martedì 22 aprile 2025

Le regole dell'Eurosistema premiano le banche tedesche e francesi e penalizzano il Tesoro italiano

 Pubblichiamo articolo uscito su Il Fatto quotidiano del 14 aprile 2025 (da cui copiamo la simpatica vignetta).

 

Eurosistema, banche francesi e tedesche premiate dalla Bce

L’attenzione degli osservatori economici italiani è di solito attirata dalla Relazione e dalle Considerazioni che il governatore della Banca d’Italia presenta a fine maggio. Meno attenzione viene prestata invece al Bilancio annuale, appena presentato dalla Banca. Esso non è un arido documento contabile, ma lo specchio fedele, compilato con particolare cura da via Nazionale, delle sue attività nel sistema monetario europeo. Una caratteristica dell’Eurosistema è la sua decentralizzazione pro-quota, ovvero secondo “chiave capitale” che è la quota di partecipazione di ciascuna banca centrale al capitale della BCE in funzione della dimensione economica del Paese. Nello Stato patrimoniale della Banca troviamo (all’attivo) i titoli che, pro-quota, la Banca ha acquistato nei dieci anni trascorsi nell’ambito del cosiddetto quantitative easing, a fronte dei quali (nel passivo) vi sono le “riserve” che la Banca ha emesso a favore delle banche commerciali per pagarli (in tal modo la nostra banca, a cui abbiamo ordinato di vendere Buoni del Tesoro può accreditarci il corrispettivo nel nostro deposito).

Nell’attivo troviamo anche i prestiti di riserve che le banche centrali effettuano a favore delle banche commerciali, le quali le desiderano per ottemperare alla “riserva obbligatoria” (molto piccola peraltro, 1% dei depositi), per effettuare i pagamenti ad altre banche (per eseguire un nostro bonifico verso un'altra banca, per esempio), come safe asset per rispettare le regolazioni finanziarie, o semplicemente per sicurezza. Le riserve delle banche giacciono in particolari conti correnti presso la banca centrale. La riserva obbligatoria non è remunerata, il resto della liquidità però sì, e anche molto bene dopo il rialzo dei tassi di interesse da metà 2022 - sebbene poi ridiscesi ma non ai livelli zero o sotto-zero degli anni precedenti. La banca centrale riceve un reddito sugli assets che acquista e sui prestiti di liquidità alle banche; ha però dei costi, in particolare per remunerare i conti di riserva.

Nell’Eurosistema di riserve in eccesso (rispetto alla riserva obbligatoria) ce ne sono ancora tante, €2.827 miliardi alla fine del 2024 (€3.346 miliardi alla fine del 2023), sebbene in diminuzione in seguito al rientro delle misure di politica monetaria espansiva degli scorsi anni.

Nel complesso dell’Eurosistema, nel 2024 la remunerazione delle riserve bancarie è stata di quasi €121 miliardi. Era stata di oltre €130 miliardi nel 2023, ma liquidità e tassi di interesse sono scesi nel 2024. Si tratta ancora di cifre notevoli, una vera manna per le banche europee. Una manna più abbondante però per talune banche, guarda un po’ per quelle tedesche e francesi. Infatti, per diversi motivi (non del tutto ben esplorati), la liquidità è maldistribuita nell’Eurosistema, molta nei conti di riserva delle banche tedesche e francesi, pochissima in quelli delle banche italiane. A fine 2024, riferisce Bankitalia, la quota di depositi detenuta dalle banche italiane sul totale dell’Eurosistema era pari al 4 per cento (5 alla fine del 2023) a fronte di una chiave capitale del 16,02 %. La Bundesbank dichiara all’opposto una quota media di conti di riserva remunerati nel 2024 pari al 33,7% del totale dell’Eurosistema, contro una sua chiave capitale del 26,5%. Male per le banche italiane, verrebbe da dire, ma bene per Bankitalia e il contribuente italiano però. Eh no! Infatti attraverso un aggeggio chiamato “reddito monetario” l’Eurosistema redistribuisce guadagni e spese delle banche centrali nazionali (relativamente a operazioni monetarie decise in comune) secondo chiave capitale, una sorta di dichiarazione dei redditi che le banche centrali dell’Eurosistema presentano a fine anno. Così Bankitalia dichiara spese per €5,5 miliardi di euro per la remunerazione dei conti di riserva delle banche italiane, ma se ne vede accollare oltre €19,4 con un aggravio netto a bilancio di €13,9 miliardi mentre, all’opposto, la Banque de France riceve un beneficio netto di 1,7 miliardi e la Bundesbank di ben 9 miliardi – cifra quest’ultima frutto di un nostro calcolo in quanto i tedeschi si guardano bene dal fornire dettagli preferendo passare sempre per vittime. Il reddito monetario redistribuisce anche altre voci, apparentemente molto rilevanti ma che in realtà nascondono una partita di giro (interessi su Target2 e sulla maldistribuzione dell’emissione di banconote). Esso non redistribuisce invece i guadagni relativi al rendimento dei titoli di Stato acquistati negli scorsi anni, cospicui per Bankitalia. Ma sono stati i tedeschi a volere che il rischio e dunque gli interessi su questi titoli non fossero condivisi. Fatto sta che la redistribuzione dei costi dei conti di riserva delle banche fa sì che Bankitalia non possa più ritornare al Tesoro il suddetto rendimento sui titoli, mentre i conti in rosso sono appena salvati (e diciamo la verità, un po’ mascherati) dal ricorso agli accantonamenti degli scorsi anni (per la cronaca, anche BCE e le altre banche centrali sono in rosso, un po’ meno magari per l’aiutino italiano).

 

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