tag:blogger.com,1999:blog-1390668221976889558.post34788572030600745..comments2024-03-27T22:48:51.921+01:00Comments on Politica&EconomiaBlog: Sergio Cesarattohttp://www.blogger.com/profile/12052155215811147561noreply@blogger.comBlogger1125tag:blogger.com,1999:blog-1390668221976889558.post-34836362638562463452012-05-04T11:13:36.638+02:002012-05-04T11:13:36.638+02:00Alejandro Fiorito, professore e ricercatore di eco...Alejandro Fiorito, professore e ricercatore di economia all’Universidad Nacional del Lujan e al CIGED-UNSAM<br />La concezione tradizionale dell’indipendenza delle banche centrali non ha mai trovato un riscontro reale in alcun luogo o epoca. Semplicemente negli anni del neoliberalismo essa è stata adottata quale restrizione ideologica in Argentina per emulare la banca nei paesi del centro per mezzo delle “raccomandazione” delle organizzazioni internazionali. In effetti, nel 1992 durante il decennio del Washington Consensus, Cavallo, il ministro dell’economia di Menem, che consolidò il percorso verso la deindustrializzazione iniziato dal dittatore Videla, “riformò” lo statuto della banca centrale argentina, privandola dei poteri necessari per fare politica monetaria, lasciandoci così come in uno scontro contro Mike Tyson con una mano legata…<br />Tanto è vero che l’Argentina divenne protagonista di un vero e proprio esperimento denominato “convertibilità”, simile, anche se non identico, all’esperimento dell’Euro: legò il peso a una moneta esterna (dollaro). Sempre a titolo di esperimento, finì per vendere in questo periodo le riserve di petrolio e tutta la società controllata dallo stato YPF – e tutto ciò senza neanche aver perso una guerra!<br />Gli stati nel corso della loro evoluzione storica a partire dal secolo XV hanno creato con il proprio potere i propri eserciti e la propria moneta. Il potere statale di decidere sulla propria moneta è venuto meno con le idee neoliberiste applicate in Argentina negli anni ’90.<br />Quali sono le conseguenza della perdita della sovranità monetaria?<br />Esistono tre categorie di paesi nel mondo con riferimento alla moneta e alla possibilità di entrare in crisi per impossibilità a pagare il proprio debito estero:<br />1) Paesi che non entrano in crisi rispetto a nessun tipo di debito indipendentemente da come questo venga denominato, come nel caso unico degli Stati Uniti, la cui moneta è adotta a livello mondiale; 2) il caso della maggioranza dei paesi del mondo, anche molto dissimili tra di loro, come il Paraguy, la Russia, l’Argentina, la China, la Bolivia, etc, che possono andare in crisi solo se il loro debito è denominato in una valuta estera; e 3) i paesi che farebbero default sul proprio debito a prescindere dalla valuta nel quale questo è denominato – inclusa la propria! Come nel caso dei paesi dell’Euro. La storia non presenta ipotesi di default su debiti espressi in valuta domestica a condizione che lo Stato ne controlli l’emissione tramite la propria Banca Centrale. Chiaramente i mercati sanno pragmaticamente apprezzare tutto questo, a differenza degli “economisti-alchimisti” marginalisti e delle loro teorie sballate, come per esempio dell’Europa come area valutaria ottimale. E per questo, indipendentemente dalle quotazioni, sono consapevoli dell’inesistenza degli “Stati Uniti d’Europa” e non avranno mai la stessa fiducia in un debito di un paese della periferia dell’Eurozona rispetto a un debito in yen. La differenza è che esiste uno Stato (e non semplicemente dell’oro) a sostenere la suddetta moneta con una Banca Centrale a dirigere una politica monetaria. L’Euro non ha alcuno Stato a sostenerlo (o meglio, ne ha molti e nessuno), né i suoi paesi costituenti sono provincie di un stato. Esistono numerose bilance dei pagamenti quando dovrebbe essercene una sola affinché lo schema dell’Euro sia sostenibile e permetta la crescita. Solo i paesi che sono stati conquistati militarmente o alcuni stati “falliti” hanno adottato la moneta di altri paesi. La situazione opposta rappresenta invece un vero e proprio esperimento storico. <br />Se si desidera mantenere l’Euro come istituzione europea è necessaria una BCE che funzioni come tale e che trasformi l’Eurozona in “Stati Uniti d’Europa”.Anonymousnoreply@blogger.com