Articolo con Lanfranco Turci su il manifesto. Un po' buonista, lo riconosco.. Se dovessi
riassumerlo: Fassina è diviso, da un lato, fra la difesa di un governo
impresentabile per cui chiede a Renzi di rendersi correo dello scempio
del paese, ma così l'ex vice-ministro è costretto a difendere
il governo; dall'altro egli afferma, giustamente, che i problemi sono
in Europa e parla di un fantomatico Piano B di cui non dà dettagli. La
sua credibilità a sinistra dipenderà da una sollecita iniziativa nella
seconda direzione.
Fassina-Renzi: uno scontro poco chiaro sulla politica della ue (titolo redazionale)
di Sergio Cesaratto e
Lanfranco Turci
Le dimissioni di Fassina non
possono non aver suscitato interrogativi sia per il modo in cui si sono svolte che
per la mancata chiara articolazione delle proprie istanze da parte
dell’esponente PD. Nei giorni precedenti il vice-ministro aveva inviato un
duplice messaggio.
Quello del rimpasto sembrava orientato a Renzi perché si
assumesse le proprie responsabilità nel governo attraverso un turn-over fra
esponenti bersaniani e renziani, invece di tenersene opportunisticamente
distante. Non espresso con tale chiarezza, il messaggio deve essere risultato
piuttosto criptico e retrò all’opinione pubblica di sinistra, poco interessante
poiché relativo a lotte intestine al PD, e volto in fondo a rafforzare l’esecutivo
Letta. L’ex vice-ministro ha peraltro difeso alcuni aspetti dell’attività di
governo – e non vi è dubbio che cose utili si possano sempre fare – senza però
esprimere giudizi sulla sua azione nei riguardi del tema che egli giustamente
ritiene centrale, quello europeo. Più intrigante è infatti il richiamo che
l’esponente PD ha fatto della centralità della questione europea, ricordando
che è a Bruxelles che si fanno le scelte decisive, e alla necessità di un Piano
B per il nostro paese se nulla si smuovesse, come probabile, in quel contesto.
Anche qui però il messaggio è stato sintetizzato in poche righe, non
sufficienti a comprendere cosa Fassina avesse veramente in mente.
L’aspetto personalistico delle
dimissioni, che Renzi ha facilmente presentato come eccesso di permalosità - ciò
che in politica non è una virtù – rende necessario che nei prossimi giorni
Fassina espliciti con molta chiarezza il suo pensiero. Ci sembra in particolare
importante che egli renda edotta l’opinione pubblica di sinistra della percezione
che ha avuto dell’azione europea del governo. Sappiamo che tale azione non
rientrava nei compiti istituzionali che gli erano stati assegnati, ma anche
questo è un tassello della questione: perché ne è stato tenuto lontano? Ci
attendiamo insomma un giudizio politico su Saccomanni e sui tecnici che
conducono le trattative europee, e su Letta, naturalmente. Pur consapevoli
dell’enorme asperità del terreno di confronto europeo, dubitiamo infatti che
politicamente e tecnicamente siamo messi in buone mani dato che, del tutto
plausibilmente, Saccomanni e il suo staff sono vicini con cuore e mente alle
politiche di austerità, e anche Letta non è propriamente affidabile in questo
senso. Piuttosto che fra bersaniani e renziani è questo il rimpasto che ci
interesserebbe di più. E farà bene Fassina a incalzare Renzi sulla tematica
europea a cui il segretario del PD è sinora sfuggito. Ci faccia capire Renzi
come intende far cambiare di passo la Merkel, o gli va bene così?
Stefano Fassina può cercare e
trovare l’appoggio di una parte qualificata dell’opinione pubblica, fra cui una
parte cospicua degli economisti italiani ed europei, che è preoccupata e stanca
delle politiche europee, ma è altrettanto perplessa dei facili slogan. Essa
vedrebbe per esempio con favore un’iniziativa del nostro paese, attraverso un
meditato memorandum da presentare in Europa, volta nel breve periodo a
capovolgere l’austerità, e nel medio periodo a riformare le istituzioni comunitarie.
Su questo Fassina dovrà dare a breve prova di capacità di mobilitazione.
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