IL CASO/ Così gli italiani hanno pagato gli interessi Bce a banche tedesche e francesi
I costi per la remunerazione delle riserve di banche tedesche e francesi sono stati pagati anche dalla Banca d'Italia
Specie in questa fase in cui i riflettori sono puntati sulle vicende riguardanti i dazi e le loro conseguenze sull’economia mondiale, poca attenzione da parte degli analisti è stata dedicata ai bilanci delle Banche centrali dell’Eurozona, compreso quello della Banca d’Italia approvato lo scorso 31 marzo. Eppure a osservarli bene, come ha fatto Sergio Cesaratto, Professore di Politica monetaria europea presso il Dipartimento di economia politica e statistica dell’Università di Siena, si possono fare scoperte per certi versi inaspettate.
Che dati interessanti ha scoperto guardando nei bilanci della Banca d’Italia, della Banque de France e della Deutsche Bundesbank, per citare le Banche centrali dei tre principali Paesi dell’Eurozona?
Aggiungerei la Bce. Le fornisco subito qualche numero. Nel 2024 la Bundesbank ha perso quasi 20 miliardi di euro (quasi 21,6 nel 2023), la Banque de France quasi 17,9 miliardi (12,5 nel 2023) e la Banca d’Italia più di 7 miliardi sia nel 2024 che nel 2023. Mettiamoci anche il rosso del Banco de España che è di 7,5 miliardi nel 2024 (oltre 6,6 miliardi l’anno prima). Si tratta di numeri non indifferenti.
E la Bce?Ha perso quasi 8 miliardi sia nel 2024 che nel 2023. Si osservi che sono dati prima del ricorso che tutte le Banche centrali hanno fatto agli accantonamenti, cioè ai soldi messi da parte negli anni precedenti per coprire eventuali perdite. È chiaro che tale ricorso ha diminuito le perdite finali, ma a costo di aver dilapidato ricchezza pubblica (come una famiglia che coprisse perdite ricorrendo ai risparmi). Alcune Banche centrali come la nostra (e quella francese) pagano imposte allo Stato. La Banca d’Italia ha beneficiato di imposte negative. Per via Nazionale, se si tiene conto del ricorso agli accantonamenti a alle imposte negative, la perdita si traduce in un attivo e persino in una distribuzione di utili ai “partecipanti”, gli azionisti di Bankitalia (200 milioni nel 2024).
Il che è piuttosto strano…Molto. Dipende dallo status della Banca d’Italia, un ibrido fra pubblico e privato. Ho veramente difficoltà, e anche un certo imbarazzo, a spiegarlo ai colleghi stranieri con cui lavoro. L’argomento per cui tale status va a garanzia dell’indipendenza della Banca non lo condivido. Comunque tutto questo non ha nulla a che fare con l’elevata professionalità, competenza e anche apertura alla comunicazione della Banca, di cui sono andato invece orgoglioso con i medesimi colleghi.
Torniamo ai dati sulle perdite di bilancio. Da cosa sono state causate?
Semplificando, nello scorso decennio e poi durante la pandemia, la Bce ha implementato politiche monetarie espansive che hanno portato a un aumento enorme di riserve bancarie.
Cosa sono le riserve?
Sono una moneta digitale creata dalle Banche centrali che le banche commerciali detengono in particolari conti correnti, ciascuna presso la Banca centrale del proprio Paese. Queste riserve sono necessarie alle banche per ottemperare alla riserva obbligatoria, per effettuare i trasferimenti di denaro fra di loro e, da qualche anno, come “attività sicura” richiesta da certe regolamentazioni internazionali.
Ci può fare un esempio della loro utilità?
Quando effettuiamo un bonifico di 100 euro su un’altra banca, la nostra banca a sua volta fa un bonifico di 100 euro dal “conto di riserva” che ha in Banca d’Italia a favore del “conto di riserva” dell’altra banca. Per tali pagamenti basta una manciata di miliardi (forse meno) tanto i sistemi di pagamento in tempo reale sono efficienti. Dallo scorso decennio le riserve bancarie sono invece aumentate dell’ordine di alcuni trilioni sia attraverso prestiti delle Banche centrali dell’Eurosistema alle banche commerciali che mediante le misure di “quantitative easing”.
