Da Micromega on line. Enrico Letta mi sembra: <"Austerità"... tu chiamala se vuoi "lavoro">. Manco Forlani aveva il naso così lungo. (Per la cronaca, l'articolo non è stato pubblicato da il manifesto).
Il Berluskeynesismo non basta
di Sergio Cesaratto
In perfetto stile
democristiano il neo Presidente del Consiglio Letta ha fatto numerose promesse,
più o meno condivisibili - l’abolizione dell’IMU certo no in quanto avvantaggia
soprattutto i ceti medio-alti. A essere benevoli la scommessa sembra essere
quella di ottenere dall’Europa un allentamento degli obiettivi di bilancio sì
da poter mollare un po’ i cordoni della spesa e, con un po’ di fortuna,
arrestare il declino di reddito e occupazione. Anche Fassina ha sostenuto
l’idea di andare con determinazione in Europa a rinegoziare il rigore fiscale.
Tutto bene, dunque? Temiamo che si continui a sottovalutare la vera dimensione
della crisi europea. Sebbene, infatti, le politiche di austerità siano state la
riposta sbagliata alla crisi, e vadano dunque terminate, questo non è
sufficiente se non è l’Europa nel suo complesso a dismetterle procedendo verso
un insieme di politiche di segno opposto. Fare un po’ di Berluskeynesismo in un
paese solo non ci porterebbe molto lontano. Prima ancora della sanzione europea
v’è quella dei mercati finanziari in paesi privi dell’ombrello di una propria
banca centrale. Che debba essere un economista di sinistra a ricordarlo è
paradossale. Ma a essere malevoli, le critiche di Letta all’austerità sono solo
di facciata, tant’è che in Europa ha promesso il rispetto del consolidamento
fiscale. Come si possa far crescita in questo modo non è dato sapere.
Berlusconi, dal canto suo, si accontenta di qualcosa sull’IMU da dare in pasto
agli allocchi, tanto l’ira degli esodati e dei cassa-integrati si riverserà
tutta sul PD.
In un certo senso ha ragione
Letta a sottolineare che l’Europa deve andare avanti nel processo di
integrazione. Si tratta, infatti, di implementare quelle istituzioni e
politiche che solo possono far funzionare un’area economica complessa e
disomogenea come l’Eurozona. L’euro è nato senza quelle istituzioni poiché è
stata un’operazione di disciplina sociale, e l’austerità ne è conseguenza ultima.
Questo con buona pace dei padri intellettuali di Letta – Andreatta, Ciampi e
Padoa-Schioppa e, a onor del vero, anche Prodi – che prima con il sistema
monetario europeo e col “divorzio” fra Banca d’Italia e Tesoro e poi con
l’unificazione monetaria hanno fatto della disinflazione l’asse della politica
economica. Il risultato è stato che a cercare di importare l’Ordoliberismo
tedesco ci siamo ridotti allo stato attuale.
La questione è se allora
questo governo ha la necessaria ispirazione politica e relativa autorità
tecnica per smuovere l’Europa affinché adotti politiche monetarie e fiscali e
aggiusti la distribuzione del reddito a favore dei ceti medio-bassi con
l’obiettivo della ripresa dell’occupazione. La nomina di Saccomanni
all’Economia non appare certo all’altezza. Né mi sembra che dall’opposizione SEL
e del M5S incalzino il governo con sufficiente forza e competenza su questi
temi - vedremo nel futuro. Così il programma di Letta sembra una farsa del CAF
- in piccolo naturalmente, ma si sa, i tempi sono grami. Da un lato ci si lega
le mani facendosi mancare il sostegno ai titoli pubblici da parte della banca
centrale e rinunciando allo strumento del tasso di cambio, mentre dall’altro si
promettono improbabili misure di spesa.
Nel dream-team tutto al femminile che dopo le elezioni proponemmo in
una lettera a il manifesto (e che
Bordin e altri ripresero) non mancammo di collocare Emma Bonino agli Esteri. Le
abbiamo dunque portato fortuna. La
ministra ha la fama di liberista e di ultra-europeista. L’abbiamo però
percepita consapevole che un’Europa priva di quelle istituzioni che rendono gli
Stati Uniti un’area economica funzionante non potrà che sfasciarsi. Ora abbiamo
anche Fassina all’Economia. Venga dunque da loro una proposta di riforma
dell’Eurozona, adeguata e organica, da portare con la dovuta autorità al tavolo
europeo. Non c’è molto da sperare. Però almeno la finiremo di prenderci in giro
con chiacchiere europeiste.
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