sabato 10 settembre 2016

International forum No euro, Chianciano 16-18 settembre



Ringrazio i compagni organizzatori di tanto (troppo) rilievo alla mia presenza. Penso di far ruotare il mio intervento attorno a due punti.
1)     Viviamo un “Polany moment”. Come sapete il grande studioso ungherese riteneva l’economia di mercato come una violazione della vita comunitaria, a cui l’umanità reagisce cercando di porre delle barriere al suo strapotere, per esempio attraverso le istituzioni dello stato sociale. Non so quanto la tesi di Polany sia fondata, ma certo la nostra percezione è che la distruzione in corso delle garanzie “dalla culla alla tomba” offerte dallo stato sociale sia una violazione di principi basilari di umanità. Polany è stato evocato proprio a proposito della reazione popolare alla base del fenomeno Sanders e della Brexit (qui e qui). Unione europea ed euro sono veicoli, armi di questa distruzione di massa. Persino a “lor signori” è chiaro che quello che viene chiamato populismo è un ya basta! a questa violazione continua dei diritti più elementari, lavoro, salute, istruzione (e democrazia costituzionale). Noi siamo parte di questo movimento di reazione.

2)     Quale internazionalismo? Il dibattito degli scorsi giorni fra Fassina e Varoufakis evidenzia la spaccatura che c’è fra chi ritiene, come noi, che la riconquista di uno spazio politico di lotta nazionale sia dirimente, e chi ritiene invece che il terreno di lotta sia lo spazio politico transnazionale. I secondi sono facilmente appellabili come i cosmopoliti. Noi evitiamo di darci definizioni che suonerebbero facilmente di destra.  La mia impressione è che la risposta di Stefano a Varoufakis sia stata efficace nel rintuzzare il tentativo di identificare la lotta per lo spazio democratico nazionale con il nazionalismo di destra. Meno efficace mi è sembrata la sua distinzione fra Europa monetaria cattiva ed Unione Europea buona.  Esiste comunque un terreno di convergenza politica con Varoufakis? Forse sì, visto che la loro strategia di “violazione dei Trattati” dà per scontato che se fatta sul serio farebbe saltare il banco europeo. Sul che fare dopo, quello che sostiene è talmente vago e utopista che forse lascia il tempo che trova. In Italia la sponda di Varoufakis mi sembra sia quella delle “città ribelli” di De Magistris, facciamoci politicamente i conti, anche perché ci sono situazioni di movimento (centri sociali ecc) che nelle città guardano al sindaco di Napoli.
A quest’ultimo riguardo abbiamo tante altre cose da discutere. Sul da farsi ora: come collegarsi di più con situazioni di movimento; quali relazioni politiche per allargare il fronte; quali slogan adottare di fronte all’opinione pubblica ecc.  Sul progetto: quale Europa politica, economica e monetaria per il dopo? E per ciò che riguarda il nostro Paese: dove cominciare a mettere le mani?
Su questo e altro dovremo ragionare. Buon meeting a tutte e tutti.

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