Pubblichiamo il mio intervento all'incontro di cui ai due post precedenti. La registrazione è
qui* (gli interventi sono distinti per nome, h/t a Radio radicale). Tutte le relazioni sono state interessanti, di grande livello, e convergenti; discussant e soprattutto dibattito piuttosto deludenti (tranne Domenico Moro e sebbene con una prospettiva ben diversa Onofrio Romano); i due politici (a parte Fassina) molto deludenti (a parte la loro presenza fuggitiva). Ciò che mi colpisce è che fra il popolo della sinistra del 2% e i politici che esprime da un lato, e l'intellighenzia di sinistra dall'altro vi sia ora uno iato, come testimonia per esempio questa intervista a
Streeck. Anna Falcone ha fatto affermazioni del tipo: «Il capitalismo globale non si può contrastare se non con un'operazione
di grande democratizzazione globale» e poi «Tutto il mondo deve essere
aiutato a vivere laddove le popolazioni decidono liberamente di vivere». Pippo Civati che dopo la costituente italiana (della sinistra) faremo la costituente europea. Dove si va con questo cosmopolitismo? Alcuni interventi (Francescato, Romano) hanno sollevato il problema ambientale, che è certamente un'emergenza più che seria. Tuttavia, affermazioni del tipo "torniamo a una economia di sussistenza" o "blocchiamo gli investimenti" mi sembra non aiutino una chiarificazione. Così come dare contro lo Stato nazionale in nome di un globalismo astratto. Certamente il problema ambientale è globale, ma è al riguardo necessaria un'analisi geopolitica sugli interessi che si muovono in campo ambientale e su come muoversi. Lo Stato nazionale democratico è strumento di azione per costruire la cooperazione azione e internazionale sulla base del consenso del proprio popolo. La denuncia non basta, serve più analisi, anche da parte degli economisti naturalmente.
*https://www.radioradicale.it/scheda/519174/unione-europea-lavoro-democrazia-contributi-per-il-programma-dellalternativa
Sergio Cesaratto, La sinistra fra vincoli economici autoimposti e vincoli veri
Il mio carissimo amico Lanfranco
Turci dopo aver letto una bozza di questa nota (di cui esclusivamente porto la
responsabilità, naturalmente), fra i tanti consigli mi ha esortato a premettere
che essa è improntata al pessimismo, sul paese e sulla sinistra: i margini di
manovra economica (dunque politica) sono rebus
sic stantibus limitati se non inesistenti, le idee poche, le classi
dirigenti inadeguate. Tuttavia è solo dalla presa d’atto realistica dello stato
di cose presenti che può provenire una reazione. E, comunque, dire le cose come
stanno aiuta a smascherare l’affabulazione politica, il girarsi attorno senza
contenuti, la politica fatta solo di accordi elettorali che, purtroppo, appare
dominare, figlia e madre del vuoto che ci circonda.