Gli amici del CESPI hanno tradotto e riassunto alcune parti di un mio paper pubblicato sul Journal of Post Keynesian Economics. Su questi aspetti siamo tutti MMT, o meglio, siamo tutti keynesiani o kaleckiani. Su altri aspetti, com'è noto, c'è controversia e ci torneremo presto perché il tema è politicamente rilevante (vale a dire, basta riappropriarsi della banca centrale, e oplà le jeux sont fait, oppure si deve discutere del vincolo estero). Ma intanto godiamoci ciò che condividiamo. Qui sotto abstract e introduzione, qui il link.
Lo stato spende prima, poi incassa. Logica, fatti, finzioni
di Sergio Cesaratto (Dipartimento di Economia Politica e Statistica - Università di Siena)
Traduzione a cura di: Jacopo Foggi - Ludovica Quaglieri.
Revisione: Aldo Scorrano, Fabio Di Lenola, Jacopo D'Alessio.
Questo articolo è un sommario di: Sergio Cesaratto (2016) "The state spends first: Logic, facts, fictions, open questions."
(Journal of Post Keynesian Economics, 39:1, 44-71, DOI: 10.1080/01603477.2016.1147333)
To link to this article: http://dx.doi.org/10.1080/01603477.2016.1147333
Sergio Cesaratto è professore ordinario
di Economia
Abstract
La logica keynesiana (o kaleckiana)
conduce gli economisti post-keynesiani a supporre che una variazione
delle entrate dello Stato attraverso le imposte e le vendite di buoni
del Tesoro sia il risultato di una variazione nella sua spesa e non
viceversa. Negli ultimi due decenni, gli esponenti della teoria
monetaria moderna (MMT) sono stati in prima linea nell’affermare la
logica keynesiana (o kaleckiana) di questa proposizione e a riempire in
generale un vuoto teorico del pensiero post-keynesiano. Il fatto che la
MMT imposti la relazione fra Tesoro e Banca Centrale (BC) con la seconda
che genera automaticamente potere d'acquisto (moneta) a favore delle
decisioni di spesa del primo ha tuttavia suscitato obiezioni. I critici,
infatti, hanno sottolineato che la maggior parte degli accordi
istituzionali vietano alle BC di finanziare direttamente il Tesoro. Dopo
Lavoie (2013), il dibattito è andato avanti e ha trovato un piano di
convergenza.
Introduzione*
La logica keynesiana (o kaleckiana)
conduce gli economisti post-keynesiani a presumere che una variazione
delle entrate dello Stato provenienti dalla tassazione o dalla vendita
di buoni del Tesoro siano il risultato di una variazione della spesa
pubblica, e non il contrario – date le altre componenti autonome che
costituiscono la domanda aggregata (AD) e dati i parametri che regolano
il moltiplicatore del reddito (oppure, in un’analisi di lungo periodo,
del super-moltiplicatore)1.
La logica di questa proposizione è la medesima applicata dagli
economisti post-keynesiani alla teoria degli investimenti: la creazione
di moneta endogena finanzia l'investimento (finanziamento iniziale),
mentre il risparmio compare solo alla conclusione del processo del
(super)moltiplicatore del reddito e costituisce un fondo per il
cosiddetto finanziamento finale (o “funding”) (Cesaratto 2016).
Mentre la sequenza keynesiana moneta
endogena --> investimento --> risparmio è generalmente accettata, almeno nei
suoi termini generali, la proposizione che "lo Stato spende prima"
invece non lo è. Come è noto, negli ultimi due decenni gli esponenti
della Teoria della Moneta Moderna (MMT) sono stati in prima linea nel
sostenere la logica keynesiana (o kaleckiana) di questa proposizione,
riempiendo un vuoto teorico del pensiero post-keynesiano stesso.
Considerando l’importanza della proposizione, si tratta di una lacuna
davvero sorprendente.
La preposizione è stata forse data per
scontata, ma non dovrebbe esserlo. Il modo in cui gli studiosi della MMT
l’hanno sostenuta la proposta è stato d’altra parte controverso, e non
ha forse facilitato una sua possibile penetrazione nell'ambito della
teoria post-keynesiana. In breve, la questione è che la MMT consolida e
unifica Ministero del Tesoro e Banca centrale (BC), in modo tale che
quest'ultima crea automaticamente potere d’acquisto (crea moneta) a
favore delle decisioni di spesa del primo. I critici, tuttavia, hanno
sottolineato che nella maggior parte degli assetti istituzionali alle
banche centrali è proibito finanziare direttamente il Tesoro, così che
il presunto consolidamento, sostenuto dalla MMT, rimarrebbe solo
fittizio, o ipotetico (vedi ad esempio Gnos e Rochon 2002). Dopo le
recenti critiche "costruttive" di Marc Lavoie (2013; vedi anche 2005),
gli studiosi della MMT, di fronte a tali obiezioni, hanno cercato di
riarticolare meglio le loro spiegazioni, cercando di adattare la logica
della loro teoria alle concrete contingenze istituzionali. Sembra che
tale tentativo di chiarimento sia andato nella stessa direzione di
quello proposto da Lavoie.
La posizione dei sostenitori della MMT,
tuttavia, è che gli attuali accordi istituzionali possano facilmente
trarre in inganno, dal momento che sono ostacoli (politici) deliberati, e
perciò fittizi. Per questa ragione, difendono il consolidamento sopra
citato in quanto esso ci consente di andare oltre la finzione
istituzionale e di muoverci in modo più coerente con la logica
keynesiana (e kaleckiana). Da un lato è quindi necessario filtrare le
apparenze degli attuali assetti istituzionali attraverso le lenti
logiche della teoria post-keynesiana, e decostruire le finzioni formali
al fine di dimostrare che il consolidamento rivela la cosa reale al di
là del labirinto. Dall’altro dovremmo però essere in grado di dimostrare
come la logica keynesiana, secondo cui lo Stato spende prima, prevale
anche in assenza di consolidamento tra Tesoro e Banca centrale.
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