Consigli di lettura: questo è un buon rapporto sulla crisi dell'Eurozona da fonti insospettabili di radicalismo; gli effetti positivi della politica fiscale, contro alle tesi alla Merkel-Schauble-Alesina-Giavazzi-Perotti(-Monti?) "delle restrizioni fiscali espansive" e in questo saggio divulgativo (relativamente) della Christina Romer. (Dissentiamo dalla Romer dove sostiene: "When I was in the White House, I used to bristle when people would say I was a Keynesian economist. They acted as if I believed that fiscal stimulus mattered because of some theoretical book written in 1936, or because of what I was taught in graduate school. I used to say that I am not a Keynesian economist, I am an empirical economist. I believe what I do because of the empirical evidence." Attraverso il puro empirismo le conoscenze non possono avanzare! Grazie a Eurointelligence per aver segnalato l'ottimo Krugman (se si ravvedesse fino in fondo e abbandonasse totalmente l'approccio neoclassico!) che segnala un ottimo articolo sul vertice.
Qui di seguito la lettera...
Ai direttori de Il foglio e de Il riformista
Qui di seguito la lettera...
Ai direttori de Il foglio e de Il riformista
Cari direttori,
i risultati del vertice europeo appena concluso sono stati deludenti persino per coloro che, come noi, non si aspettavano molto.
Non si è certamente verificato quel grand bargain fra maggiore rigore dei bilanci pubblici e un più efficace ruolo della BCE, diretto o indiretto, nel ridurre i tassi di interesse sui titoli di stato a livelli sostenibili. Mentre la linea tedesca dell’Unione come “austerity club” in cui i paesi cedono altre quote di sovranità democratica è passata nell’acquiescenza dei governi francese e italiano, Draghi non ha mantenuto le promesse della settimana scorso di un ruolo più attivo della BCE. La manovra “lacrime e sangue” ci era stata presentata da Monti proprio in previsione di questo scambio. Non che, a nostro avviso, politiche monetarie più accomodanti accompagnate da politiche di bilancio recessive avrebbero risolto alcunché come l’esperienza fallimentare del governo conservatore inglese insegna. Ma neppure questo si è ottenuto, e ciò suggerisce l’esito disastroso che a breve attende l’Eurozona. Ci chiediamo a questo punto che senso abbia per l’opinione pubblica e per il Parlamento una discussione su aspetti della manovra che, importanti in tempi normali, risultano dettagli irrilevanti in questa situazione. La manovra avalla infatti la tendenza suicida dell’Europa. Senza un mutamento profondo del quadro economico europeo che escluda manovre recessive, anche con il sostegno della politica monetaria, l’Eurozona non uscirà da una crisi fatale come anche sostenuto nel recente Documento degli economisti. Per tramite dei vostri giornali, ci appelliamo dunque al Parlamento perché anteponga alla discussione della manovra l’audizione del Presidente del Consiglio affinché renda conto del deludente esito del vertice, su cui aveva basata la sua pur assai discutibile linea economica, interrogandolo su quali misure il governo intenda ora intraprendere a livello nazionale e internazionale per evitare il disastro europeo e inutili sacrifici al paese.
Non si è certamente verificato quel grand bargain fra maggiore rigore dei bilanci pubblici e un più efficace ruolo della BCE, diretto o indiretto, nel ridurre i tassi di interesse sui titoli di stato a livelli sostenibili. Mentre la linea tedesca dell’Unione come “austerity club” in cui i paesi cedono altre quote di sovranità democratica è passata nell’acquiescenza dei governi francese e italiano, Draghi non ha mantenuto le promesse della settimana scorso di un ruolo più attivo della BCE. La manovra “lacrime e sangue” ci era stata presentata da Monti proprio in previsione di questo scambio. Non che, a nostro avviso, politiche monetarie più accomodanti accompagnate da politiche di bilancio recessive avrebbero risolto alcunché come l’esperienza fallimentare del governo conservatore inglese insegna. Ma neppure questo si è ottenuto, e ciò suggerisce l’esito disastroso che a breve attende l’Eurozona. Ci chiediamo a questo punto che senso abbia per l’opinione pubblica e per il Parlamento una discussione su aspetti della manovra che, importanti in tempi normali, risultano dettagli irrilevanti in questa situazione. La manovra avalla infatti la tendenza suicida dell’Europa. Senza un mutamento profondo del quadro economico europeo che escluda manovre recessive, anche con il sostegno della politica monetaria, l’Eurozona non uscirà da una crisi fatale come anche sostenuto nel recente Documento degli economisti. Per tramite dei vostri giornali, ci appelliamo dunque al Parlamento perché anteponga alla discussione della manovra l’audizione del Presidente del Consiglio affinché renda conto del deludente esito del vertice, su cui aveva basata la sua pur assai discutibile linea economica, interrogandolo su quali misure il governo intenda ora intraprendere a livello nazionale e internazionale per evitare il disastro europeo e inutili sacrifici al paese.
