Cari amici del blog,
mi scuserete per la lunga assenza. La chiusura dei corsi universitari e l'opportunità delle vacanze per chiudere alcuni lavori di ricerca mi hanno impedito di scrivere. Monitoriamo intanto la situazione. La liquidità concessa in maniera illimitata dalla BCE alle banche se non ha influito seriamente sugli spread ha tuttavia ridotto i tassi sulle nuove emissioni, almeno a guardare l'asta di oggi. Ma che questo comporti una soluzione di fondo è da dubitarne. Torneremo presto con riflessioni più approfondite e, speriamo, nuove iniziative. Lo scempio umano che si sta perpetrando in Grecia non viene ricordato da nessuna autorità "morale" (de te fabula narratur Presidente Napolitano?). Ringraziamo anche quegli sciagurati che hanno ucciso sul nascere un già intellettualmente deboluccio movimento italiano degli indignati. Non sanno, gli idioti, che la violenza è l'ultima risorsa, non la prima. Speriamo riprenda vigoroso.
Tanti auguri a tutti.
SC
mercoledì 28 dicembre 2011
venerdì 9 dicembre 2011
Fiasco del vertice europeo, doppio fiasco della manovra
Consigli di lettura: questo è un buon rapporto sulla crisi dell'Eurozona da fonti insospettabili di radicalismo; gli effetti positivi della politica fiscale, contro alle tesi alla Merkel-Schauble-Alesina-Giavazzi-Perotti(-Monti?) "delle restrizioni fiscali espansive" e in questo saggio divulgativo (relativamente) della Christina Romer. (Dissentiamo dalla Romer dove sostiene: "When I was in the White House, I used to bristle when people would say I was a Keynesian economist. They acted as if I believed that fiscal stimulus mattered because of some theoretical book written in 1936, or because of what I was taught in graduate school. I used to say that I am not a Keynesian economist, I am an empirical economist. I believe what I do because of the empirical evidence." Attraverso il puro empirismo le conoscenze non possono avanzare! Grazie a Eurointelligence per aver segnalato l'ottimo Krugman (se si ravvedesse fino in fondo e abbandonasse totalmente l'approccio neoclassico!) che segnala un ottimo articolo sul vertice.
Qui di seguito la lettera...
Ai direttori de Il foglio e de Il riformista
Qui di seguito la lettera...
Ai direttori de Il foglio e de Il riformista
Cari direttori,
i risultati del vertice europeo appena concluso sono stati deludenti persino per coloro che, come noi, non si aspettavano molto.
giovedì 8 dicembre 2011
Illusioni e realtà della manovra (dopo il vertice europeo)
Abbiano aggiornato questo articolo per tener conto dei risultati del vertice europeo (una prima versione fu pubblicata in bella evidenza dagli amici di Micromega on line a inizio settimana; la versione attuale èuscita domenica 11 dicembre con l'Unità). Poco da aggiornare, in realtà, visto che poco ci aspettavamo, ma è andata anche peggio. Un cupo medioevo nordico ci attende.
Un "austerity club" che ci sta portando verso il medioevo
Sergio Cesaratto e Lanfranco Turci
Un "austerity club" che ci sta portando verso il medioevo
Sergio Cesaratto e Lanfranco Turci
Vorremmo noi per primi illuderci che tutto questo servirà e siamo ammirati della reazione dignitosa del popolo italiano. Purtroppo riteniamo che questa manovra peggiorerà le cose in un quadro europeo che dopo il vertice appena concluso è divenuto, se possibile, più fosco. I nostri concittadini lo devono sapere.
lunedì 5 dicembre 2011
Stirati sulla manovra
Pubblichiamo una intervista a Antonella Stirati in uscita su Il fatto quotidiano. Interverremo presto sulla scorta anche degli esiti - da cui poco ci attendiamo - dell'incontro di Merkosy. Consiglio gli ultimi post di Ambrose Evans-Pritchard su The Telegraph.
Il Documento degli Economisti e la manovra
Il Governo Monti ha appena approvato i contenuti del “decreto salva Italia”. Come previsto, la manovra è incentrata su forti tagli alle pensioni e alla sanità. Ho chiesto un commento ad Antonella Stirati, professore ordinario di Economia all’Università di Roma Tre e promotrice di un Documento degli Economisti firmato da molti nomi di prestigio nazionale e internazionale.
giovedì 1 dicembre 2011
Malata la finanza o l’economia reale?
Pubblichiamo oggi una trascrizione degli appunti che avevo preso per un intervento a un convegno che possono essere di qualche interesse circa l'interpretazione della crisi . Nel frattempo un ottimo aggiornamento sul dibattito europeo è sul NYT di oggi. La sintesi della situazione è che i mercati non crederanno anche in interventi un po' più sostanziosi, in primo luogo perché barocchi nell'architettura (la BCE che finanzia il FMI che poi presta soldi ai paesi indebitati o diavolerie del genere); e in secondo luogo perché le misure di austerità che la Germania chiede determineranno un aggravamento della situazione (oltre a una espropriazione inaccettabile delle sovranità nazionali): "New disciplinary rules do little to address the structural flaws in the euro zone, where countries of very different economic levels, models and export potentials share the same currency, creating persistent trade and credit imbalances. Structural reforms inside countries, no matter how valuable in the long run, take a long time to work. And austerity alone cannot produce economic growth, which is the main cure for too much debt." Prof. Monti, cosa risponde?
Malata la finanza o l’economia reale? E’ il capitalismo a essere perverso
Sergio Cesaratto
In occasione di un convegno per il 40° anniversario della Fondazione Brodolini mi sono trovato a discutere la relazione di uno studioso tedesco, C.Kellerman, il quale sosteneva che causa della crisi finanziaria e degli squilibri globali ed europei fosse stata la finanza sregolata. Questo mi ha consentito talune considerazioni su un frequente fraintendimento nella sinistra secondo il quale, in fondo, l’economia reale sarebbe sana mentre è l’economia finanziaria a esser malata. Questa tesi a ben vedere, è la medesima con cui gli economisti ortodossi - inclusi quelli più liberal come Stiglitz o Krugman - si sono difesi per non aver visto l’arrivo della crisi (non sapevamo, non vedevamo). E’ vero, Kellerman metteva anche la crescente iniquità nella distribuzione del reddito fra le ragioni della crisi, ma senza connetterla con l’altra presunta causa.