giovedì 21 agosto 2014

Che fare? Una conversazione con Turci e Achilli




Pubblichiamo, con l'autorizzazione dei partecipanti, una conversazione che si è svolta per e mail i giorni scorsi che crediamo possa essere di interesse sulle prospettive della sinistra nella crisi europea.  Lo stile è ovviamente colloquiale. Achilli è un economista (precario). Egli esordisce difendendo una sua provocazione che aveva lanciato su FB.


Riccardo Achilli
Proverò a spiegare ulteriormente il mio punto di vista, premesso che nessuno di noi, io per primo, ha la bacchetta magica con la Soluzione con la esse  maiuscola.
A mio parere l'idea di fuoriuscita dall'euro non è praticabile, non solo per motivi economici (isolandosi dai mercati finanziari prima o poi si paga pegno,  ed i controlli sui flussi di capitale possono essere fatti per un periodo  breve, pena lo strangolamento per autarchia) ma soprattutto per motivi politici  (torneremmo all'Europa degli Stati nazione in competizione commerciale, in un periodo di grave crisi economica, e la risposta nord europea alla svalutazione  competitiva mediterranea sarebbe quella di barriere protezionistiche di vario  genere. Le conseguenze in termini di tensioni geo politiche sarebbero evidenti, e tornare a Napoleone III contro Bismarck mi sembra un pochino pericoloso). Di uscita ordinata e concordata nemmeno a parlarne. Non ci sono le condizioni politiche, a meno di sterminare l'intero establishment politico ed economico europeo.

Ciò premesso, nel breve periodo abbiamo due alternative: Renzi con qualche  grado di libertà (premesso che comunque la sovranità economica nazionale non  esiste più almeno dal 2011) cioè Renzi che, entro alcuni limiti, può scegliere  il "come" raggiungere obiettivi eterodeterminati, oppure Renzi commissariato,  cioè Renzi che non può nemmeno avere un minimo di voce in capitolo sul come  raggiungere questi obiettivi prefissati dall'Europa.
Ebbene, io scelgo il Renzi commissariato per tre motivi:
a) perché guida un manipolo di incapaci, incompetenti e cialtroni. Lo vediamo  dalla qualità delle politiche economiche scelte, dalla "fantasia" sulle  coperture finanziare dei provvedimenti, dall'assenza di una sia pur minima idea  generale del Paese, da riforme istituzionali (ad iniziare dalla riforma Delrio  sulle province) assolutamente scombinate e pericolose;
b) perché, dato che le riforme istituzionali interessano marginalmente  l'Europa, e ingorgano il Parlamento, c'è la speranza che un commissariamento  porti le riforme istituzionali su un binario morto. Salviamo il salvabile. Non  possiamo salvare l'economia e la società dall'euro-trappola, perlomeno  cerchiamo di salvare le istituzioni della democrazia, in attesa di tempi
migliori;
c) perché la limitata autonomia di Renzi passa per il tramite di un accordo  con FI, in cui quest'ultima entrerà organicamente dentro il Governo. Ed il  negoziato, per chi non se ne è accorto, è già partito. Personalmente, ritengo  che una futura riscossa del Paese passi anche da fattori civili e morali. Un  condannato per un reato socialmente odioso come l'evasione fiscale non può  tornare a dettare l'agenda di governo del Paese. I partigiani vinsero la loro  guerra morale nel Paese perché mostrano una superiorità culturale ed etica  rispetto alla meschinità piccolo borghese del fascismo.
Viceversa, è possibile che un completo commissariamento di Renzi stimoli una  riscossa patriottica in un popolo depresso e incapace di reazione, ed inoltre  lo metta finalmente di fronte alla miseria, allo squallore, alla cialtronaggine  tecnica, politica ed umana della sua classe dirigente.
Dopodiché è vero che non si può lanciare il "W la Trojka" come slogan  politico. Sarebbe un suicidio politico ,di consenso, ecc. ecc. Ma  fortunatamente, per quanto mi riguarda, non ho l'obiettivo di prendere voti,  quindi cerco di ragionare con la mia testa, liberamente. Quello che però reputo
pericoloso, e sbagliato, è difendere un feticcio di sovranità nazionale che non  esiste più, il che riviene a difendere la diarchia Renzi/Berlusconi, che sarà  inevitabilmente benedetta da Napolitano.
Se poi mi si convince che esiste un'altra strada, praticabile e non onirica,  ovviamente sarò ben contento di seguirla.