Cioè l’acquisto di titoli da parte delle medesime Banche centrali…
Sì, le Banche centrali comprano titoli pagandoli con l’emissione di riserve (privilegio della Banca centrale è infatti poter emettere moneta sotto forma di riserve e banconote). Ne ho scritto in maniera divulgativa e un pochino più sistematica di quanto qui possibile nei miei due libri Sei lezioni di economia e Sei lezioni sulla moneta (entrambe per Diarkos) che sono ancora freschi.
E dunque?
Le misure che hanno portato alla crescita della liquidità sono state ora dismesse, e l’ammontare di riserve ha cominciato a diminuire rimanendo comunque ingente (da oltre 3,8 trilioni nel 2023 a 3,1 trilioni nel 2024). Fino a metà 2022, con i tassi di interesse decisi dalla Bce a zero (o sotto-zero) queste riserve non erano remunerate.
La situazione è poi cambiata…
A metà 2022, i tassi di interesse sono repentinamente aumentati raggiungendo un picco nel 2023 (oltre il 4%) per poi cominciare a ridiscendere. Per ragioni un po’ lunghe da spiegare qui (ma chiarite con semplicità nei miei due libri), attualmente la Bce fa in modo che le proprie decisioni sui tassi influenzino i tassi effettivi nei mercati proprio remunerando al tasso di interesse obiettivo le riserve bancarie (non la riserva obbligatoria, ma quella è poca cosa). Finché i tassi erano zero (o sotto-zero) non c’era problema. Con il rialzo dei tassi tutto questo si è tradotto in un enorme flusso di denaro verso le banche commerciali.
Enorme quanto?
Oltre 130 miliardi di euro nel 2023 e più di 120 miliardi nel 2024, un’enormità che fa impallidire il Pnrr. Di più. Gran parte delle riserve sono in Germania e Francia, molte meno in Spagna e, soprattutto, poche nei conti di riserva delle banche italiane.
Allora meglio per Bankitalia che deve pagare meno interessi alle banche italiane…
Purtroppo no. Nell’Eurosistema esiste un meccanismo chiamato “reddito monetario” per cui le Banche centrali condividono i redditi e le spese relative alle politiche monetarie comuni. Bundesbank e Banque de France condividono così con Bankitalia i loro maggiori costi… Per capirci, nel 2024 via Nazionale ha sborsato quasi 5,5 miliardi per remunerare i conti di riserva delle banche italiane, la Bce gliene ha accollati oltre 19 miliardi.
Una condivisione sembra anche giusta…
In un certo senso sì, ma in tal modo Bankitalia (cioè il contribuente italiano) si trova a pagare trasferimenti della Bundesbank e Banque de France a favore delle banche tedesche e francesi. Questo non va tanto bene. Per contro, è vero, Bankitalia ha trattenuto i proventi dai titoli del Tesoro italiano, ma del resto sono stati i tedeschi a non volerne condividere il rischio e dunque la remunerazione. E poi sarebbe stato lucrare su un sostegno dovuto ai titoli di Stato italiani.
Qual è la conseguenza per le tasche dei cittadini italiani del fatto che le banche francesi e tedesche hanno beneficiato maggiormente delle riserve remunerate della Bce?
Senza la condivisione dei trasferimenti alle banche d’Oltralpe, Bankitalia non sarebbe incorsa in perdite e avrebbe potuto restituire al Tesoro tutti i proventi sui titoli di via XX Settembre acquistati negli scorsi anni. Nel 2024 la Banca d’Italia ha ricevuto 11,6 miliardi dal Tesoro per il pagamento di interessi, ma a consuntivo apporta al bilancio complessivo dello Stato perdite per 7,3 miliardi. Potrei sbagliare, ma questo significa che non solo quegli 11 miliardi non tornano al Tesoro o sono messi da parte, ma ci sono ulteriori perdite. Ripeto: nessuna accusa a via Nazionale, queste sono le regole del gioco che essa doverosamente applica. Anche i tedeschi applicano le regole, per carità. Quello che gli imputo è il vittimismo, il quale emerge anche da alcune righe dei loro conti annuali: è sempre colpa degli altri.
