venerdì 14 giugno 2013

Intervista su Il Foglio

 Pubblichiamo intervista uscita in prima su il Foglio. I toni sono stati un po' caricati. Continua intanto la surrealtà italiana: piani fantasiosi e ipocriti sulla disoccupazione giovanile, bisticci da polli di Renzo (o di Renzi?) su IMU e IVA, inutili dibattiti su riforme istituzionali.

Euro? Raus

L’economista Cesaratto invoca le maniere forti con la Germania. Altrimenti addio a Eurolandia

“L’Italia decresce a colpi di due punti percentuali all’anno, in poco tempo ci ritroveremo ai livelli degli anni 70, con costi umani e sociali enormi, la situazione si farà rapidamente drammatica. Alla Germania non importa se il sud dell’Europa va a fondo, il governo italiano non ha grandi idee da proporre in Europa e non sbatte i pugni. E insomma, uscire dall’euro è una soluzione estrema, ma se ne può cominciare a parlare”. Dice così Sergio Cesaratto, economista, professore all’Università di Siena, e osserva con preoccupazione il processo che la Corte costituzionale tedesca ha aperto contro il presidente della Banca centrale Mario Draghi, l’uomo che, dice Cesaratto, “finora con i suoi interventi ha salvato l’euro e l’Europa”. E’ notizia di questi giorni che il governo greco, al collasso finanziario, ha chiuso la tivù pubblica, la Rai di Atene, e ha licenziato d’emblée tutti i suoi 2.800 dipendenti.

“Stiamo vivendo una fase epocale”, dice il professore: “Nell’inazione, e nella miopia colpevole della Germania, si stanno distruggendo decenni di progresso. Dev’essere chiaro a tutti, anche a noi italiani, che i nostri standard sono destinati ad abbassarsi drasticamente in assenza di una ripresa economica che può essere innescata solo da maggiori poteri alla Bce e dalla ripresa della domanda aggregata”. Ma il governo di Angela Merkel frena tutto. “La Germania vuole preservare il suo modello basato sulle esportazioni e ritiene di poter sopravvivere anche se l’Italia, la Spagna e gli altri paesi mediterranei vanno a fondo. Dunque teme l’abbassamento dei tassi d’interesse, che per noi sarebbe salvifico, e contemporaneamente non ha nemmeno interesse a fare da locomotiva della ripresa, Berlino potrebbe rilanciare la sua domanda, comprare moltissimi prodotti dal mercato europeo e sud-europeo, ma fa politiche opposte. Quel paese, sul quale grava un passato inquietante, sta realizzando un progetto di dominio impensabile fino a pochi anni fa”. Cosa bisognerebbe fare? “Basterebbe che la Bce dicesse che copre i debiti degli stati deboli. Non dovrebbe nemmeno comprare i titoli di stato”.
E il governo italiano come si sta muovendo? “Male. Dovrebbe sbattere i pugni sul tavolo, persino minacciare l’uscita dall’euro, se necessario”. E invece? “E invece Letta finge d’essere ossessionato dalla disoccupazione giovanile. E’ una cosa ipocrita, il governo non può fare niente contro la disoccupazione giovanile e lo sa bene. L’idea che l’Italia possa dismettere l’austerity da sola non regge. Per farcela ci vuole una politica europea diametralmente opposta. Per far crescere le aziende e dare lavoro deve prima di tutto ripartire la domanda aggregata europea, serve sopratutto che la Germania faccia politiche per rilanciare la sua domanda interna. E poi ci vorrebbe pure un segnale netto della Bce, prestatore di ultima istanza. Se la Bce garantisse il debito, e a un certo punto dicesse che, secondo lei, lo spread italiano dovrebbe stare a 50 punti anziché agli attuali 279 punti, ebbene si andrebbe a 50 punti. Ma la Germania si oppone, perché teme che gli stati spendaccioni del sud se ne approfittino riprendendo le vecchie politiche di spesa. Ma noi potremmo offrire precise garanzie, come quella di stabilizzare il rapporto debito/pil”. Uscire dall’euro è una soluzione? “E’ una cosa complicata, ma non impossibile. Prima di arrivarci, tuttavia, sarebbe meglio che i governi si battessero fino in fondo per cambiare le politiche europee. Ma non lo stiamo facendo”.
Come si esce dall’euro? “Chi lo sostiene è orientato a dire che debba essere la Germania a uscire dall’euro. E in effetti sarebbe più facile così, una rottura ovviamente concordata, negoziata, della moneta unica. Un processo che salvaguardi l’Unione europea. Il paradosso è che si potrebbe arrivare al punto in cui uscire dall’euro diventa l’unico modo per salvare l’Europa”. In Italia è Berlusconi a invocare toni ultimativi contro Angela Merkel, mentre in Spagna e in Grecia è la sinistra a farsi carico di queste posizioni. “La sinistra italiana ha un’infatuazione retorica per l’Europa. E non capisce che questa Europa sta distruggendo se stessa. Se continua così non resterà molto delle grandi conquiste culturali, economiche e sociali degli ultimi cinquant’anni, niente di tutto ciò che ha animato l’ideale europeista. Oggi i veri europeisti capiscono che il problema è questa Europa dittatoriale a trazione tedesca, un paese che sta forse realizzando un suo antico sogno di dominio. Deve essere chiaro che in Italia nulla sarà più come prima, soffriremo le conseguenze di quello che sta succedendo sulla nostra pelle in termini di servizi minimi, di stato sociale, di reddito e qualità della vita. I tedeschi pensano di potercela fare e di usarci per attirare i nostri migliori laureati e un po’ di nostra manodopera”.

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