Sergio Cesaratto (in maiuscoletto commenta il testo di Achilli)
RA … l'idea di fuoriuscita dall'euro non è praticabile, non solo per motivi economici (isolandosi dai mercati finanziari prima o poi si paga pegno, …) ma soprattutto per motivi politici(torneremmo all'Europa degli Stati nazione in competizione commerciale, in un periodo di grave crisi economica, e la risposta nord europea alla svalutazione competitiva mediterranea sarebbe quella di barriere protezionistiche di vario genere. Le conseguenze in termini di tensioni geo politiche sarebbero evidenti, e tornare a Napoleone III contro Bismarck mi sembra un pochino pericoloso). Di uscita ordinata e concordata nemmeno a parlarne. Non ci sono le condizioni…

SC LE CONDIZIONI PER UNA ROTTURA CONCORDATA FORSE SI POTREBBERO CREARE. CONCORDATA O NO SAREBBE TRAUMATICA. MA SE I PROBLEMI FOSSERO QUELLI EVIDENZIATI DA ACHILLI, LA MAGGIOR PARTE PREVISIONI APOCALITTICHE (GUERRE E QUANT'ALTRO) NON AVREI DUBBI CHE E' MEGLIO USCIRE. I PROBLEMI SONO PIU' CONCRETI, VENDETTA MERCATI FINANZIARI E DEI NOSTRI NEMICI EUROPEI (NEMICI, SI', NEMICI, MA QUESTO MICA IMPLICA LA GUERRA, COME GLI SCIOCCHI, OVVERO QUASI TUTTI, PENSANO). INSOMMA, SE SI ESCE IL PERICOLO, A PARTE UN PO' DI QUARANTENA DEI MERCATI FINANZIARI, E' IL BOICOTTAGGIO DEI NEMICI TEDESCHI - IL RESTO, BISMARK PER NON DIRE PIANGERE SULL'EUROPA PERDUTA ECC, SONO CHIACCHIERE INUTILI CHE LASCIAMO ALLE ANIME BELLE.

RA … io scelgo il Renzi commissariato per tre motivi:
a) perché guida un manipolo di incapaci, incompetenti e cialtroni. Lo vediamo dalla qualità delle politiche economiche scelte, dalla "fantasia" sulle coperture finanziare dei provvedimenti, dall'assenza di una sia pur minima idea generale del Paese, da riforme istituzionali (ad iniziare dalla riforma Delrio sulle province) assolutamente scombinate e pericolose;
b) perché, dato che le riforme istituzionali interessano marginalmente l'Europa, e ingorgano il Parlamento, c'è la speranza che un commissariamento porti le riforme istituzionali su un binario morto. Salviamo il salvabile. Non possiamo salvare l'economia e la società dall'euro-trappola, perlomeno cerchiamo di salvare le istituzioni della democrazia, in attesa di tempi
migliori;
c) perché la limitata autonomia di Renzi passa per il tramite di un accordo con FI, in cui quest'ultima entrerà organicamente dentro il Governo.

SC INVECE GOVERNATI DA (SAY) UN TEDESCO, UN FINLANDESE E UN OLANDESE, TUTTI PIU’ TONTI DEL GIA’ (FINTO) TONTO COTTARELLI CI VA MEGLIO, MA ANDIAMO!

RA Viceversa, è possibile che un completo commissariamento di Renzi stimoli una riscossa patriottica in un popolo depresso e incapace di reazione, ed inoltre lo metta finalmente di fronte alla miseria, allo squallore, alla cialtronaggine tecnica, politica ed umana della sua classe dirigente.