L’Italia può anche essere stata penalizzata su questo fronte, ma non ha forse usufruito più di altri Paesi delle operazioni di acquisto e riacquisto titoli di stato da parte della Bce nell’ambito del Quantitative easing?
A parte che gli acquisti di titoli sono stati effettuati in proporzione alla “chiave capitale” (la proporzione che Bankitalia possiede del capitale della Bce), credo che le politiche della Bce siano state doverose: l’Italia non fu causa della crisi europea, il neo-mercantilismo tedesco lo fu. Comunque negli ultimi due anni gli interessi sui titoli acquistati dalla Banca d’Italia non tornano al Tesoro (o sono accantonati) e, de facto, vanno via “reddito monetario” alle banche commerciali tedesche o francesi.
Ma come se ne esce?
L’aumento dell’inflazione che causò il rialzo dei tassi fu principalmente dovuto al nostro sciagurato sostegno all’ostilità della Nato contro la Russia. Con tassi molto bassi i problemi si alleviano. Andrebbe forse ripensato il funzionamento della politica monetaria, cosa non semplice perché le banche si sono abituate ad avere ampie riserve come “safe asset” (dal metà 2022 anche ben remunerato). Forse vale la pena studiare come uscirne (Claudio Borio, capo economista della Bis dice che si può). Segnalo che la vicenda è simile a quella di altre grandi Banche centrali (Fed, Bank of England e via dicendo). Quello che è peculiare all’Eurosistema è la condivisione dei redditi e costi della politica monetaria, un altro risultato perverso della mancanza di un bilancio federale.
Passando dalla Bce alla Commissione europea, cosa pensa del fatto che Dombrovskis abbia chiuso le porte alla possibilità di attivare la clausola generale di salvaguardia del Patto di stabilità dal momento che non c’è la recessione? La stagnazione, i rischi di rallentamento dell’economia globale per un’Europa esportatrice non bastano?
Bah, di ben ragionato in Europa non c’è mai niente. D’altronde dai liberisti non ci si può attendere che ragionino in maniera organica, perfino il Rapporto Draghi evocava il termine pianificazione. Comunque, al Patto di stabilità non si possono dare più colpe di quante ne ha. Esso è stupido come lo era quello ai tempi di Prodi, ma in ogni caso ci sono i mercati a fare da cane da guardia ai conti pubblici. Insomma, si deve pensare in maniera complessiva a come reperire risorse con eurobonds, con la Bce a impedire che i mercati maltrattino i debiti pubblici, pianificando gli investimenti nei settori strategici e localizzandoli in maniera equilibrata nelle regioni europee, finendola con l’ossessione russa e riaprendo al dialogo con Mosca.
Cosa pensa della riforma del freno al debito approvata dal Parlamento tedesco e del mega piano di investimenti che la Germania ha annunciato? Non è una buona notizia visto che tutti si auguravano che Berlino abbandonasse l’eccessivo rigore e cominciasse a investire?
Mega investimenti in cosa? Se è in carri armati è una mediocre notizia, per loro e per noi.
Non rischia in ogni caso, come già si è visto in passato quando si sono allentate le regole sugli aiuti di Stato, di avvantaggiare i Paesi che hanno spazio fiscale penalizzando quelli che non ne hanno? Alla fine non aumenteranno le divergenze tra le economie dei Paesi membri?
Eh già. Ma se l’Europa non ci aiuta dobbiamo cavarcela da soli. Comincerei dallo scandalo per cui una manciata di lavoratori (dipendenti) sorregge tutto il welfare italiano. E c’è chi parla di attirare in Italia i cervelli che scappano dalle università americane, gente abituata a guadagnare enormemente di più, ad avere fondi di ricerca e quant’altro. Ma per il centro-destra i tassisti contano di più della ricerca.
(Lorenzo Torrisi)
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