Intervista a Il sussidiario
CASO MES/ Perché gli Usa non hanno un fondo salva-Stati?
Il Mes rappresenta un’anomalia tutta europea. Negli Stati Uniti non c’è qualcosa di analogo perché l’unione monetaria ed economica è completa
Il caso Mes, dopo l’informativa del Premier Conte
in Parlamento, non può certo dirsi risolto, visto che il Movimento 5
Stelle minaccia di non votare la ratifica del trattato se non ci saranno
delle modifiche. Al di là dell’infuocato dibattito politico è comunque
interessante un’osservazione che ci viene suggerita da Sergio Cesaratto,
professore di Economia politica all’Università di Siena, sul Mes, che
rappresenta una sorta di “anomalia” tutta europea.
Perché si può parlare di “anomalia” europea?
Prendiamo gli Stati Uniti, che sono la
realtà più comparabile all’Unione europea, anche se a differenza nostra
rappresentano un’unione monetaria completa. Laddove gli Stati, in
Europa, violino il pareggio di bilancio, il problema non è rappresentato
dalle sanzioni di Bruxelles, ma da quello che accade sui mercati, che
può sfociare in una crisi finanziaria. Per questo si è pensato al Mes,
il cui intervento in certi casi necessita però anche dell’azione della
Bce.
Per quale motivo?
Il solo Mes basterebbe per tamponare
le crisi di piccoli Paesi, ma se uno grande come l’Italia si trovasse
sull’orlo del fallimento, ci vorrebbe anche un intervento della Bce
tramite le Outright monetary transactions introdotte, ma mai usate, nel
2012: esse prevedono l’acquisto da parte dell’Eurotower di titoli del
Paese in difficoltà, subordinato però alla firma di un memorandum con
cui il Paese stesso si impegna a portare avanti determinate politiche di
aggiustamento fiscale. Chiaramente la Bce non avrebbe il potere di
imporre un memorandum, potere che invece avrebbe il Mes. Quindi
l’intervento del Mes va visto in collegamento con le Omt della Bce.
Tutto questo marchingegno negli Stati Uniti non c’è.
Perché?
Perché i singoli Stati sono vincolati
al pareggio di bilancio, ma se si trovano in difficoltà la Fed non può
intervenire in loro soccorso, non li salva nessuno. In Europa abbiamo
una situazione per cui i singoli Stati sono tenuti a rispettare il Patto
di stabilità e crescita, ma allo stesso tempo devono anche sostenere la propria economia.
In qualche modo gli Stati vengono quindi spinti a violare le regole,
finendo alla mercé dei mercati, ed è per questo che si inventano
meccanismi come il Mes, che alla fine servono a soccorrere le banche che
hanno prestato i soldi ai quei Paesi. Negli Usa, invece, l’intervento a
sostegno dell’economia degli Stati lo fa il bilancio federale, con il
supporto della Fed.
Ci può spiegare meglio in che modo?
Se i singoli Stati, tenuti come detto
al pareggio di bilancio, vogliono spendere di più, devono aumentare le
tasse. Però il Governo federale ha un bilancio cospicuo (circa il 30%
del Pil) con cui svolgere un’azione anti-ciclica e in più perequativa
tra i singoli Stati, cioè con trasferimenti dagli Stati ricchi a quelli
poveri. Il Governo è sostenuto in questa azione dalla Fed, che non bada
solo all’inflazione, ma deve assicurare la crescita dell’occupazione.
Per farlo acquista titoli di stato garantendo così risorse al bilancio
federale. Di fatto negli Stati Uniti un’operazione come quella delle Omt
è sistematica.
Dunque il Mes c’è perché l’Europa è indietro come unione economia e monetaria…
Non basta mettere insieme solo la
moneta, occorre una politica fiscale comune. L’Europa ha bisogno di
marchingegni diabolici perché le istituzioni economiche europee sono
incomplete, perché non c’è una politica fiscale comune, ma viene
lasciata ai singoli Stati che facilmente finiscono nei guai perché non
hanno una vera banca centrale. Il completamento dell’unione monetaria
europea non si fa quindi con delle “pezze”: ci vuole un bilancio
comunitario cospicuo, ci vogliono gli eurobond. Allora non si avrebbe
più bisogno di strumenti come il Mes o le Omt. Abbiamo purtroppo una
Costituzione economica europea molto predisposta alla crisi negli anelli
più deboli.
Uno Stato nell’Ue però non fallisce, mentre negli Usa, come ha detto prima, lo si lascerebbe andare in default…
Attenzione, in Europa ci sarebbe una
ristrutturazione del debito, come abbiamo visto nel caso della Grecia,
che ha riguardato però solo le banche greche (non quelle francesi e
tedesche), per aiutare le quali è stato necessario un prestito da parte
della Troika. Se uno Stato americano fosse sull’orlo del fallimento
sarebbe certo costretto a misure di austerità, ma ci sono degli
stabilizzatori automatici per cui se il Pil di uno Stato americano
peggiora diminuiscono le imposte che versa a Washington e aumentano i
trasferimenti dal bilancio federale verso questo Stato. In Europa uno
Stato non viene soccorso se non per garantire le banche creditrici
straniere, come successo in Grecia (anche con soldi dell’Italia) e come
succederebbe con il Mes. Mi lasci aggiungere una cosa per concludere.
Prego.
Si parla poco delle Cacs, le Clausole
di azione collettiva, che riguardano proprio il caso di una
ristrutturazione del debito. Con l’istituzione del Mes è stata fissata
una doppia “maggioranza” di adesione di investitori per approvare una
proposta di ristrutturazione: il 75% per l’insieme di tutti i titoli
emessi e del 66% per ogni singolo titolo. Con la riforma del trattato
questa seconda maggioranza viene cancellata e resta solo la prima,
semplificando quindi la procedura per una ristrutturazione del debito.
Trovo strano che mentre nel luglio del 2018 Maria Cannata, ex dirigente generale del Tesoro per il debito pubblico, in un articolo su lavoce.info segnalava i rischi di questa modifica, oggi abbia cambiato idea scrivendo
che “gli operatori di mercato non hanno più ragione di percepire la
modifica delle clausole come segnale anticipatore di una probabile
criticità”. È un po’ curioso che si sia affrettata in questi giorni a
“smentire” quanto aveva scritto un anno fa.
(Lorenzo Torrisi)
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