SC QUESTO E' PLAUSIBILE, CHE LA GENTE SI RIBELLI ALL'ARRIVO DELLA TROIKA, MA CERTO NON PER CAMBIARLA, MISSION IMPOSSIBLE. SE SI INCAZZA USCIAMO, POI DIO CI AIUTI.

RA Dopodiché è vero che non si può lanciare il "W la Trojka" come slogan politico. Sarebbe un suicidio politico ,di consenso, ecc. ecc. … Quello che però reputo pericoloso, e sbagliato, è difendere un feticcio di sovranità nazionale che non esiste più, il che riviene a difendere la diarchia Renzi/Berlusconi, che sarà inevitabilmente benedetta da Napolitano.
Se poi mi si convince che esiste un'altra strada, praticabile e non onirica, ovviamente sarò ben contento di seguirla.

LA VIA L'HAI FORSE INDICATA TU. ARRIVA LA TROIKA, ORSU' COMPAGNI DELLA CAPITALE E' GIUNTA ORMAI L'ORA DELLA RISCOSSA ...
OPPURE DIVENTEREMO DEFINITIVAMENTE TERZO MONDO, IN FONDO PER QUEL POPOLO DI CAFONI CHE SIAMO, SOPRATUTTO A SUD DI VITERBO, CE LO MERITIAMO PURE.
CARO LANFRANCO ET AL, SO CHE PENSI CHE IO SIA UN NICHILISTA ORMAI PERSO. NIENTE AFFATTO. DA FARE C'E'. ANDARE A BRUXELLES E DENUNCIARE QUESTA FOLLIA IMPOSTA DALLA GERMANIA CON UN PIANO PER BLOCCARE TUTTA L'UNIONE EUROPEA (VETO SU TUTTO PER ESEMPIO). COMUNQUE E' PIU’ POLITICO RIEMPIRSI LA BOCCA DI ILLUSIONI (O CONIGLI NEL CAPPELLO) O DIRE LE COSE COME STANNO, MAGARI CHE NON C'E' SPERANZA SPERANDO CHE POI LA GENTE SI INCAZZI?
(LEGGITI PINI E ROMANO SUL MANIFESTO A PROPOSITO DI ANIME BELLE).
SCUSATE LA CRUDEZZA, MA NON SIAMO QUI A DISCUTERE DI POESIA.
(a proposito di Pini e Romano, su il manifesto, nell’elenco dei maestri eterodossi non compariva Garegnani, ma c’era Leon, economista di valore, ed persona cara, ma certo di limitata fama nazionale; frettolosamente il nome di Garegnani, e quello di Caffè, è stato aggiunto nella versione per Sbilanciamoci).