Sergio Cesaratto, Lanfranco Turci
(pubblicata dai due quotidiani 10 dicembre 2011)
http://www.telegraph.co.uk/finance/financialcrisis/8948267/Britain-should-pity-those-still-trapped-in-the-euro-nightmare.html
RispondiEliminaLa spiegazione più plausibile dell'inqualificabile comportamento della BCE, braccio operativo del Quarto Reich ? L'ideologia !
RispondiEliminaVedi: http://www.cnbc.com/id/45640104
Sono veramente frastornato.
RispondiEliminaLa Germania pensa ai propri interessi, noi pensiamo a come salvare l'Eurozona!
Siamo forse diventati un paese di crocerossine? Oppure di flagellanti pronti a punirsi per qualsiasi colpa, deflazione competitiva della Germania compresa?
L'euro come voluto dalla Germania ci sta strangolando. La prova? Sono anni che la stessa Commissione Europea va dicendo che non basta monitorare i debiti pubblici, ma bisogna fare attenzione pure ai differenziali nei tassi di inflazione e agli squilibri nei conti correnti delle bilance dei pagamenti.
Sarebbe stupido pensare che, se quelle sono rimaste parole morte, è perché c'è una Germania molto affezionata a un assetto che le assicura da anni surplus da paura?
Si vuole "salvare l'Eurozona"? Ormai non ne vedo i motivi. Ma se proprio si volesse c'è un solo modo: una esplicita contrapposizione di interessi.
Alla Germania interessa mantenere i suoi surplus, anche strangolare i paesi "partner"? Bene: e allora diciamo chiaro che a noi interessa ristrutturare il nostro debito, uscire dall'euro e limitare i movimenti dei capitali.
Se il nostro atteggiamento rimane subalterno, governo Monti compreso (non è un caso che piaccia tanto alla Merkel!), ci aspetta solo un lento strangolamento. Accompagnato dalla svendita del nostro patrimonio. Sì, perché in Germania ci sono circa 10.800 miliardi di euro di attività finanziarie in cerca di opportunità di investimento, anche in beni dei paesi pronti a sentirsi colpevoli, quindi a svendersi "liberalizzando" e "privatizzando".
Sarebbe ora che gli economisti, invece di lanciare appelli e... scrivere ai giornali, elaborassero scenari compiuti. In Germania c'è chi lo fa (Deutsche Bank, Dirk Meyer ecc.). E da noi?
Vorrei proprio che l'anno nuovo portasse maggiore lucidità: economisti che elaborano scenari di minore subalternità, che fanno conti su quanto bisognerebbe ristrutturare il nostro debito, sulle conseguenze che avrebbe, sui meccanismi di tutela dei risparmatori italiani (in Germania la Deutsche Bank lo fa), su tempi e modi di un'uscita dall'euro (come, in Germania, Dirk Meyer), sui limiti alla circolazione dei capitali (magari invocando Stiglitz).
Questo vorrei. Per due motivi: potrebbe essere l'unico modo di "salvare l'Eurozona" (se possibile o auspicabile - e ne dubito), ma aiuterebbe anche a gestire eventi sempre più probabili invece che a subirli passivamente, tra una flagellazione e l'altra.
Buon anno!