novembre 2011, con la crisi europea al suo apice, l’azione della BCE si fece più determinata.

martedì 22 ottobre 2019

Intervista su Il sussidiario


 Intervista su Il Sussidiario.net

PIL E MANOVRA/ Anche l’Italia precipita nella recessione tedesca

- int. Sergio Cesaratto

Dalla Brexit ai dazi sempre più incognite sulla crescita. La “golden rule” sugli investimenti non serve, molto meglio puntare sugli Eurobond

Il timbro ufficiale arriva dall’autorevole Bundesbank: l’economia tedesca potrebbe essere entrata in recessione, anche se non profonda. “Il Prodotto interno lordo potrebbe essersi ridotto nuovamente nel terzo trimestre del 2019” dopo il -0,1% del secondo trimestre, con l’export che continua a soffrire e gli indicatori di fiducia che non fanno intravedere una svolta immediata. Tuttavia, “una recessione nel senso di un significativo, ampio e durevole declino della produzione, con capacità inutilizzata, al momento non è in vista”.
È solo l’ultimo anello di una catena di cattive notizie per l’economia mondiale, che va ad aggiungersi alle incognite legate alla Brexit, alla guerra dei dazi che colpisce anche l’Europa, a un Sudamerica in fiamme per le proteste sociali e a un rallentamento globale, sancito pochi giorni fa dalle stime del Fondo monetario internazionale, che si fa sentire anche sull’economia cinese, la cui crescita è in frenata. Non è uno scenario troppo preoccupante per un Paese dai conti fragili come l’Italia? E quali effetti potrebbe avere sulla nostra economia e sulle nostre gracili prospettive di crescita? La manovra a cui sta lavorando il Governo non rischia di essere inadeguata di fronte a questa sfida? E che cosa potrebbe cambiare il quadro?
Ne abbiamo parlato con Sergio Cesaratto, professore di Economia politica all’Università di Siena, che commenta: 

venerdì 11 ottobre 2019

Intervista a il Sussidiario

Pubblichiamo intervista a Ilsussidiario.net
Devo a Eurointelligence la notizia della "soffiata".

Quella soffiata al Financial Times pericolosa per l’Italia

- int. Sergio Cesaratto

La flessibilità sui conti e il piano verde della Germania non bastano a evitare la recessione europea. Specie se si azzoppa il Qe della Bce

All’Eurogruppo di mercoledì e all’Ecofin di ieri, Roberto Gualtieri e il suo omologo francese Bruno Le Maire hanno avanzato la richiesta di maggior flessibilità sui conti pubblici. Stando a quanto riportano i media, inoltre, Pierre Moscovici avrebbe chiesto, come già fatto da Mario Draghi, ai paesi che hanno surplus commerciali e di bilancio, quali la Germania, di mettere in atto politiche fiscali espansive a beneficio di tutti. Da parte sua, il ministro delle Finanze tedesco, Olaf Scholz, ha ricordato che il suo Paese ha già deciso di stanziare 150 miliardi di euro per investimenti verdi nei prossimi dieci anni. Bastano flessibilità sul deficit e investimenti green di Berlino a contrastare la temuta recessione europea? Lo abbiamo chiesto a Sergio Cesaratto, professore di Economia politica all’Università di Siena.

lunedì 7 ottobre 2019

Intervista a Sputnik Italia News.

EurozoneCesaratto, economista Uni Siena: "Vende, ma non compra. La Germania destabilizza l'Europa"



Di
Dove va l'Europa? Resterà una unione incompleta, dotata solo di strumenti di politica monetaria comunitaria? Secondo Mario Draghi è venuto il momento di una politica fiscale comune.
In una intervista al Financial Times, il governatore della BCE, ormai scadenza, ha parlato della necessità di un passo in avanti verso una politica fiscale comune dei Paesi UE. Una unione monetaria non è sufficiente, è incompleta, dinnanzi alle sfide di un mondo globalizzato che richiede una maggiore integrazione. Serve una unione fiscale europea, un bilancio comune. Un passaggio radicale, un lascito con cui il governatore della BCE pone fine al suo mandato.

Non ci sono solo le sfide del mercato globale, che vede entrare in scena nuovi attori con ruolo di protagonista, nuovi modelli di sviluppo, con le infinite opportunità aperte dalle nuove tecnologie. C'è anche lo spettro di una grave crisi economica che incombe sull'Europa, per ragioni esogene, la guerra dei dazi tra USA e Cina e per l'incertezza della Brexit, che si riflette sui mercati. Una crisi strutturale che vede la flessione dell'industria automobilistica tedesca e che quindi rischia di travolgere le economie più forti dell'Eurozona.

La BCE è stata cauta e nell'ultimo bollettino aveva annunciato politiche espansive, a sostegno dell'attività economica, esortando allo stesso tempo, i paesi con una sofferenza finanziaria ad usare prudenza nella tenuta dei conti. Per Mario Draghi l'aumento della spesa pubblica è una misura "urgente", dopo anni di austerity. Cosa vuol dire questo drastico cambio di tendenza?
Sputnik Italia, per approfondire questi aspetti, ha raggiunto Sergio Cesaratto, professore ordinario di Politica monetaria e fiscale dell’Unione Economica e Monetaria europea, Economia della crescita e Post-Keynesian Economics all’Università di Siena.