Riccardo Achilli
Ma Sergio, se tu stesso sei consapevole delle vendette dei mercati finanziari (vedi Argentina) e delle ritorsioni commerciali dei tedeschi (aggiungo io: cinque minuti dopo la fuoriuscita, la nostra vile borghesia cercherebbe di portare fuori dai confini patrii tutta la ricchezza che potrà liquidare e spostare, e non sarà possibile arrestare questo fenomeno con i soli controlli amministrativi) , pensi ancora che si possa uscire dall'euro, senza pagare un pegno pesantissimo? Dopo il quale, dopo tutte le sofferenze, forse ci sarà una
redenzione, ma è un forse, perché le nostre capacità previsionali non possono arrivare al medio-lungo periodo. Andiamo in Europa e mettiamo il veto su tutto?
E' il modo migliore per preparare la fuoriuscita dall'euro, con tutto ciò che ne segue. Non credo proprio che l'elettore medio tedesco sarebbe impressionato dai nostri show. Più che altro, stante la mentalità diffusa a fra l'Elba ed il Reno, sarebbe indotto a pensare che gli "italiani, i soliti cialtroni, fanno le scenate perché non vogliono pagare. E allora uscissero, ma uscissero senza alcuno sconto ed alcun regalo da parte nostra". Vorrei ricordare che è stato lo
stesso Weidmann, ripetutamente, ad affermare che se qualche Paese euromediterraneo non è contento delle ricette europee, può tranquillamente uscire. Concetto ribadito dallo stesso Sinn.
Con quali rapporti di forza sarebbe possibile imporre una fuoriuscita regolata e controllata, il meno indolore possibile? Diciamoci la verità. Nemmeno noi abbiamo la forza politica e comunicativa per imporre che nel nostro stesso Paese se ne parli come di un'ipotesi plausibile (quanti italiani sono influenzati dagli articoli di Fassina?) Figuriamoci se sarebbe possibile imporre tale soluzione pure alla Merkel ed ai suoi alleati finlandesi, olandesi, ecc.
L'unica speranza di indurre una reazione in un popolo addormentato è quella di metterlo di fronte alla realtà, senza intermediari. E, perdonami, non mi sembra affatto "retorico", come affermi, temere un governo Renzi/Berlusconi.
Perché sarebbe un Governo con i due migliori illusionisti messi insieme a vendere bubbole agli italiani, mentre obbediscono fedelmente alle direttive di Bruxelles.
Sergio Cesaratto
Ammettiamo dunque con serenità che non c'è speranza e amen (poi se usciamo o meno non saremo noi a deciderlo, ma gli eventi, come ho sempre detto). Ma almeno diciamolo e non crogioliamoci con l'ajetto di bei documenti o di conigli nel cappello.
Un caro saluto
S.

Riccardo Achilli
Si, probabilmente non c'è speranza di fermare il diluvio. Rimane però una cosa da fare. Prepararci per ricostruire. Almeno questo, sennò è inutile proseguire, e ci possiamo dedicare al calcio, al cricket, alle passeggiate nei boschi. Però rimane il fatto che, per iniziare a ricostruire, la scintilla della reazione va attivata. Condizione necessaria, ma non sufficiente, è che gli illusionisti siano messi all'angolo. Altrimenti continueranno, per definizione, a fare il loro mestiere, cioè ad illudere.
Sergio Cesaratto
Allora, però, per ricostruire si dovrebbero analizzare gli errori di chi ci ha condotto a questo. L'europeismo come ideologia, per esempio; la condivisione di idee offertiste; l'abbandono di una prospettiva nazionale, sopratutto (entro cui anche recuperare l'offertismo Listiano). Smettiamola però con l'Europa. Non vogliamo fare la guerra a nessuno, ma la smettano di farcela.
Lanfranco Turci

