Pubblichiamo un'intervista uscita sul quotidiano on line Il sussidiario il 24 ottobre 2018.
SCONTRO UE-ITALIA. La soluzione c'è ma "l'Europa" non la vuole
Il patto di stabilità e crescita "è un'assurdità perché in fase di depressione i bilanci pubblici hanno il dovere di andare in disavanzo e sostenere l'economia"
La commissione europea ha respinto al
mittente la manovra italiana. "Il Governo italiano sta apertamente e
coscientemente andando contro gli impegni presi verso se stesso e verso
gli altri Stati membri", hanno detto i due commissari Moscovici e
Dombrovskis nella loro replica al ministro Tria. Il motivo della
bocciatura è la violazione del patto di stabilità e crescita per debito
eccessivo. Alle parole dei commissari ha fatto eco, ieri sera, anche il
presidente Mattarella. Sergio Cesaratto, ordinario di economia politica
nell'Università di Siena, la pensa diversamente. L'equilibrio di
bilancio "è un'assurdità perché in fase di depressione i bilanci
pubblici hanno il dovere di andare in disavanzo e sostenere l'economia".
Per Cesaratto occorre diminuire la spesa per gli interessi, l'Italia
non ha altra strada. "La Bce ha i mezzi per intervenire. Se vuole". Ma
non farà nulla, spiega l'economista.
"La logica
dell'equilibrio di bilancio non è quella di un astratto rigore", ha
detto Mattarella, perché del disordine sui conti fanno le spese i più
deboli. E' così, professore?
Il capo dello Stato critica
l'astratto rigore europeo? Se fosse così sarebbe interessante, riterrei
doveroso da parte di un capo dello Stato difendere il proprio governo.
Però poi ha detto che del disordine sui conti fanno le spese i più deboli. Quindi voleva difendere il pareggio di bilancio.
Al contrario: sono proprio i più
deboli a fare le spese del pareggio di bilancio, che è un'assurdità,
perché in fase di depressione i bilanci pubblici hanno il dovere di
andare in disavanzo e sostenere l'economia. Da questo punto di vista la
manovra del governo è assolutamente corretta.
L'Italia, ha detto
Dombrovskis, vuole curare il debito con più debito, ma così aumenta il
costo del servizio del debito. Come commenta?
Spendiamo per interessi 65
miliardi l'anno, gli stessi soldi che diamo all'istruzione, ci dice
Moscovici. Bene: vogliamo diminuire il debito, così da diminuire la
spesa per interessi? Facciamolo, ma attenzione, perché questa è la
ricetta che negli anni scorsi ha ammazzato l'economia italiana.
Lei cosa direbbe a Moscovici?
Invece di ridurre il debito
riduciamo per prima cosa gli interessi, così liberiamo risorse per
sostenere la domanda rispettando i vincoli e riusciamo anche a ridurre
il debito.
Come ridurre gli interessi?
I tassi di interesse non li
decidono i mercati, ma le banche centrali, se vogliono. Se non vogliono,
lasciano fare ai mercati. Ma è proprio questo il problema storico del
nostro debito, che è peggiorato proprio da quando i mercati si sono
sostituiti alla banca centrale.
Cosa dovrebbe fare il governo?
Andare davanti alla commissione e
proporre uno scambio. Noi rispettiamo le regole, ma qualcuno agisca sul
fronte degli interessi. La Banca centrale europea potrebbe intervenire
selettivamente sui nostri titoli di Stato, come ha chiesto Savona: se la
Bce vuole, ripeto, può farlo. Lo ha già fatto nel 2010-2012, comprando
titoli di Stato solo di alcuni paesi. A noi andrebbe benissimo. Ciò che
non possiamo fare è rispettare quei vincoli con questi tassi.
Così facendo?
Se la Bce cominciasse a comprare
titoli, i mercati riacquisterebbero fiducia nel debito pubblico
italiano e i tassi diminuirebbero. E il governo potrebbe usare i
risparmi sulla spesa per interessi per realizzare il programma
elettorale.
Non le sembra che siamo prigionieri del condizionale?
Per questo siamo all'assurdità:
l'Europa direbbe sicuramente di no anche a questa proposta. In una fase
di depressione, quando le imprese private spendono di meno, l'unico che
può tenere in piedi l'economia e alimentare la crescita è lo Stato. Ma a
Bruxelles non vogliono capirlo.
Lei parla di acquisti, ma la Bce non sta uscendo dal Quantitative easing?
Francoforte ha tanti strumenti a
disposizione, se vuole. Tra il 2010 e il 2012 la Bce ha adottato un
programma che si chiama Security market program, con il quale acquistava
titoli greci, irlandesi, portoghesi, spagnoli e italiani. Non sarebbe
difficile giustificarne la ripresa, perché la Bce è tenuta a garantire
lo stesso costo del credito in tutti i paesi europei. E l'unico modo per
far diminuire i tassi di credito in Italia è sostenere i titoli di
debito pubblico.
Ma secondo lei la Banca centrale lo farà?
No, non lo farà. In primo luogo
perché Draghi è in scadenza. In secondo luogo perché prima dovrebbe
convincere i tedeschi. Nel 2012 poté fare il famoso discorso del
"whatever it takes" solo perché convinse la Merkel che altrimenti il
lunedì successivo non ci sarebbe più stato l'euro.
Allora siamo messi male.
Con questa Europa certamente sì.
Il governo la metta alle strette. E vada a trattare. Noi torniamo
indietro, ma voi cosa fate? Che strumenti predisponete?
Se si va allo scontro?
Con tassi così alti andiamo allo
sfascio. E' un'avventura, perché abbiamo a che fare con dei nemici,
altro che solidarietà europea.
Il governo può cedere senza perdere la faccia?
Volendo sì, perché per fare un
reddito di cittadinanza serio ci vogliono anni, le finestre
pensionistiche si possono posporre. Si porrebbe però il problema di cosa
dire agli elettori. In ogni caso il governo non ha tante carte da
giocare. Una sarebbe quella di porre la Commissione davanti alle estreme
conseguenze della sua ottusità.
Il governo continua a ribadire che l'Italia non vuole uscire dall'euro. Sembra una scusa non richiesta.
Certo, perché i mercati hanno
già capito che in questa situazione l'uscita diviene un'opzione
possibile. Ma il governo ha fatto anche un'altra scommessa, non meno
aleatoria.
Quale?
Le misure previste dalla manovra
stimoleranno al domanda? E' legittimo aspettarsi una crescita dell'1,5%
l'anno venturo, in condizioni di aspettative negative? Anche questo è
un azzardo.
(Federico Ferraù)
24 ottobre 2018
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