sabato 4 agosto 2012

Fino a che punto si intende lasciar distruggere questo paese dalle attuali politiche europee? Turci su l'Unità

Un importante articolo di Lanfranco Turci l'Unità di sabato 4 agosto. Segnalo anche la mia intervista su Radio Radicale, http://www.radioradicale.it/scheda/358126?format=32.
Eccessivi vincoli in Europa complicano la vita al PD 
Lanfranco Turci
Diciamo che la Carta di intenti sia un faticoso tentativo di tirare la coperta per coprire la non sconfessabile adesione al governo Monti e insieme la esigenza di discontinuità attesa dall’elettorato popolare del centro sinistra e necessaria per rendere credibile la torsione “progressista” data da Bersani al Pd. Giudizi di persone intelligenti e equilibrate come Follini e Salvati convalidano questo giudizio. E diciamo pure che l’apertura ai moderati così come motivata da Michele Prospero su l’Unità del 3 agosto, su uno schema di ragionamento storico che evoca il Gramsci delle crisi organiche, il partito nuovo di Togliatti e il compromesso storico di Berlinguer, dà una dignità al disegno politico al di fuori delle riduttive polemiche politiciste. Ma può reggere questo delicato equilibrio di fronte alla durezza dei processi che si sviluppano quotidianamente sotto i nostri occhi? Ieri abbiamo assistito all’ennesima retromarcia della politica europea in sede Bce, dopo quella clamorosa, e particolarmente penosa per il governo italiano, del vertice europeo dei primi di giugno sullo scudo antispread.
Non si tratta solo dell’ennesimo e ribadito rifiuto del ruolo della Bce come prestatore di ultima istanza. Né dell’ennesima imposizione del veto tedesco, che vede purtroppo consenziente anche una parte della SPD. Leggendo bene le cose c’è anche la affermazione che un eventuale futuro intervento della Bce sarebbe condizionato dall’impegno, per i paesi che chiedessero un allentamento del cappio degli spread, di sottostare a tutte le cure dell’austerity decise da Bruxelles e da Francoforte, attuali e eventuali. Un impegno pluriennale che dovrebbe travalicare anche le normali scadenze elettorali attraverso una esplicita adesione dei partiti prima del voto. Come è avvenuto in Grecia e in Portogallo. Qui viene l’interrogativo immediatamente politico che ha a che fare con la compatibilità con la democrazia delle politiche liberiste e tecnocratiche europee. E’ rivelatore e inquietante in proposito l’interrogativo che si è posto Monti a Helsinki: “ Siamo sicuri che le democrazie nazionali siano ancora un esempio?O forse sono parti del malfunzionamento della Ue?”. Verrebbe da rispondere polemicamente:”Perché non delegare il tutto alla Bundesbank e alla Corte di Karlsruhe?”. Insomma dovremmo vincolarci alla attuale politica di sostanziale strozzamento interno, al cui rispetto la Bce graduerebbe l’intervento di una moneta su cui abbiamo perso ogni sovranità e che sembra pensata unicamente in funzione di politiche liberiste e antipopolari. E dovremmo impegnarci a farlo comunque, qualunque fosse l’esito del voto e qualunque cosa avessimo scritto nei programmi elettorali. In un quadro di questo tipo anche i prudenti propositi della Carta di intenti corrono il rischio di venire vanificati e la coperta corta viene tirata decisamente sulla continuità col montismo. Ma attenzione questo non è solo un problema per il futuro, perché qui e ora, alla luce degli sviluppi di questi giorni, si pongono domande non più rinviabili: fino a che punto si intende lasciar distruggere questo paese dalle attuali politiche europee? Possiamo continuare con una delega in bianco alla politica di Monti che si dimostra consentanea alle direttive europee sul piano interno e inefficace a contrastarne gli effetti perversi sul piano comunitario? Temo che questi interrogativi complichino molto il piano elettorale pensato dal Pd e non consentano una marcia tranquilla e lineare dal governo Monti al governo Bersani. Per non dire che, su uno sfondo di questo genere, quel “patriottismo costituzionale” invocato da Prospero tenderebbe ad assomigliare troppo a quel governo di unità nazionale che segnò la sconfitta mai più recuperata del Pci di Berlinguer. Ma ci potrebbe essere anche qualcosa di peggio. Monti ha detto ancora a Helsinki di temere che spread troppo alti portino alla vittoria in Italia di “un governo non europeista, non favorevole all’euro e non orientato alla disciplina fiscale”. E’ quanto ci si può aspettare da queste politiche. Quanto spazio vogliamo ancora lasciare al populismo di Berlusconi e soci?
(L’UNITA’ 4 agosto 2012)

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