Tanto per chiarire, Pini e Romano che leggo sul Manifesto mi sembrano due anime belle che ci spiegano quanto sarebbe bello uno stato europeo tipo Usa con in più politiche di programmazione dello sviluppo e quant'altro, ma si dimenticano di dirci come arrivarci.
Ciò premesso, di questa situazione di costi gravissimi per uscire dall'euro e di ottimalità (ma irraggiugibilità) di una vera integrazione europea che dovrebbe parallelamente svilupparsi anche sul terreno politico e amministrativo, come ho appena finito di rileggere oggi nel saggio di Pivetti apparso suL Cambridge Journal of Economics del giugno 2013.
Tutte le previsioni dei più seri economisti critici danno come scenario più probabile la permanenza a lungo dell'area Euro in una situazione di stagnazione e di involuzione sociale. Ma i processi storici sono come sempre imprevedibili e la reazione del populismo a destra, mentre purtroppo a sinistra non si muove quasi niente, segnala cmq che sotto la cenere cova un malcontento imponente. Questo vale anche per il nostro paese al di là del successo strabordante di Renzi alle europee.
Dato per scontato che l'uscita dall'euro costerebbe il prezzo di un disastro (da qui la improbabilità di farne l'obiettivo dichiarato!) e che uno smantellamento concordato non pare alle viste (vedi appunto Pivetti) dobbiamo cercare per il momento di lavorare sulle contraddizioni della politica europea cercando di ottenere quanto più possibile anche con strappi e minacce. Vedi appunto anche Fassina oggi su La stampa dove propone di fare una finanziaria con una manovra espansiva di 16 miliardi e di fronte alle possibili obiezioni dell'Europa dice " noi dovremmo porre il fallimento della politica della UE e se ci fosse una chiusura potremmo anche rimettere in discussione il ns contributo al Fondo europeo di stabilità...L'Europa è sulla rotta del Titanic"
Quando dico noi, intendo noi come persone a vario titolo di sinistra e dunque contrarie al governo Renzi, ma che non per questo rinunciano ad incalzarlo con idee che parlino alla gente e in particolare ai ceti popolari.
Questo mi sembra il terreno su cui dovremmo convergere pur nella consapevolezza della nostra debolezza e della pochezza attuale della sinistra italiana. Questo mi sembra anche  il senso del documento che abbiamo elaborato come Network in cui abbiamo preso in considerazioni le varianti più probabili della situazione nazionale ed europea.
In questo documento non ci sta certo la difesa di un Renzi che si gonfia il petto in nome della nazione per poi fare male le stesse cose che chiede Draghi. Ma non ci sta neppure l'auspicio del tanto peggio tanto meglio, ossia l'arrivo della Tojka. D'altro lato quello di Riccardo è solo un esercizio intellettuale in cui astrattamente ci si domanda se si combatterebbe meglio sotto l'illusionismo pataccaro di un Renzi sostenuto da Berlusconi o sotto la chiarezza di un governo commissariato dall' Europa. Premesso che non siamo noi a determinare l'uno o l'altro scenario mi pare altrettanto chiaro che non possiamo fare nè dell'uno, nè dell'altro un obiettivo della nostra azione.
Cmq stando al gioco intellettuale proposto e considerando la cultura politica di Renzi, Padoan e Napolitano, io penso che a breve lo scenario più probabile è quello di un Renzi che continua nella sua politica con una sottomissione di fatto alle raccomandazioni europee che temo non cambieranno di molto, nonostante l'aggravarsi della crisi) e con fuochi d'artificio calanti, ma in mezzo a un malcontento crescente che la sinistra dovrebbe cercare di intercettare con un programma come quello che abbiamo descritto nel documento suddetto sia per l'Italia, sia per l'Europa. Poi se le cose messe in moto dalla crisi accelereranno dovremmo essere pronti sia a uno sfacelo dell'Europa e dunque al ritorno alla moneta nazionale, sia a allearci con quanti volessero davvero cominciare a cambiare verso all'Europa, Cosa che sarebbe senz'altro auspicabile
Sergio Cesaratto
Lanfranco, tu dici:
"dobbiamo cercare per il momento di lavorare sulle contraddizioni della politica europea cercando di ottenere quanto più possibile anche con strappi e minacce. Vedi appunto anche Fassina oggi su La stampa dove propone di fare una finanziaria con una manovra espansiva di 16 miliardi e di fronte alle possibili obiezioni dell'Europa dice " noi dovremmo porre il fallimento della politica della UE e se ci fosse una chiusura potremmo anche rimettere in discussione il ns contributo al Fondo europeo di stabilità...L'Europa è sulla rotta del Titanic"

A parte il ridicolo di sfidare l'Europa per una manovra espansiva di 16 miliardi (sic), il punto è che:
- manovre espansive in un paese solo fanno riaffiorare un disavanzo di partite correnti, Spagna docet come mi segnalava l'ottimo Bergamini (ma come evinco da Eurointelligence era stato denunciato nella stessa Spagna).
- uscire dai vincoli europei corrisponde a porsi fuori dall'ombrello dell'OMT, che come sai implica la Troika. Fuori dell'OMT e con politiche espansive i mercati finanziari esplodono. Questo è il punto forse più importante.
- non conosco il diritto comunitario e internazionale, ma immagino che possano partire procedure di  infrazione che possono culminare in una espulsione dall'UE e dall'UME.

In sostanza se vai a una strategia di scontro con l'UE e ci credi, se fuori dall'euro.

