Prendendo tempo, pubblico una intervista in cui mi han chiesto di tornare sulla polemica con Wray (http://www.forexinfo.it/Forexinfo-intervista-l-economista). Sono di ritorno da un piccolo, ma molto intenso workshop in Irlanda. Abbiamo prodotto un documentino che pubblicherò appena ultimato.
Forexinfo.it intervista Sergio Cesaratto, professore ordinario di Economia presso l’Università di Siena.
Su forexinfo è possibile leggere il contributo di Sergio Cesaratto contenuto in "Oltre l’Austerità": "Il vecchio e il nuovo della crisi Europea".
Nelle
scorse settimane abbiamo proposto la traduzione dei contributi di Wray
ad un dibattito via web tra Cesaratto e Randall Wray su alcuni aspetti
della crisi Europea e la visione della stessa da parte della corrente
denominata MMT: La replica di Randall Wray a Sergio Cesaratto: parte prima; La replica di Randall Wray a Sergio Cesaratto: parte seconda.
In relazione a questo dibattito abbiamo intervistato il Prof. Cesaratto che ci ha risposto quanto segue:
1)
Il suo dibattito via Web con Randall Wray ha suscitato un certo
interesse, il confronto può avere una conclusione o dovete prendere atto
di due posizioni vicine ma difformi?
R. Il dissenso
riguarda due aspetti. Nel tono, è esagerato pensare alla Modern Monetary
Theory come un nuovo paradigma economico, ma è meglio guardarla come
una scuola fra le altre dell’arcipelago delle analisi “non ortodosse”.
Infatti i suoi confini sono assai sfumati, per cui gran parte di ciò che
sostiene è generalmente condiviso e non appare come “farina del suo
sacco”, ma naturalmente il mix di ciò che si pesca altrove, un po’ di
valore aggiunto proprio, e l’enfasi su certi aspetti può costituire
originalità. Come ha detto Marc Lavoie, un influente economista
eterodosso, in questo senso siamo tutti un po’ MMT. Ciò detto, grande
merito della MMT in questa fase è stato di aver criticato con forza,
assieme ad altri economisti critici, il punto di vista dominante
demonizzante dei disavanzi e debiti pubblici. Merito della MMT è aver
dato grande ruolo alla banca centrale nell’assicurare la solvibilità
degli stati e tassi di interesse sostenibili. E grandissimo merito è
stato quello di aver denunciato prima di altri quanto la natura della
BCE come “banca straniera” per il paese dell’Eurozona avrebbe potuto
condurre ad una crisi dei debiti sovrani qualora l’Eurozona avesse
subito qualche shock finanziario, come poi è successo. La mia critica di
sostanza a Wray ha riguardato: a) la spiegazione della crisi europea e
b) se avere una banca centrale sia sufficiente per un paese per non
avere problemi di squilibri esteri (io ritengo che ciò sia vero solo per
gli Stati Uniti che stampano una valuta accettata da tutti, Wray pensa
valga erga omnes, dunque per l’Argentina, per l’Italia se tornasse alla
lira ecc).
2) Secondo Wray, il fattore che sta alla base
della crisi dell’Eurozona è principalmente l’assenza di banche nazionali
centrali sovrane. Lei si trova d’accordo con questa affermazione?
R.
