sabato 2 marzo 2013

Sulle prospettive politiche italiane

Pubblico pezzo uscito oggi (sabato 2) su il manifesto su Grillo, PD ed economia.
Su Micromega on line altro pezzo dal titolo Pd e M5S assieme dicano no al ricatto dello spread con incipit:
"Bene ha fatto Bersani a proporre a Grillo una collaborazione, e sconcerta che Grillo abbia smentito i primi segnali di apertura. Insieme dovrebbero battersi contro il ricatto dello spread: in nessun paese al mondo dotato di una banca centrale sovrana accadrebbe un ricatto straniero simile a quello che noi cittadini italiani stiamo subendo."
In verità di Grillo non temo tanto la base - colta, ingenua, ci sarà di tutto un po' - ma Casaleggio. Come si fa a chiedere agli altri di rinunciare al finanziamento pubblico della politica e essere pagati da uno che se la fa con la finanza internazionale. Pensate all'insider trading possibile se i mercati oscillano a ogni batter di ciglia di Grillo. Questo sì assomiglia a un fascismo, ma non la base che non ha nulla a che fare fortunatamente con le squadracce.



Non è tutto di sinistra quello che luccica
Sergio Cesaratto
Le ultime notizie sul fronte del tasso di disoccupazione sono drammatiche. Questo indicatore peraltro sottovaluta la gravità della situazione perché non conteggia gli inoccupati, coloro che un lavoro hanno perfino smesso di cercarlo. E’ chiaro che è sul fronte sociale che il PD si gioca la sua stessa esistenza. Entro pochi mesi deve indurre un’inversione di tendenza. Molti di noi a sinistra guardano con interesse – e sì, qualche speranza – a una qualche “convergenza parallela” con il M5S. La speranza è che il M5S faccia sentire la sua sferza sul PD sui tanti temi su cui la sua azione è stata da sempre ingessata. Abbiamo qualche perplessità che questa sferzata possa arrivare sul terreno decisivo, quello economico-occupazionale, e questo ci preoccupa.
In assenza di informazioni più dettagliate (ma democrazia non vuol dire fornirle prima del voto?), questo traiamo dalle interviste rilasciate ieri a Stampa e Corriere dall’economista di riferimento di Grillo, Mauro Gallegati. Questi è economista assai preparato, docente ad Ancona, e seguace delle teorie “neo-keynesiane”, una versione omeopatica del Keynesismo che accetta molte istanze “di lungo periodo” del monetarismo. Questa è anche la medesima impostazione condivisa dagli economisti di riferimento del PD. Poco di economia critica. Su molte tesi del prof. Callegati si può naturalmente concordare – e non ci sarà difficoltà per il PD a farle proprie, come una qualche patrimoniale, combattere l’evasione con la tracciabilità totale dei pagamenti, misure redistributive. Altre suonano un po’ demagogiche, come la partecipazione dei lavoratori alla gestione e agli utili d’impresa – a me sembra che questo sia proponibile solo in un quadro di piena occupazione, ce li vedete voi i lavoratori a licenziare se stessi? E sull’Europa Gallegati sembra assai vago, limitandosi a fare del terrorismo sui costi dell’uscita dall’euro e sostenendo che finiremmo come l’Argentina (magari!), per poi proporre due zone euro, il che equivale a proporne la rottura. Ma nulla in contrario a studiare a fondo questa proposta e farne il bastone con cui minacciare l’Europa. Alternativamente Gallegati vagheggia una “vera unione politico-monetaria”. A parte quest’ultima istanza, tanto utopica che equivale a non voler far nulla, c’è dunque a nostro avviso materia per la discussione. A patto però che si entri anche nel merito delle proposte da portare subito in Europa: un ombrello immediato della BCE che dia tempo a questo paese per darsi una direzione, e un rapido rovesciamento delle politiche di austerità. Un obiettivo plausibile da perseguire in Europa, e che persino i mercati condividerebbero, è quello di puntare alla stabilizzazione del rapporto debito pubblico su Pil, e non a un suo abbattimento assurdo in tempo di crisi. Con tassi di interesse molto bassi si potrebbero cominciare a fare politiche espansive. Solo con queste misure immediate il PD, e suppongo anche il M5S, potranno auspicare un’inversione dell’andamento dell’occupazione senza il quale il consenso democratico sarebbe davvero in pericolo. Il PD ha bisogno di un M5S aggressivo sui temi economici per aiutare a darsi il coraggio che non ha. Speriamo che questa spinta non si risolva in un “ricalcolo del Pil” in cui, com’è di moda asserire, ci si scopra più poveri, disoccupati, ma felici.

Postilla veloce (non pubblicata)

Sembrerebbe che la stabilizzazione del debito pubblico/Pil sia espansiva se considerata come obiettivo di medio periodo. Tale politica è legata: a) a una riduzione radicale dei tassi di interesse sul debito che faccia diminuire tale voce di spesa (cosa però non ottenibile subito ma nel medio periodo in quanto una diminuzione dei tassi morde progressivamente sullo stock del debito) e b) che la ripresa del deficit spending faccia riprendere la crescita. E' probabile dunque che nel breve-medio periodo il rapporto debito PIl continui ad aumentare, ma nel medio periodo tassi bassi cominciano a prevalere e il numeratore cresce più lentamente, mentre se la spesa in disavanzo ha effetti di crescita e il denominatore comincia a crescere più velocemente. .


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