Se sei conscio di queste conseguenze, benvenuto (con Fassina) nel nostro club che definirei "non c'è vita in Europa" (attento non "non c'è vita in QUESTA Europa", slogan da anime belle). E allora, tanto per battersi meglio, si accompagni la scelta di una manovra espansiva con una denuncia politica dell'Europa tedesca, e si minacci il veto su ogni aspetto della vita comunitaria. Comunque si può anche andare per gradi, e dire noi facciamo una manovra espansiva da 20/30 miliardi (minimo!). Varrebbe la pena poi l'adozione di misure alla Pivetti di controllo delle importazioni, la nazionalizzazione del MPS perché acquisti titoli pubblici finanziandosi presso la BdI. Ci buttano fuori, natürlich.
Qualunque misura seria adottata in autonomia da questo paese per salvarsi implica che ci buttano fuori. Ma siccome le forze per adottare queste misure non ci sono, fuori ci andremo se la situazione scoppia (e se la lasceranno scoppiare)
Benvenuto nel club, comunque.

Lanfranco Turci
Cari tutti io non ho dubbi che noi dobbiamo proporre una finanziaria che abbia elementi quali quelli che abbiamo scritto anche nel ns
documento. Su quanto saranno recepiti dal governo ho molti dubbi, ma almeno ci serviranno a far scoppiare contraddizioni nel Pd e nel suo elettorato. Su quanto poi succederebbe come reazione europea, qualora il governo le facesse sue, eviterei ogni determinismo, considerando che l'Europa non è una macchina marziana, ma vive di contraddizioni e tensioni come tutti i corpi politici e sociali e non c'è solo l'italia a vivere i pesanti effetti dell'austerità.
Tu dici che ci farebbero affondare? possibile, ma non inevitabile. Ma un conto sarebbe arrivare all'uscita dall'Euro perchè si sono rifiutate le ns legittime rivendicazioni e ci spingono fuori ( allora
suonerei tutte le campane della salvezza nazionale!), un conto è proporre l'uscita a prescindere solo perchè intellettualmente siamo convinti che non c'è nulla da fare. La differenza dal punto di vista politico è enorme. E qui stiamo parlando di politica non di modellistica di aree valutarie ottimali o di modelli di stati federali compiuti contrapposti a questa trappola di una pura unione monetaria basata sulla compressione della spesa pubblica e dei salari.

Sergio Cesaratto
Sono totalmente d'accordo su quanto scrivi. Ovviamente dobbiamo far politica. Sono semmai in disaccordo nel farla con documenti troppo lunghi (mi perdoni l'ottimo Achilli) che incidono zero (e pour cause). Serve invece una paginetta di punti concreti per la salvezza del Paese da portare in Europa. Senza panegirici sulla salvezza dell'Europa (per me po' pure morì) ma esclusivamente del nostro Paese e di chi ci vorrà stare.


Riccardo Achilli
Mi corre l'obbligo, per la milionesima volta, e confesso che sto iniziando a  scocciarmi, di commentare la questione dei documenti troppo lunghi. In Uruguay,  dove la sinistra vince sempre, fanno programmi elettorali da 200 pagine e  sintesi "pa' el pueblo" di 2 pagine. Perché lo fanno? Perché sono cretini e  autolesionisti? Soffrono di grafomania? No. Perché da un lato bisogna avere un  documento analitico che approfondisce le questioni, per i rapporti con gli  addetti ai lavori e con gli intellettuali, ed anche perché il documento di  approfondimento serve a chiarire a sé stessi cosa intendono fare, entro quali  compatibilità e come, e dall'altro lato serve il documentino divulgativo,  semplice e sintetico ,che spieghi all'operaio agricolo della Pampa perché deve
votare a sinistra.
Allora, noi abbiamo esattamente un documento di una trentina di pagine, che  circola ai livelli dei Fassina, ed un documentino di 2 paginette 2, scritto nel  modo più semplice, con degli slogan e parole d'ordine.

Nessun commento:

Posta un commento