Wray sostiene giustamente che l’Eurozona per funzionare avrebbe
richiesto uno stato federale come gli Stati Uniti, con una banca
centrale cooperativa con la politica fiscale federale, bilanci degli
stati locali in pareggio, ma forti trasferimenti fiscali da quelli
ricchi a quelli meno ricchi; un’unione bancaria. Ha perfettamente
ragione. La mia critica è che però che dobbiamo spiegare come la crisi
europea abbia preso forma nell’ambito della maniera in cui è stata
costituita: non basta dire, “eh, se l’Europa fosse stata diversa allora
la crisi non ci sarebbe stata”. Vero, o almeno la si sarebbe gestita
nella maniera più efficace con cui gli USA l’hanno controllata. Wray
rifiuta la tesi, generalmente condivisa che la crisi europea è una crisi
di bilancia dei pagamenti simile per molti versi alle crisi che i paesi
emergenti hanno conosciuto nel passato: il venir meno del rischio del
cambio e le liberalizzazioni finanziarie hanno scatenato bolle nel
settore edilizio in alcuni paesi periferici, indebitamento verso i paesi
del “core-Europe”. Questo modello è stato favorito dal comportamento
mercantilista della Germania. Esso ha le sue peculiarità, per esempio la
maniera in cui questo sistema dei pagamenti dell’Eurozona (TARGET2)
rifinanzia automaticamente gli squilibri esteri della periferia. Questo
dimostra come all’origine della crisi non vi siano i settori pubblici, i
quali si sono trovati a dover sostenere quello privato essendo privi,
come l’MMT aveva tempestivamente previsto, di banche centrali che ne
assicurassero la solvibilità. Io accetto la parte della spiegazione che
Wray propone e non capisco perché egli rifiuti la mia (che è della
maggior parte degli economisti critici!).
3) Wray torna
più volte sul punto secondo cui se l’Eurozona avesse applicato una
politica fiscale come quella degli Stati Uniti non avrebbe avuto
problemi di squilibri di partite correnti. Quindi la soluzione di Wray
sembra essere il famoso "più Europa". Le sembra una soluzione
percorribile data la variegata e bollente situazione politica
dell’Eurozona?
R. E’ assolutamente giusto che se l’Europa
si desse istituzioni come gli USA, allora non avrebbe certamente
problemi a “stampare moneta” e finanziare i propri squilibri esterni.
Dopotutto una moneta europea è quanto De Gaulle evocava negli anni 1960
per togliere agli USA il monopolio di un “esorbitante privilegio”. Che
sia possibile procedere verso un’Europa Federale mi vede molto scettico,
non lo vedo possibile e forse neppure desiderabile. Basti guardare
quello che accade in Spagna dove, certo a causa della sciagurata
austerità, la regione più ricca, la Catalonia, intende secedere. Penso
che molto meno sia necessario per risolvere la crisi europea, lasciando
complicate utopie alle prossime generazioni. Non facciamo ulteriori
salti in avanti, l’Euro già ci è bastato.
4) Se dovesse
fare una previsione sul prossimo futuro, pensa che l’Euro finirà per
disgregarsi inevitabilmente come sostiene il suo collega Alberto Bagnai o
pensa che alla fine la via dell’unificazione politica ed istituzionale
riuscirà a giungere a compimento?
R. Se continua questa
follia dell’austerità non v’è dubbio che l’esito sia quello che Alberto
prevede. Dobbiamo batterci per una soluzione razionale ed europea della
crisi: l’intervento della BCE per azzerare gli spread sui debiti sovrani
in primis. Questo richiede una “fiscal rule”, ovviamente, ma questa non
deve essere la cessione della sovranità fiscale a Bruxelles al fine di
assicurare un’austerità senza fine. L’austerità è fallita, come Wray,
Bagnai e tutti noi economisti critici abbiamo previsto (non ci voleva
molto). La “fiscal rule” deve mirare a stabilizzare le finanze pubbliche
attraverso politiche anti-austerity, una “condizionalità Kenesiana” per
capirci. Come ho scritto più volte, le politiche
Napolitano-Monti-Merkel non solo sono state inique, ma beffa nella
beffa, inutili, anzi dannose (ci ricorderemo amaramente di Lei,
Presidente Napolitano). Con l’evidente fallimento dell’austerità, in
Europa stanno maturando tutte le condizioni politiche per chiedere un
cambio di rotta radicale, e un autorevole governo italiano lo potrebbe
pretendere. Per questo però deve essere pronto a fare le proprie scelte,
se necessario, e a questo ci si deve preparare con attenzione.
PS Ho scritto le risposte ieri sera sull'aereo. Aggiungo per i lettori del blog: il valore aggiunto della MMT è nel mettere in luce il ruolo dello Stato nel processo di creazione della moneta, la quale è dunque espressione di sovranità.
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